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domenica 14 luglio 2013

ABUSIVISMI USA PER IL MUOS DI NISCEMI

di Antonio Mazzeo

La Marina militare statunitense avviò i lavori di realizzazione del MUOS tre anni prima della firma delle autorizzazioni da parte della Regione siciliana. La prova inconfutabile della grave violazione delle norme in materia urbanistica ed ambientale e degli impegni formalmente assunti da Washington con il governo italiano è stata individuata in un rapporto ufficiale del Program Executive Office (PMW-146), l’organismo dello Space and Naval Warfare Systems Command (con sede a San Diego, Califonia) che dirige il programma del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della US Navy.
Il rapporto dal titolo Mobile User Objective System (MUOS) Communications-on-the-Move (COTM) è stato pubblicato il 28 aprile 2009 ma desecretato solo l’1 aprile 2010 http://www.public.navy.mil/spawar/PEOSpaceSystems/Press/Documents/Mobile%20User%20Objective%20System%20Overview%20Brief%204.1.10-S.pdf ). Esso descrive analiticamente le caratteristiche tecniche del MUOS e dei suoi elementi chiave (satelliti geostazionari e stazioni di terra). Nel capitolo relativo allo stato di avanzamento dei lavori nei terminali terrestri del sistema, alla pag. 14 vengono riportate le foto dei quattro siti prescelti: Wahiawa (isole Hawaii), Australia, Virginia e Niscemi. L’immagine dell’infrastruttura siciliana è eloquente: in un ampio spiazzo ricavato dopo aver rimosso un’intera collina sono già stati completati gli scavi per le tre piattaforme in cemento armato destinate ad ospitare le mega-antenne del MUOS. Attorno al cantiere, perimetrato da una rete metallica, sono ben visibili i sentieri tracciati per gli accessi dei camion e dei mezzi pesanti. Lo stato dei luoghi lascia presupporre che la foto sia stata scattata nell’inverno 2009, ma la valutazione d’incidenza che autorizza i lavori nella stazione terrestre di Niscemi è stata rilasciata l’1 giugno 2011 dall’allora dirigente generale dell’Assessorato regionale Territorio ed Ambiente, Giovanni Arnone, e notificata al Dipartimento di US Navy solo il successivo 28 giugno. Per quasi tre anni cioè i militari statunitensi e le imprese contractor avrebbero operato a Niscemi nel più assoluto abusivismo, con l’aggravante che le opere del MUOS sono state realizzate all’interno della riserva naturale orientata Sughereta di Niscemi, inserita nella rete ecologica Natura 2000 come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) contrassegnato dal n. ITA050007.
La richiesta del Comando US Navy di Napoli-Capodichino per l’uso e la costruzione del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari fu approvata  il 31 ottobre 2006 dalla Direzione generale del demanio e dall’Agenzia per la gestione delle radiofrequenze del Ministero della difesa italiano. Fu tuttavia specificato dai autorità militari che “prima della messa in funzione del MUOS deve essere garantito e certificato che le emissioni rientrino nei parametri stabiliti dalle vigenti leggi italiane e che non interferiscano con emissioni di servizi già operativi in loco”. Dato poi che il nuovo impianto doveva ricadere in un’area di 2.509 m2  della riserva naturale Sughereta, il 24 gennaio 2007 il comando dell’Aeronautica militare di Sigonella inoltrò specifica richiesta di autorizzazione all’Assessorato regionale all’ambiente, diretto al tempo dalla niscemese Rossana Interlandi, esponente dell’Mpa del governatore Raffaele Lombardo.                                                                   