UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

venerdì 30 settembre 2016

MILANO: BOOK CROSSING A PORTA ROMANA
di Angelo Gaccione

La più piccola Biblioteca pubblica al mondo (foto: Mirella) 

Domenica scorsa, percorrendo a piedi il corso di Porta Romana per tornare a casa, ci siamo imbattuti in una piacevolissima sorpresa. Dico ci siamo imbattuti, perché ero in compagnia di mia moglie, ed è lei che ha scattato la fotografia che questa sorpresa documenta. Proprio all’inizio di via Orti (siamo a pochi metri dall’arco di Porta Romana e dall’abitazione del premio Nobel Dario Fo), accanto ad una piccola aiuola che conserva anche un prezioso melograno, è stata installata una specie di “biblioteca” all’aperto. Si tratta di una semplice struttura metallica dal formato di una scatola, di un metro o poco più, sorretta da un sostegno di ferro anch’esso più o meno di questa misura, fissato nel terreno. Uno sportellino a vetri ma senza alcuna chiave, in modo che possa facilmente essere aperta e chiusa, protegge questo contenitore al cui interno, su due scansie è sistemato un certo numero di libri. A idearla e posizionarla in questo luogo, sono state due Associazioni molto attive nella zona e in città: Comitato CO4 e Quarto Paesaggio Milano.   
Ho trovato questa idea degli amici delle succitate Associazioni, davvero fantastica. Li definisco amici anche se in realtà ignoro i loro nomi e i loro volti, ma io credo davvero, com’ebbe a scrivere Proust, che esista una consanguineità delle menti, - e, aggiungerei io - delle passioni, e dunque come scrittore non posso non sentire amici persone che verso i libri nutrono, come me, tale riverenza e tale amore.
Ho deciso di mettermi in contatto con loro dopo che questa riflessione sarà resa pubblica sulla prima pagina di questo giornale, ma intanto lasciatemi dire tutta la gioia che ho provato davanti a questa umile, preziosa edicola; a questo gesto delicato, civile, altruista.     
“Ecco un angolo di Svezia a Milano”, mi sono detto, e la sera stessa ho voluto condividere con l’amico filosofo Fulvio Papi questa scoperta. Ne è rimasto felicemente sorpreso anche lui: una bella prova di civiltà di stampo nordico, a cui noi latini non sembriamo più abituati.
Questa che possiamo in assoluto definire come la più piccola biblioteca pubblica del mondo, è nata con un unico scopo (anche se di scopi ne sottende diversi): condividere e scambiare libri. Farli circolare liberamente, lasciando che essi incrocino altre vite,   quelle dei lettori, e che dentro queste vite possano fecondare.
Chiunque passerà di qui, potrà, se lo desidera, aprire questo piccolo “tabernacolo”, scegliersi un libro e portarselo via, avendo cura, come recita la scritta lungo il bordo, di lasciarne uno in cambio: per altre mani, per altre menti. Perché la biblioteca resti piena, perché la catena non si interrompa. Perché questa circolazione anonima, volontaria, orizzontale, è un dono di uno a tanti e di tanti a uno.
Spero che questa buona pratica possa sopravvivere, che nessuno rubi i libri e li rispetti (sono creature troppo fragili), che il contenitore resti immune dal vandalismo metropolitano, dalla rozza stupidità del bullismo che imbratta e devasta senza riguardi. Spero soprattutto che anche il tempo sia clemente: ne vorrei vedere il “tetto” coperto di neve questo inverno, e luccicante al primo sole.
Forse a qualcuno un libro allevierà un dolore, gli farà compagnia e si sentirà meno solo, gli lascerà una cicatrice o lo farà indignare. Un buon libro può molto.
Ma basta, sono in debito e devo affrettarmi, devo portarne uno anch’io.
[Settembre 2015]

mercoledì 28 settembre 2016

ALLI BENIGNI LETTORI

Segnaliamo nella Rubrica “Officina” 
l’interessante e articolato saggio di Fulvio Papi 
sul rapporto Filosofia-Poesia.

martedì 27 settembre 2016

PROFUGHI AMBIENTALI.
SARÀ UN ESODO BIBLICO
di Emilio Molinari

Pubblichiamo l’intervento di Emilio Molinari tenuto al Convegno del 24 settembre al Palazzo Reale di Milano


Parlerò di alcune cause della emigrazione che stanno a monte del grande problema dell'accoglienza.
Da qualche decennio sono persona di movimento poco attento ai tecnicismi istituzionali. Più portata a rivolgere la conoscenza fuori dagli addetti ai al lavoro, ma rivolto al popolo democratico per renderlo attivo.
Condizione indispensabile per muovere qualcosa.
Comincerei con il problema di dire la verità:

1. L'emigrazione è inarrestabile.
2. è tutt'uno con la tragedia ambientale.
3. Il rischio di esserne travolti, è incombente.

Se questa è la verità, mi chiedo: è in cima ai nostri pensieri?  E chi lo dice ai lavoratori, ai pensionati, agli abitanti delle periferie?
Se è vero che la casa Comune è in pericolo, la minaccia incombente di una avanzata della destra, sta in questa verità e credo che non si affronti solo con l'antifascismo tradizionale.
Cambiano i paradigmi politici e culturali con cui ci alimentiamo. Cambiano le priorità, i linguaggi, i soggetti, le modalità con cui manifestiamo le opinioni.
Bisogna prima convincere per sconfiggere.




Senza idea alcuna, a New York, discutono come gestire 65 milioni di sfollati.  
...Soldi per tenere chiusi in discariche umane i profughi e promettere all'Africa di attrarre investimenti privati per la sua industrializzazione: in agricoltura intensiva, nella produzione elettrica e nell'industria estrattiva...esattamente il modello che la sta devastando e che ha messo in crisi il pianeta.
su questo terreno, tra l'altro, la Cina fa la parte del leone. Martedì 20 ha comprato una intera pagina del Corriere della Sera per presentare la sua leadership a svolgere tale compito nel Sud del Mondo e per rilanciare la crescita globale.”

