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venerdì 21 giugno 2013

L’identità culturale europea è un valore non negoziabile. L’eccezione culturale.

La globalizzazione e lo scambio planetario di informazioni e di conoscenza, senza barriere linguistiche e tecnologiche, non può che apportare benefici per l’evoluzione del pianeta, ma le specificità culturali dei Paesi membri dell’Unione Europea e dell’Unione stessa vanno salvaguardate, tenendo la produzione culturale al di fuori delle leggi di mercato.

Questo è in sostanza  il motivo che ha indotto il capogruppo del Parlamento europeo David Sassoli e l’eurodeputata Silvia Costa, membro della commissione Cultura, ad applaudire alla decisione del Consiglio Affari Esteri di escludere i servizi culturali e audiovisivi dall’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, dopo l’incontro dei G8 a Lough Erne in Irlanda del 17 giugno scorso, in cui è stata fissata la data dell’8 luglio p.v. per l’inizio del negoziato a Washington.

Per quanto l’Italia, nel corso delle trattative, sia stata favorevole all’inclusione della cultura e del cinema nell’accordo, la Francia si è impuntata e ha fatto valere la c.d. eccezione culturale, opponendosi, insieme agli altri Paesi membri dell’Unione Europea firmatari della richiesta, alla mercificazione della cultura, in favore dell’industria culturale europea.

Si tratta di escludere i servizi audiovisivi da ogni liberalizzazione commerciale a fronte dello strapotere dell’industria audiovisiva americana, rivendicando la specificità cultuale dell’Europa e dei suoi stati membri, che può essere sostenuta anche con quote e altri incentivi, senza giocare al ribasso dei prodotti di solo intrattenimento. L’identità culturale europea è insomma un valore non negoziabile.

Milano, 19 giugno 2013                                             Avv. Giovanni Bonomo
                                                                                 Centro Culturale Candide