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giovedì 24 ottobre 2013

SPIGOLATURE
di Michelangelo Coviello

COS’È LA PUBBLICITÀ

Uno dei luoghi comuni più radicati nell’opinione pubblica è quello di considerare la pubblicità non come parte intrinseca del prodotto e del lavoro a cui si riconduce ma come decorazione: quel qualcosa in più che lo abbellisce. In fondo la pubblicità è un quasi lavoro, una pratica da intellettuali, creativi, artisti della dome­nica ecc. Forse appare proprio così, ma se si scava un po’ nel passato ci si rende conto che senza la pubblicità (i famosi classified dei giornali inglesi dell’Ottocento) non ci sarebbe stata la rivoluzione industriale, la velocizzazione delle scoperte, delle novità, della distribuzione delle merci, la produzione di massa in cerca di comunicazione cioè di mercato e, da ultima, la democrazia: l’annuncio rende tutti uguali. Neppure lo sviluppo della moderna economia è pensabile senza la pubblicità che informa, consiglia, denuncia e controlla i consumatori globali. È come la punta di un iceberg che segnala il lavoro nasco­sto, la produzione che non si vede, appunto il sommerso. Dove c’è pubblicità c’è garanzia di qualità e di controllo. Lo sguardo della concorrenza non perdona bugie e fal­sità, un prodotto che mente su di sé viene liquidato dal mercato stesso attraverso l’informazione e la denuncia pubblica da parte della concorrenza.
La pubblicità nasce con l’avvento dei mass-media, cioè con la comunicazione di massa che muove i suoi primi passi all’inizio dell’Ottocento con i giornali per poi cre­scere in modo esponenziale con l’invenzione della radio e poi della televisione. In principio il suo compito ricalca quello della notizia, dell’informazione. La notizia è sem­pre buona per definizione perché risolve un problema, soddisfa un bisogno. Una seconda fase registra il passag­gio dall’informazione alla persuasione. Non basta più la notizia, bisogna convincere i consumatori e, per raggiun­gere tale obiettivo, occorrono prove e argomentazioni che inducano a scegliere un prodotto piuttosto che un altro. Nasce il regime di concorrenza (il concetto stesso di con­correnza è nuovo ed è un portato della pubblicità), che accelera l’evoluzione della comunicazione. Con l’innesto della retorica nella pubblicità si assiste alla famosa “ri­voluzione creativa” che sposta la fase della persuasione a quella della seduzione: dagli stili di vita all’ironia, dal te­stimonial al viral.  Nelle puntate che seguiranno prenderà forma una nuova disciplina, degna di studio e approfondi­mento, che apre la strada, attraverso suggestioni e sugge­rimenti, ad una diversa coscienza del mondo in cui vi­viamo e dei linguaggi che ci sommergono.
Michelangelo Coviello