Nessuno più nega la Verità.
Sui mutamenti climatici e il disastro idrico
Il rapporto dell'ONU “Acqua per un mondo sostenibile” dice:
“ Entro 15 anni la domanda di acqua aumenterà del 55%, nel 2030 la disponibilità coprirà solo il 60%... nel Sud dell'Asia meno del 50%, e continua…. proseguire sulla strada del business sta portando il mondo sull'orlo di un crollo del sistema socio economico.

Intanto 1 miliardo di persone sono ancora senza acqua potabile e
2 miliardi e mezzo  sono privi di servizi igienici. Questa condizione centrerà qualcosa con i profughi?
E concretizzare il diritto umano all'acqua con azioni concrete e un protocollo mondiale sarà pure una risposta fattibile all'emigrazione.

Nel 2015 il World Economic Forum ha affermato
La nostra preoccupazione è stata quella economica, dal 2015 la crisi idrica sarà l'elemento di maggior impatto.
Ma il più chiaro  di tutti per il suo cinismo resta il:
Il rapporto del Pentagono nel 2004.


le prossime guerre saranno combattute per questioni di sopravvivenza. Nei prossimi 20 anni diventerà evidente un “calo significativo” dalla capacità del pianeta di sostenere l'attuale popolazione.

Milioni di persone moriranno per guerre e per fame fino a ridurre la popolazione della terra ad una quantità sostenibile

Le zone ricche come USA e Europa diventeranno “fortezze virtuali per impedire l'ingresso di milioni di migranti scacciati dalle terre sommerse o non più in grado di coltivare per mancanza di acqua. Le ondate di profughi sulle barche creeranno problemi significativi.

Le sommosse e i conflitti spaccheranno l'Africa e l'India.
I governi che non sapranno garantire le risorse fondamentali,
i servizi essenziali e difendere i propri confini, sono destinati a ad essere travolti dal caos e dal terrorismo.
Nel 2011 la CIA aggiunge: 8 fiumi saranno origine di conflitti:
Il Nilo. Minacciato dalla diga Rinascita in Etiopia.
L'Egitto è una polveriera di 90 milioni di abitanti, 50% meno di 20 anni
che produce profughi e raccoglie profughi .
Il Tigri e Eufrate ( Kurdi, la Siria e la siccità, la diga di Musul)
Il Giordano
I fiumi dell'altopiano del Tibet: Mekong (Indocina)
l'Indo, Bramaputra, ( India e Bangladesh) Irrawaddi ( Birmania)
l'Amu Darya (Kasakistan) Tutti in crisi per i mutamenti climatici
e sottoposti al controllo della Cina. 




Maude Barlow raporteur all'ONU per il diritto all'acqua, parla di suicidio idrico Africano.
La quantità di acqua necessaria in Africa per coltivare i terreni acquistati da stranieri e multinazionali nel 2009, è due volte il volume usato nei 4 anni precedenti in tutta l'Africa.
Se l'accaparramento delle terre e dell'acqua continua al ritmo attuale, la richiesta di acqua supererà le scorte Africane di acqua rinnovabile.

E continua:
Dighe, miniere, piantagioni, autostrade, complessi industriali e resort turistici, costringono ogni anno 10 milioni di persone a spostarsi. I privati così assumono il controllo dell'acqua che dava da vivere a intere popolazioni.
Solo le dighe hanno generato nei decenni passati 80 milioni di profughi.
E come li chiamiamo: Profughi Economici?

Anche gli imbottigliamenti provocano profughi.
50 miliardi di litri di acqua vengono imbottigliati ogni giorno dalle multinazionali e la sola Coca Cola ne imbottiglia 5 miliardi svuotando falde di mezzo mondo...In India basta leggere Vandana Shiva.

E l'industria turistica?
Pensate: un Campo da golf in Africa consuma quanto una città di 6000 abitanti. Andate alla Kibera di Nairobi? Al fianco di questa mostruosa bidonville senza acqua, c'è un bellissimo campo di Golf irrigato e protetto da guardie armate. In Kenya in un resident 5 stelle, sono previsti 3000 litri di acqua per camera. Mentre agli abitanti 90 litri per famiglia.
Al Goa Resort: 1700 litri di acqua per persona al giorno e agli abitanti 14 litri di acqua al giorno.
Un esempio tra dighe, fiori, urbanizzazione in Etiopia e Kenya.
Una rosa su 4 venduta in Europa viene da questi due paesi
Nel Kenia sul Lago Navascia – In Etiopia sul Lago Ziway.
Le loro acque si abbassano paurosamente e si avvelenano.
Sui due laghi abitavano centinaia di migliaia di persone: Contadini, pescatori, allevatori. Oggi vi lavorano 130 mila schiave, donne pagate 1 euro al giorno.
Producono 24 milioni di tonnellate di rose al giorno.
200 boccioli al m2 pompati di fertilizzanti.
Un business che si avvale di aiuti dalla Banca Mondiale, di agevolazioni nei dazi da parte della UE. Tutto nelle mani di Multinazionali Olandesi e Israeliane. L'Olanda si avvale della cooperazione internazionale.


Le dighe in Etiopia.
La diga Rinascita, sul Nilo costruita dalla italiana Salini. Così come è targata Salini la diga sul fiume Omo che metterà in crisi interi popoli indigeni in Etiopia e il Lago Turkana in Kenia. Orgoglio italiano, così definisce Renzi queste dighe. Formerà un bacino che bloccherà tanta acqua pari a una volta e mezzo il flusso annuo del Nilo e caccerà uomini e donne e animali. Inoltre la zona confina con la terra degli Oromo dove con la repressione dell'esercito si stanno cacciando gli abitanti per far posto a nuove urbanizzazioni e industrializzazioni.
Ricordate il marciatore olimpico Feysa Lilesa che a Rio tagliò il traguardo facendo il segno delle mani legate? Ci ricordava proprio questo!