Dopo il rilascio di un’autorizzazione di massima da parte del Servizio per i beni paesaggistici naturali ed urbanistici della Regione con un’istruttoria record di appena 15 giorni, in attesa del progetto esecutivo e della relazione paesaggistica, il 14 giugno 2007 l’Assessorato inviò al Comune di Niscemi una prima scarna documentazione sul MUOS. L’iter approvativo entrò in stand by almeno sino al successivo 3 aprile 2008, quando la Regione trasmise al sindaco di Niscemi il progetto del nuovo sistema satellitare. Un mese e mezzo più tardi, il Comune ricevette dall’Aeronautica militare la relazione paesaggistica e la valutazione di incidenza ambientale predisposta dalla Marina Usa. Il 9 settembre 2008 fu convocata a Palermo una conferenza di servizi, a cui parteciparono l’Assessorato regionale territorio e ambiente, la Soprintendenza dei beni culturali, l’Ispettorato forestale di Caltanissetta (ente gestore della riserva), il Comune di Niscemi e i rappresentanti di US Navy e del 41° Stormo dell’Aeronautica. In quella sede fu espresso all’unanimità parere favorevole sulla compatibilità ambientale del MUOS.
Dopo le prime massicce manifestazioni di protesta da parte della popolazione locale, il governatore Lombardo e il nuovo assessore all’ambiente Sorbello decisero di soprassedere alla firma delle autorizzazioni. Come già scritto, esse giunsero solo l’1 giugno del 2011, accompagnate tuttavia da una serie di prescrizioni ai lavori: la salvaguardia dei nuclei di vegetazione arbustiva ed arborea; la protezione delle scarpate dell’impianto con alcune specie arbustive specifiche; il rispetto delle esigenze riproduttive degli uccelli migratori abituali “evitando le opere di maggiore impatto tra aprile e giugno”; il contenimento delle polveri e la riduzione dell’impatto acustico, ecc.. A ben osservare la fotocriminis nel rapporto 2009 del Program Executive Office (PMW-146) della Marina Usa è assai difficile credere che i contractor abbiano pensato di rispettare le (post) prescrizioni atte a proteggere il fragile habitat della Sughereta di Niscemi. In verità, i No MUOS avevano già denunciato da tempo che i lavori di realizzazione del terminale terrestre erano iniziati molto prima che si perfezionasse l’iter autorizzativo. In un dossier pubblicato nel marzo 2009, la Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella scriveva che “le opere di movimentazione terra e predisposizione delle piattaforme per le antenne e le torri radio del MUOS hanno preso il via il 19 febbraio 2008, dopo una breve cerimonia a cui partecipò, tra gli altri, il direttore del Mobile User Obiective Program della US Navy, Wayne Curls”. Era stato il settimanale della base di Sigonella Signature, nel numero del 29 febbraio 2008, a descrivere nei particolari la cerimonia di apertura dei cantieri. “Quando il sistema sarà pienamente implementato, i sistemi di Guerra avranno la completa capacità di comunicazione per rispondere a tutte le richieste di missione in qualsiasi parte del mondo”, dichiarò allora Wayne Curls. “Il terminale MUOS comporterà un piccolo aumento a Niscemi del personale della Marina Usa. La realizzazione della stazione è prevista entro i prossimi tre anni…”.
Sempre secondo gli attivisti della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella, la costruzione dell’impianto fu affidata nella primavera del 2008 dal Comando US Navy di Sigonella ad un consorzio d’imprese denominato “Team MUOS Niscemi”, costituito dalla Gemmo S.p.A. di Arcugnano (Vicenza), società leader nella costruzione d’impianti elettrici e dalla Lageco (Lavori Generali Costruzioni) di Catania.
“La scoperta dell’inizio dei lavori per l’installazione del MUOS ancora prima che le autorizzazioni venissero rilasciate dalla Regione, è l’ennesima gravissima violazione di legge commessa dalla Marina militare Usa in questa vicenda”, commentano gli avvocati del Coordinamento dei comitati No MUOS, Paola Ottaviano e Sebastiano Papandrea. “Il TAR di Palermo, nell’ordinanza del 9 luglio 2013 con cui rigetta la richiesta di sospensiva del Ministero della difesa, sottolinea il fatto che l’amministrazione militare statunitense sia sottoposta alla legislazione nazionale e al rispetto della complessiva disciplina vigente in Italia. Tale obbligo risulta pertanto violato non solo nel corso dell’iter autorizzativo e all’indomani della revoca di quest’ultimo, ma addirittura prima ancora che questo venisse iniziato”.

