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domenica 23 febbraio 2020

GLI AUGURI DI ODISSEA A LORENZA FRANCO


Lorenza Franco

Lunedì 24 febbraio la poetessa e traduttrice Lorenza Franco compirà 88 anni. “Odissea” nel formularle i più affettuosi auguri e nel complimentarsi con il suo vigore fisico e intellettuale, le rende omaggio pubblicando alcuni testi poetici inediti e un paio di foto che i nostri lettori di sicuro apprezzeranno. I festeggiamenti, organizzati dal figlio Giovanni, avranno luogo al Centro Culturale Candide di Milano alla presenza di una selezionata cerchia di amici.


L’UVA

Se prima di staccarlo con le dita,
un grappolo accarezzi con la mano,
tu proverai un sentimento strano,
e tutta la pienezza della vita.

Gonfio ogni acino di tanto amore,
che dalla terra fluì nella pianta,
con la dolcezza sua ognor t’incanta,
a baciarlo t’invita il suo turgore.

È larga e protettiva la sua foglia,
che fra i sussurri del vento respira.
S'incoronò di pampini quel dio,

che ancora a festeggiar ognuno invoglia,
e con la coppa spumeggiante attira
chi vuole consolarsi nell’oblio.

Lorenza

IL CORAGGIO

Se il nemico hai il coraggio d'affrontare,
molti alleati fai presto a trovare.
Ma se poi quello passa al contrattacco,
rimani solo a sopportar lo smacco.

Questo, lo so, è un discorso prolisso,
a un Tal già capitò, e fu crocifisso.
quell'Altro invece, è cosa risaputa,
a bere fu costretto la cicuta.


Lorenza


FEDELTÀ SÌ, FEDELTÀ NO

Ciò che va perduto nelle comuni traduzioni,
siano esse buone o perfino eccellenti, è il meglio
(Schlegel: Frammenti critici e poetici


Quando la traduzione è letterale,
il cuore del poeta non rivive,
nella tomba del testo originale
lo lascia scrupoloso chi trascrive.

Di feticismo è manifestazione
del traduttore la stretta aderenza
al testo che non ha più ispirazione,
e del mistero non coglie l’essenza.

Relegato in un sonno senza sogni,
il canto originale resta muto,
della freschezza tradisce i bisogni,
sottrae all’arte il debito tributo.

La silloge è infedele ma attuale,
cambiano i suoni da una lingua all’altra,
rifiuta la prigione testuale,
la penna che il dettato ti ribalta,

ritrovando la musica nascosta,
facendo i dovuti arrangiamenti,
cambiando le parole a bella posta,
ma rispettando i poetici intenti.

E senza forzature sia la rima
che, carezzante, conduce la danza,
facendo sì che il testo si redima
dalla banalità dell’osservanza.

Dei versi il “trasporto” trascendendo
per inseguir poetici concetti,
mentre l’orchestra esegue il crescendo,
d’Elicona trionfano i precetti.