Intanto permettetemi alcune considerazioni
I ceti popolari imbarbariscono e vanno a destra.
Vero... ma parliamo di noi, occidentali democratici e di sinistra.
Ostentiamo: felicità, laicità, libertà di satira, diritto a non aver limiti ai nostri desideri.
Siamo sinceri:
Il grande messaggio universale del Papa  viene ignorato. Il Vaticano sarà in ritardo sulle unioni civili, l'eutanasia, l'adozione del figlio del partner ecc. Ma il mondo corre verso il disastro globale e la nostra indifferenza si chiama: Sindrome del Titanic.
Pensate: appena eletto un sindaco democratico non pensa minimamente a ripubblicizzare l'acqua, (referendum). Apre subito uno sportello per le unioni civili e siamo tutti contenti.

Chiamati a manifestare per l'ambiente o contro il TTIP ci muoviamo in centinaia, ad una manifestazione per nuovi desideri individuali, corriamo in 100 mila. C'è qualcosa di malato nella indifferenza per i destini della Casa Comune e il dolore di milioni di persone.


Mi chiedo se possiamo fare qualcosa?
Si. Prima di tutto riducendo la frammentarietà del nostro impegno. Ci sono decine di movimenti in atto in tutto il mondo e migliaia di buone pratiche comunitarie e mutualistiche tese a dimostrare che si può vivere altrimenti: in agricoltura nel lavoro, tra le donne, in Chapas o alla Rimaflor, nel parco Sud ecc...Ma vanno inserite in una cornice unitaria che produca sinergie.
La politica va incalzata quando parla di aiutarli a casa loro, pretendendo che si faccia qualche cosa in tal senso anche qui..a Milano in Italia e in Europa
Voglio fare alcuni esempi:
Confrontiamo i problemi di cui stiamo parlando in questo convegno, con l'idea peregrina del governo, di cambiare la Costituzione per eliminare 200 senatori.
È una miseria politica. Per di  più pericolosa per la democrazia
Noi diciamo un sacrosanto NO.
E diciamo: dobbiamo difendere la Costituzione...però rischiamo di sembrare quelli che non vogliono “cambiare”.
Invece penso che si possa cambiare: certo con tutto il parlamento, con il consenso popolare e parlandone, per mettere nella Costituzione le nuove realtà: quella degli immigrati, del diritto all'acqua e alla terra e per metterci i nostri doveri verso il resto del mondo.
Abbiamo a Milano una nuova giunta più o meno di sinistra.
Dovremmo chiedergli di attivarsi verso altri municipi nel mondo per il diritto all'acqua, per cominciare a tracciare la strada per un Protocollo Mondiale su tale diritto, cosa da tempo avviato dal Contratto Mondiale sull'acqua e dalle reti mondiali dell'acqua.
E Milano dovrebbe essere sede di questo movimento.
Perché non chiedere di dedicare una seduta di Consiglio agli argomenti di cui stiamo parlando oggi?
1.chiedere che le aziende pubbliche municipali ripubblicizzate europee con le loro conoscenze di promuovano in sinergia progetti di potabilizzazione dell'acqua e assicurino servizi igienici nel sud del Mondo, senza profitti e senza privati.
2.tentare di fermare  il disastro delle dighe partendo da Milano dove ha sede la Salini e in Europa, sede di altre multinazionali.
Concludo con un: Ricordate?
Un tempo il femminismo diceva: non ci basta il pane vogliamo anche le rose. Forse oggi le compagne (ma tutti noi) dovrebbero mettere nella loro agenda, anche il dolore delle donne e della Terra, che c'è dentro ad ogni rosa che un profugo del Bangladesh ci prega di comprare.
























Stop alle chiamate commerciali indesiderate su cellulari
e numeri fissi a tutte le ore
Petizione diretta a Parlamento Italiano promossa
dal Quotidiano “IL TIRRENO”



Oggi in Italia esistono circa 115 milioni di linee telefoniche fisse e mobili. Solo 1,5 milioni di numeri fissi – su 13 milioni pubblicati negli elenchi pubblici – godono di una certa protezione dal telemarketing selvaggio, grazie all’iscrizione nel Registro pubblico delle opposizioni. Questa iscrizione, però, è limitata ai soli numeri pubblicati negli elenchi e, spesso, si rivela insufficiente a proteggere dalle chiamate indisturbate anche chi è iscritto.  Ancora meno tutelati i 95 milioni di abbonati a telefoni mobili per i quali non esiste neppure un Registro delle Opposizioni al quale iscriversi. Anche il Garante della Privacy denuncia le debolezze della normativa in vigore e la necessità di aumentare la tutela degli abbonati, suggerendo alcune correzioni.
Firma per avere una legge contro le telefonate moleste che preveda:
1). Un Registro unico delle opposizioni per numeri fissi e mobili
2). La revoca universale del consenso a ricevere telefonate commerciali, dal momento dell’iscrizione al Registro unico delle opposizioni.
3). L’istituzione della responsabilità condivisa fra call center e committente delle chiamate, in caso di mancato rispetto della volontà dell’abbonato di non ricevere telefonate commerciali.