“Ciò non può che aggravare le responsabilità di tutti quei soggetti che hanno posto in essere tali violazioni, e di tutti quelli che facendosene complici, le hanno agevolate, facendone pagare le conseguenze ai cittadini niscemesi e all’intera comunità siciliana”, aggiungono i due legali. “Inoltre questa scoperta aggrava la posizione del governo americano anche nei giudizi pendenti innanzi al TAR Palermo; è evidente, infatti, che tutte le autorizzazioni rilasciate, compresi i nullaosta ARTA relativi ai vincoli paesaggistici sono falsati da errore sul presupposto e costituirebbero autorizzazioni in sanatoria non previste dallo specifico procedimento”.

venerdì 12 luglio 2013

GIORDANO BRUNO, PROFETA DEL PENSIERO SANAMENTE ATEO DEL FUTURO.

Più volte ho ricordato il pensatore Giordano Bruno, una delle più brillanti menti della sua epoca, condannato al rogo nel 1600 dalla setta terrorizzante e criminale della Chiesa Cattolica per le sue posizioni filosofiche che anticiparono e ispirarono il pensiero sanamente ateo dei nostri tempi, purtroppo ancora in minoranza nel mondo popolato dai malati mentali volontari seguaci della stessa criminale setta fondamentalista e assassina e del suo criminale Stato dittatoriale cattolico-fascista del Vaticano. Fu un uomo coraggioso che seppe trarre le più estreme conseguenze dalle sue idee: una 'falena dello spirito', che bruciò alla luce dei propri ideali. Ecco le ragioni di detto crimine dalle parole di un grande studioso del filosofo nolano, Anacleto Verrecchia:

"Come si spiega l'accanimento della Chiesa contro il frate di Nola? La risposta va cercata nella filosofia stessa di Bruno, la quale teorizza non solo che l'universo è infinito, ma che è eterno, cioè che è sempre esistito e sempre esisterà. Tutto questo rende superfluo un dio creatore, che infatti non si saprebbe dove piazzare. Ma se non c'è posto per un dio, non c'è neppure per i chierici, suoi ministri: tutti disoccupati! Visto così, Bruno dev'essere subito apparso un filosofo troppo pericoloso per la Chiesa, e ciò spiega perché essa, dopo averlo ucciso, abbia sempre cercato di insegretirlo o almeno di diffamarlo. Se avessimo tutti gli atti del processo, anziché solo frammenti o spezzoni, sicuramente verrebbe fuori che il vero motivo della sua condanna al rogo fu soprattutto la teoria dell'universo infinito ed eterno. Invece la Chiesa ha accettato, in qualche modo, la teoria del Big- Bang, dicendo che solo un essere onnipotente, in altre parole un dio, poteva provocare una simile esplosione cosmica. Già, ma quell'esplosione potrebbe anche far pensare che Dio si sia sparato. Infatti né in terra né in cielo c'è traccia di un essere sommamente buono come quello di cui cianciano i chièrici. Motivi per spararsi non gliene mancavano di certo, dopo aver «creato» un mondo come questo. È ciò che pensa anche Schopenhauer: «Se un dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere quel dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe il cuore»". (Anacleto Verrecchia, “Giordano Bruno" Nachlass, München 1985, III, 57, pag.11).

La casa editrice Donzelli, asservita al pensiero di regime cattolico dopo aver ricevuto esplicite e velate minacce dall'Opus Dei, non pubblica più questo libro, da tempo esaurito nelle librerie. Nemmeno si cura di una sua benefica ristampa. Protestiamo contro questo atteggiamento vile che impoverisce la cultura italiana già gravemente compromessa dal credo religioso, noi liberi pensatori e sanamente atei di cervello facciamoci sentire!
             Giovanni Bonomo
                                                                                                      

sabato 6 luglio 2013

FIGLI DELLE STELLE

"Si dice che quando una persona guarda le stelle è come se volesse ritrovare la propria dimensione dispersa nell'universo" Salvador Dalì. Grazie Margherita! 
www.scienzaespirito.it/files/figli_delle_stelle.html
Avv. Giovanni F F Bonomo