TOGLIERE L’ANTIBATTERICO PERICOLOSO
DA DENTIFRICI E SAPONI INTIMI     
Petizione promossa dalla Redazione “Il Test-Salvagente”


 Sai che nei dentifrici e nei saponi intimi è presente il triclosan, un antibatterico "inutile e pericoloso"? Non solo. Come il glifosato, uno degli erbicidi più usati al mondo, il triclosan "può causare gravi danni all’ambiente".
Le aziende tolgano subito il triclosan da detergenti intimi e dentifrici: si tratta di antibatterici di dubbia utilità e con forti sospetti di impatto negativo sulla salute dei consumatori.
LA BOCCIATURA AMERICANA. Sotto accusa da tempo per la sua pericolosità, finalmente il triclosan è stato messo al bando negli Stati Uniti. Qualche giorno fa la FDA ha annunciato un cambio di regolamento che mette fuori mercato 19 principi attivi tra cui l’antibatterico, ancora oggi molto usato in saponi, detergenti e altri cosmetici per l’igiene della persona. “I consumatori possono pensare che gli antibatterici siano più efficaci nel prevenire la diffusione di germi, ma non abbiamo prove scientifiche che siano meglio di acqua e sapone semplice”, ha detto Janet Woodcock, direttore del Centro della FDA Drug Evaluation and Research (Cder). E ha aggiunto: “In effetti, alcuni dati suggeriscono che possano fare più male che bene a lungo termine”.
L’EUROPA NON SOTTOVALUTI I PERICOLI. Di fronte a questa affermazione, indubbiamente allarmante, sarebbe il caso che anche l’Europa prendesse le opportune misure di precauzione. Questa sostanza attualmente non è vietata in Europa, nonostante venga considerata un potenziale interferente endocrino (ha struttura molecolare e formula chimica simili a quelle della diossina). L’altro rischio è di favorire lo sviluppo di antibioticoresistenza. L’uso prolungato e continuo di questi prodotti può, infatti, alterare la normale flora batterica cutanea, favorendo la crescita di batteri potenzialmente nocivi e resistenti ai farmaci. Un pericolo che in alcuni cosmetici, come i dentifrici e i saponi per l’igiene intima è particolarmente grave.
ONNIPRESENTE IN COSMETICA. Il triclosan si è diffuso negli anni '60 per combattere e prevenire le infezioni negli ospedali, ma poi è stato inserito tra gli ingredienti di molti cosmetici per l’igiene quotidiana della persona. Da allora però non è stata ancora dimostrata scientificamente la sicurezza a lungo termine di un uso giornaliero di questa sostanza, né ci sono prove che i saponi che contengono il triclosan siano così efficaci, soprattutto perché questi prodotti vengono subito risciacquati e non c’è il tempo materiale affinché si sviluppi una vera attività antibatterica.
UN NUOVO CASO GLIFOSATO. Come nel caso dell’ormai famoso pesticida utilizzato in modo massiccio nei campi di grano prima della raccolta (per avere una resa maggiore), anche il triclosan può causare gravi danni all’ambiente legati a una larghissima produzione che ha portato a trovarne traccia anche nei nostri mari. Infatti dal 2003 l’EPA danese lo ha definito inutile e altamente dannoso per l'ambiente e ne ha regolato l'utilizzo come pesticida.
APPELLO ALLE AZIENDE. Per tutti questi motivi il Test-Salvagente, chiede ai produttori di detergenti intimi e dentifrici di rinunciare a un “antibatterico” probabilmente inutile e sospettato di essere pericoloso per la salute di grandi e piccoli consumatori.
Le aziende a cui chiediamo di dare, al più presto, una risposta sono quelle che prevedono nelle loro formulazioni il triclosan.
Per i dentifrici: Colgate-Palmolive Company, Conad, Coop, Farmaceutici Dottor Ciccarelli (Pasta del Capitano), Mirato (Benefit).
Per i saponi intimi: L. Manetti H. Roberts & C. (Chilly, Intimo Roberts), SO.DI.CO. s.r.l. (Dermasensitive), Selex, Conad, Auchan.


PER RIMANERE UMANI

Chiara Pasetti a Genova






DAL PALAZZO
di Franco D’Alfonso

INTERVENTI
SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 12 SETTEMBRE 2016

Milano. Palazzo Marino

Omissis
N/11 – LINEE DI INDIRIZZO PER LA PROSECUZIONE DEL PERCORSO DI VALORIZZAZIONE IMMOBILIARE DEL FONDO IMMOBILIARE “COMUNE DI MILANO I”. IL PROVVEDIMENTO NON COMPORTA SPESA.

PRESIDENTE BERTOLÈ: La parola, per l’ultimo intervento, al consigliere D’Alfonso.
CONSIGLIERE D’ALFONSO: Anche io non ripeterò quanto detto in Commissione. Vorrei solo ricordare alcuni punti, perché ogni volta che si va in Aula e qualcuno parla si ha sempre una crisi d’identità, non si capisce di che cosa si stia parlando. Sentendo prima il consigliere De Pasquale, sembrava che stessimo parlando di una delle operazioni finanziarie meglio riuscite degli ultimi 20 anni.
Non stiamo parlando di una Ferrari lucidata, stiamo parlando di un fondo. Raccolgo l’invito del consigliere Corrado del Movimento 5 Stelle che è sempre molto selettivo nell’andare a fare le pulci alle varie Amministrazioni, nel 2007 chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto, però ricordiamoci almeno i 3 motivi per i quali quel fondo è stato fatto: il primo è stato per coprire, come ormai tutti sanno, il bilancio del 2007, con una bella toppa da 160 milioni circa che gli è servita a chiudere il bilancio del 2007  con la classica frase: “Non abbiamo messo le mani delle tasche dei cittadini”. Infatti, notoriamente, abbiamo tolto loro i pantaloni e quindi così è andata. Il secondo motivo è perché veniva fatto in fretta, il terzo motivo è perché veniva fatto meglio.
Fatto in fretta mi sembra difficilino, stiamo parlando di 9 anni dopo e stiamo pensando di tenerlo aperto per altri 3 anni, quindi diciamo che se quello era uno degli obiettivi è stato cannato nella maniera più clamorosa. Fatto meglio, stenderei anche su questo un pietoso velo, perché a parte il fatto di aver scelto con il lanternino tutti gli immobili che avevano un problema di vendibilità. Infatti, il fondo ha liquidato, in tempo breve, una serie di immobili che erano vendibili e che avrebbe venduto chiunque, sono poi rimasti incagliati tutti quelli con una serie di problemi che faticosamente sono stati fatti, ma ricordo un altro piccolo aspetto, che l’argomento principe per il quale era stato fatto il fondo era che si sarebbe proceduto immediatamente alla dismissione con la cessione di una parte delle quote perché il fondo sarebbe stato ad una quota importante, circa del 40 per cento, per 100 e passa milioni di euro venduto sul mercato, perché è chiaro, il mercato funziona meglio. Arriva la Lehman Brothers, tutto quello che volete, il totale netto è che il Comune di Milano è proprietario al 100 per cento del fondo, quindi quello che ha fatto è stato uno spostamento di questo patrimonio immobiliare che ha destinato alla vendita in un meccanismo che controlla al 100 per cento, lo controlla al 100 per cento ma paga un gestore che è una banca che prende, per ogni anno, lo 0,20 per cento, quindi ogni anno che funziona c’è lo 0,20 per cento del patrimonio che sta dentro, quindi diciamo che siamo qui a cercare di raccogliere i cocci, così come ha cercato di fare l’Amministrazione precedente e cerca di farlo adesso. Lo strumento che è stato richiesto è quello della proroga, soprattutto perché dice: “Ci possiamo vedere meglio”, è su questa base che voto a favore. Non lo faccio per esempio, perché altrimenti se si procedesse alla chiusura del fondo, in questo momento, ci sarebbe perdita di 147 milioni. Non è vero che ci sarebbe quella perdita sostanziale, perché il Comune è 100 per cento di proprietà del fondo stesso, può decidere di chiuderla e chiudere il finanziamento aperto che è di 72-73  milioni di euro disponibili, lo si può fare vendendo degli immobili, ci sono degli indici per cui l’operazione è da studiare, però non parliamo di una strada che è tracciata e sulla quale non si può ripensare, si possono fare delle scelte, la  Giunta ha fatto delle scelte, è una scelta condivisibile, quella di una sorta di wait and see (aspettiamo e vediamo). Aggiungo che comunque, anche l’indebitamento di 73 milioni di euro sulle casse del Comune indirettamente, non è neutrale, cioè non è che non ha effetto perché i 73 milioni di quel finanziamento sono legati ad un contratto del 2007 che prevede sostanzialmente un costo annuo del 4 e mezzo per cento o del 5 per cento, non ricordo esattamente, che è basato sul famoso spread, il che significa che costa più o meno il doppio di quanto attualmente costa il debito al Comune. Stiamo mettendo le mani in un pasticcio, la struttura e l’Assessorato mettono le mani in un pasticcio. Per favore, cerchiamo di non gloriarcene più del necessario. Grazie.
Omissis

EMENDAMENTO N.4

PRESIDENTE BERTOLÈ: Grazie. Consigliere D’Alfonso.
CONSIGLIERE D’ALFONSO: Intervengo come persona informata dei fatti in questo caso. C’è sempre questo vezzo di parlare di Milano se si sta parlando di Roma. Che cosa c’entra Sogemi con il Fondo? Non lo capisco.
In ogni caso, poiché l’ha tirata in ballo il Consigliere De Pasquale, Le ricordo che: A) gli immobili sono di proprietà della Sogemi; le tre palazzine sono state trasferite alla Sogemi con un’operazione in cui - stia tranquillo - il Magistrato è già in movimento, è il Magistrato della Corte dei Conti che ha già mandato alla Sogemi - già negli anni scorsi - un’ispezione che sta dando delle risposte perché il sospetto della Corte dei Conti è che quell’operazione di conferimento con un valore che, attualmente, sul mercato è stato valutato tre volte, quello che avrebbe vendendolo; era una delle solite operazioni che venivano fatte infine, in limine mortis, per sistemare dei bilanci. Quando si butta una scintilla, attenzione, come succede quando una persona butta la benzina, la benzina gli finisce addosso. Il motivo per cui quelle palazzine non si possono vendere è molto semplice: se si vendono le palazzine, si realizza un terzo di quel valore, ergo si chiude la Sogemi il giorno dopo perché il bilancio va nell’articolo che adesso non ricordo più.
Per quanto riguarda le attività illecite che si svolgono all’interno, è vero che non si può sorvegliare tutto in una grande città, tuttavia questo fatto era già stato segnalato nel corso della scorsa amministrazione; quindi, l’allora Assessorato al Commercio chiese l’intervento dell’Annonaria e di altri e c’è un’ispezione che dice che questa cosa non è vera.
Dopodiché, se la cosa si è ripetuta, non lo so, io sto agli atti dei Pubblici Ufficiali; se io mando l’Annonaria che, tornando indietro, mi dice che non è vero, non posso pensare che l’Annonaria non sia entrata e che abbia ragione l’articolo di Repubblica, perché altrimenti, quando si dice di non fare processi sui giornali vuol dire non fare i processi sui giornali anche per delle cose meno significative,  non quelle di cui si parla di solito.
Omissis

martedì 20 settembre 2016

ESCHER IL VISIONARIO
di Angelo Gaccione
Maurits Cornelis Escher

Si possono trovare numerosi aggettivi per definire l’occhio eccitato dell’artista olandese Maurits Cornelis Escher, ma non c’è dubbio che il suo è e resta un occhio visionario. Solo un occhio visionario, infatti, pur nutrendosi della più evidente e oggettiva realtà, riesce a cogliere le forme più intime di questa realtà per restituircele in altre forme e suggestioni: forme ancora più insolite ed ardite, da toccare il limite del paradosso. Entrare nel mondo delle forme e delle immagini del grande incisore olandese, è come entrare in un labirinto stordente, ma un labirinto rigorosamente geometrico, matematico, razionale, ordinato, anche lì dove le leggi della fisica sembrerebbero vacillare. L’inganno ottico è così bene organizzato dall’artista, che le sue forme acquistano una immediata coerenza architettonica, e dove l’incoerenza risulti geometricamente paradossale o del tutto arbitraria, ecco che basta scegliere il punto di vista giusto, l’angolazione precisa da cui disporsi all’osservazione, e magicamente ciò che è matematicamente impossibile, prospetticamente forzato, oggettivamente sbagliato, si rivelerà corretto allo sguardo dell’osservatore. 

La casa di Leeuwarden

Se questa regola vale per alcuni manufatti come dimostrato dall’impossibile “Cubo di Necker” o per uno dei letti “sbagliati” di Luca Maria Patella, a maggior ragione essa vale per “Belvedere”, l’incisione che Escher realizzò nel 1958, o “Relatività che è una litografia del 1953. In queste opere le architetture fatte di scale, archi, colonne presentano delle forzature prospettiche, dei procedimenti aberranti, e si presentano volutamente paradossali, e tuttavia la fascinazione visiva è straordinaria e nulla ci importa se non la verità dell’opera così come ci è data dell’artista. I paradossi geometrici, gli oggetti impossibili, le torsioni “aberranti”, le iperboli, i simboli più improbabili, in fondo non sono altro, in arte, e quindi in Escher, che elementi di quella seduzione, di quello stupore, di cui la fantasia si serve per accendere la nostra visione, per metterla alla prova.

Belvedere

 L’attenzione per le forme geometriche (ma tutte le forme hanno una geometria), è sempre stata molto viva in Escher, basta analizzare l’interesse per la cristallografia, per le architetture medievali, per il paesaggio (italiano e non solo), per le decorazioni dell’arte islamica e aragonese, per il liberty, l’art nuveaux, il mosaico… Forme che gli hanno suggerito una galleria meravigliosa di xilografie, incisioni, litografie di grande pregio, in una continua metamorfosi, in cui una forma ne figlia un’altra e un’altra ancora, fino a divenire ciò che non ci saremmo aspettati. In un gioco di invenzione che resta tuttavia rigorosamente serio ed organizzato.

Convesso e concavo

Come si può vedere in “Mosaico, Riempimento, Plane Filling II”, dove il bianco e il nero si aggrega a formare animali di ogni sorta, in un gioco di incastri che non lascia un solo margine di spazio vuoto. Una vera e propria fantasmagoria visiva e dove l’insolito emerge con sorprendente fascinazione e gli innesti sono fra i più bizzarri, persino una chitarra battente.
Un’atmosfera di surreale e di fiabesco si riscontra nella xilografia del 1947 “Altro mondo II”, dove i simboli più improbabili affollano una stanza: si tratta di animali mitici, fantastici, tipici della favolistica antica e della visionarietà medievale. Mentre “Planetoide tetraedrico”, xilografia del 1954, contiene nella sua sfera una città medievale distribuita sui quattro punti cardinali. L’effetto qui è magico come in un’altra opera non presente in questa mostra, e che si intitola “Balconi”.

Balconi

Raccontare una mostra ricca di oltre 200 opere non è cosa agevole. Una mostra che dagli “Emblemata” alle tassellature; dalle bellissime “vedute” della Calabria (Cattolica di Stilo, Pentedattilo, Morano, Rocca Imperiale col suo monastero dei Francescani) a “Giorno e notte”; dai 4 elementi a “Tre sfere”; da “Mano con sfera riflettente” a “Nastro di Möbius II”; da “Cielo e acqua” a “Incontro”, splendidamente impaginata e con rimandi, richiami e presenze di grande utilità per la comprensione approfondita della ricerca formale, teorica, culturale e dei relativi debiti di Escher verso figure, movimenti e personalità fra le più diverse e di diversi periodi storici, compresi i rapporti stretti fra l’artista di Leeuwarden e il mondo matematico e scientifico che tanta considerazione ha avuto verso le sue intuizioni e la sua produzione estetica. 

Metamorfosi II

Ma in questa mostra, e che la chiude, è esposta la xilografia “Metamorfosi II” realizzata fra il 1939 e il 1940. È un lavoro dalle dimensioni molto ampie e si allunga in orizzontale su una intera parete. È un omaggio di Escher al paesino della scogliera amalfitana Atrani, e contiene molte delle sue “ossessioni” formali. Si apre con la scritta Metamorfosi disposta secondo un preciso ordito, e avendo cura che la lettera o si trovi sempre nell’identica posizione di un “incrocio” che ricorda lo schema di un cruciverba e che si evolve nella forma di una serie di quadrati. I quadrati mutano in scacchiera, la scacchiera in lucertole, le lucertole in ramarri, questi in esagoni, gli esagoni nelle celle di un favo, le celle in api, le api in libellule che a loro volta si trasformano in colibrì, i colibrì in pesci, i pesci in uccelli, gli uccelli in cubi, i cubi in tetti di case squadrate, le case nel borgo marinaro di Atrani la cui appendice è una torre del gioco degli scacchi, quindi scacchi, scacchiera, quadrati, in una metamorfosi che termina con un ritorno all’origine, alla scritta da cui si era partiti e che chiude l’opera.

Giorno e notte

Il bianco e il nero con cui Escher costruisce in prevalenza le sue visioni conserva una forte presa sulla retina di chi osserva. Gli apparenti vuoti sono vuoti solo in apparenza. Ad un’osservazione attenta non sfuggirà che le anitre bianche in volo, ad esempio, celano in quello che appare un vuoto nero, forme di anatre nere che volano in direzione contraria. La disposizione delle forme in bianco, in realtà disegna delle forme identiche in nero. E questo si ripete serialmente con uccelli, pesci, cavalieri, in tantissime opere, da “Giorno e notte” a “Divisione regolare” e così via.

Divisione regolare

Credo che Escher provasse gioia e stupore nel comporre questi lavori e si divertisse un mondo a sfidare la sua stessa genialità visionaria, e lo spirito di acuto osservatore del suo estimatore.
[La mostra è allestita presso il Palazzo Reale di Milano 
24 giugno 2016 - 22 gennaio 2017]




Il Movimento Nonviolento sulla Marcia
Perugia-Assisi 2016

Prologo
Questo documento affronta una vicenda che ci sta a cuore; non giudica le scelte di altre associazioni; non denuncia divisioni nel movimento pacifista; vuole semplicemente esprimere il nostro pensiero per rispondere alle amiche e agli amici che ci chiedono: “Perché il Movimento Nonviolento non partecipa alla Marcia Perugi-Assisi 2016?”

Premessa
La Marcia Perugia-Assisi è la storica manifestazione del movimento pacifista italiano, nota in tutto il mondo. La sua immagine evocativa e simbolica trae alimento e forza dalla prima edizione del 24 settembre 1961, ideata e voluta da Aldo Capitini, il filosofo della nonviolenza e fondatore, con Pietro Pinna, recentemente scomparso, del Movimento Nonviolento. Il percorso da Perugia ad Assisi è carico di significato. Capitini “libero religioso”, come lui stesso si definiva, volle iniziare la Marcia da Perugia, città laica, e concluderla ad Assisi in omaggio a Francesco "che è santo per tutti". Capitini ideò quella Marcia in un momento internazionale di forte contrapposizione Est-Ovest, con lo spettro dell'olocausto atomico, per unire le masse popolari italiane, cattolici e comunisti, laici e religiosi, nel comune desiderio di pace per il mondo. Ma alla generica aspirazione alla pace, Capitini volle aggiungere “il lancio dell'idea del metodo nonviolento”.
Dopo la morte di Capitini il Movimento Nonviolento ne raccolse l'eredità: fu Pietro Pinna a 
proseguirne l'opera e nel 1978, a dieci anni dalla morte di Capitini, ripropose la Marcia come strumento di azione del movimento per la pace e lo fece anche negli anni successivi con precisi obiettivi politici: nel 1981 contro l'installazione dei missili nucleari, nel 1985 per il blocco delle spese militari. Poi però la Marcia si è “istituzionalizzata”, assunta dagli Enti locali umbri e da un comitato promotore permanente, che l'ha resa periodica, convocandola ogni due anni. Ne sono state realizzate 16 edizioni, più o meno partecipate, con o senza obiettivi specifici, ma raccogliendo sempre la volontà di partecipazione di tanta parte dell'associazionismo organizzato o di singole persone. La Marcia negli anni è divenuta patrimonio comune, un appuntamento importante, ma con il rischio della ritualità e della genericità.



Già nel 1988 Pietro Pinna sulle pagine di Azione nonviolenta ne denunciò “la genericità delle sue
parole d'ordine prive di un qualsiasi obiettivo di immediata azione comune”.
Dopo la Marcia del cinquantesimo anniversario nel 2011, cui partecipammo attivamente come co-promotori, chiedemmo pubblicamente una riflessione profonda e critica sul senso della Marcia oggi, come forma collettiva di azione nonviolenta orientata a precisi obiettivi politici, ma gli organizzatori hanno preferito proseguire acriticamente con una riproposizione ripetitiva.

Contenuti
Queste riserve le ribadiamo ancor oggi, in vista della prossima edizione della Marcia della pace e
della fraternità 2016. L'appello si caratterizza “Contro la violenza e l'indifferenza” e dice che la Marcia vuole “fermare le guerre, le stragi e i violenti; contrastare le idee e le politiche che alimentano le paure e le divisioni; gettare le basi per una società di pace”. Ai partecipanti viene chiesto aiuto per “abbattere i muri dell’indifferenza, della rassegnazione e della disinformazione” e l'Appello si conclude così: “Facciamo in modo che la Perugia-Assisi sia la marcia di coloro che si oppongono a questa realtà, che si indignano, la rifiutano e si impegnano quotidianamente a trasformarla costruendo pace, accoglienza, solidarietà, dialogo, nonviolenza e fraternità”.
Francamente ci sembrano affermazioni troppo generiche, prive di qualunque impegno e obiettivo politico stringente all'altezza della tragica realtà dei nostri tempi. Titolo, contenuti e documento della Marcia sono stati comunicati come un dato di fatto. A tutti si chiede solo di aderire e partecipare. La gestione, l'organizzazione, l'immagine della Marcia restano in mano al cosiddetto "comitato promotore" che, sempre con la stessa firma personale, appare come un organo monocratico.


Considerazioni
Noi pensiamo che non sia utile convocare una Marcia (è stata annunciata più di un anno fa) indipendentemente dal contesto internazionale nella quale viene a "cadere" e dai percorsi di elaborazione politica collettiva del "popolo della pace". L'Appello non affronta quanto di drammatico e disastroso sta accadendo oggi in Siria, in Iraq, in Libia, in Afghanistan e in decine di altre zone del mondo, con una comunità internazionale impotente o complice, dentro una nuova corsa agli armamenti. Gli attentati del terrorismo internazionale anche nel cuore dell'Europa e la risposta bellica che anche il nostro governo avalla, richiedono analisi, iniziative, proposte (che pure il movimento per la pace, nelle sue varie articolazioni, ha elaborato) ben più complesse di quanto contenuto nei generici appelli della Marcia che purtroppo nella sua voce corale non riuscirà ad esprimere di meglio. Ne risulterà, per l'opinione pubblica, un movimento per la pace inadeguato, autoreferenziale, inconcludente, non all'altezza delle sfide quotidiane. Da parte nostra assecondare questi equivoci e ambiguità non ci sembrerebbe un buon servizio alla causa comune. Farlo sarebbe un errore politico.


Proposta
Riteniamo che oggi il movimento per la pace non debba essere riportato alla genericità degli slogan retorici, buoni per ogni stagione, ma che non spostano in avanti il processo di disarmo e di costruzione delle alternative alla guerra, alle armi ed agli eserciti, strumenti che l'alimentano e la rendono possibile. La Marcia, come scriveva Aldo Capitini, non può essere "fine a se stessa"; la Marcia è un mezzo nonviolento di azione: tra i requisiti fondamentali vi è quello di dover proporre obiettivi politici specifici e chiari, "onde che vanno lontano", che impegnino responsabilmente ciascuno dei marciatori. Ad esempio noi pensiamo che la Campagna “Un'altra difesa è possibile”, con la proposta dell'approvazione di una Legge che riconosca e renda istituzionalmente operativa la difesa civile non armata e nonviolenta, avrebbe potuto essere un obiettivo politico importante e qualificante della Marcia, sui cui le associazioni e i singoli marciatori avrebbero potuto essere chiamati ad impegnarsi. Ma così non è stato.
Dopo più di 50 anni, sarebbe il momento di fare una valutazione collettiva ed anche ripensare ai modi di comunicazione e di espressione del più vasto movimento. Marciare in corteo da Perugia ad Assisi nel 1961 era un fatto assolutamente innovativo e rivoluzionario; continuando a farlo ogni due anni si corre il rischio della ripetitività ed assuefazione. Così come nelle forme organizzative anche nelle modalità comunicative ci vuole un adeguamento al rapporto mezzi – fini.


Conclusioni
Per queste ragioni e per queste mancanze il Movimento Nonviolento ha ritenuto che non vi siano le condizioni per poter aderire alla Perugia-Assisi del 2016. Tuttavia, essere alla Marcia è un momento importante per chi vi partecipa. Dal giorno dopo la Marcia chi vorrà continuare un impegno serio, consapevole e quotidiano per la costruzione della pace attraverso la nonviolenza, potrà trovarci nelle decine di Centri territoriali del Movimento Nonviolento in tutta Italia: c'è bisogno ogni giorno del lavoro di tutti. Ciò che abbiamo voluto evidenziare con questo documento, rivolgendoci soprattutto alle Reti con le quali convocammo l'Arena di Pace e Disarmo e con le quali conduciamo la comune Campagna “Un'altra difesa è possibile”, è che l'unità del movimento la si costruisce quotidianamente impegnandosi a fondo sui contenuti: il Movimento Nonviolento non fa mai mancare la propria aggiunta nonviolenta a chi sinceramente opera per la pace.
Movimento Nonviolento
www.nonviolenti.org www.azionenonviolenta.it
20 settembre 2016
MARCIA PERUGIA-ASSISI
LA PACE SI METTE IN MARCIA




RICORDANDO VASSALLI



PAULLO
Menzione d’onore a Lorenza Franco
al Premio Lago Gerundo Edizione 2016

Il Cofanetto con la trilogia con foto dell'autrice

La giuria della XIV edizione del prestigioso premio letterario internazionale Lago Gerundo (http://lagogerundo.org/vincitori), ha conferito una menzione d'onore alla poetessa Lorenza Franco per il cofanetto trilogia Il male del mondo, Fughe d'amore, La tela di Penelope (Edizioni Nuove Scritture). La cerimonia di premiazione si terrà sabato 24 settembre alle ore 17.00 presso la Sala Consiliare e delle Conferenze in Piazza della Libertà, 3 – Paullo (MI).
Anzitutto le nostre congratulazioni all'autrice all'editore, quindi un breve riassunto di questa curiosa e unica, nell’attuale panorama editoriale, opera poetica di Lorenza Franco. Lo farò richiamando le due presentazioni milanesi dell'opera recensite a suo tempo con rigore critico. A questo link http://www.candide.it/cofanetto-franco-resoconto-della-presentazione-5-11-2015 si apre il resoconto della prima presentazione avvenuta il 5 novembre 2015 presso ChiAmaMilano di via Laghetto, dove trovate, dopo riassunto, la trascrizione delle lusinghiere recensioni di Cataldo Russo e di Alessandra Paganardi, che si aprono entrambe in .pdf.  Nella galleria fotografica trovate pure  brevi video con le recite dell'attrice di teatro Laura Moruzzi e le riflessioni dello scrittore Angelo Gaccione che organizzò l'incontro.  

Lorenza Franco il giorno del suo compleanno
al Centro Culturale Candide

Ma ancora più emozionante è stata la successiva presentazione in occasione del compleanno di Lorenza Franco in data 24 febbraio 2016, che ha visto la partecipazione di molti altri amici di ODISSEA, la rivista di arte e cultura diretta da Angelo Gaccione, perché è stata una festa aperta all'esibizione di altri poeti, con l’omaggio musicale a sorpresa del violinista Raffaele Nobile. A questo link trovate il resoconto che finisce con una galleria fotografica contenente, anche qui, brevi video con le esibizioni della festeggiata e dell'eclettico violinista: http://www.candide.it/cofanettofranco-presentazione. Una bella inquadratura dell'opera menzionata nel concorso e che riporta in copertina un ritratto recente dell’autrice è visibile in http://www.candide.it/anche-giuseppe-pontiggia-resto-ammirato in cui è messa in evidenza la lettera che il noto scrittore Giuseppe Pontiggia scrisse alla poetessa nell'anno 2001, quando Lorenza Franco era ancora ai primordi della sua produzione poetica ma con edizioni già di primissimo piano; nella stessa nota sono riportati i nomi degli altri critici letterari che si sono espressi sull'autrice. 
Per la Redazione – Marta Allevi

***
Un testo inedito di Lorenza Franco

MALEDUCATA

Da una marea di ricordi sommersi
risale all’improvviso in superficie
un mio comportamento infelice,
che ora vuol gridare in rima e in versi.

Né è il peggiore… a cena invitata
non onorai l’impegno o mi scusai,
né posso farlo con chi è morta ormai.
Fu giusto esser tanto detestata.

Chi mi trattenne, e non protestai,
forse del danno non si rese conto,
ma io avrei dovuto dare un pronto
rifiuto ad evitare certi guai.

Vano è pentirsi se poi rimediare
non puoi con chi hai per certo ferito,
né puoi mostrarti ad alcuno pentito…
Punisciti da te, non esitare.

Non ricordare chi ti ha offeso,
pensa piuttosto a chi offendesti tu
ed ora rimediare non puoi più,
ma chiedi scusa al vento, al sole, al mare.

[Rapallo, 19 marzo 2016]


Privacy Policy