Sosta in Sicilia per le micidiali armi chimiche
siriane?
di Antonio Mazzeo
Messina. È sempre
più probabile che sarà il porto siciliano di Augusta a ricevere entro la metà
di gennaio la nave mercantile in cui saranno stipate le centinaia di tonnellate
di gas nervini che l’Opac, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per la
distruzione delle armi chimiche, ha sequestrato in Siria. La sosta in un porto
italiano dei micidiali sistemi di distruzione di massa era stata anticipata una
settimana fa a Bruxelles dalla ministra degli Esteri, Emma Bonino. “Il nostro
Paese ha dato la sua disponibilità per le operazioni logistiche dell’unità che
trasporterà il materiale proveniente dalla Siria, che però non toccherà il
territorio italiano”, ha dichiarato la Bonino. “La decisione finale spetterà
all’Opac che dovrà scegliere il porto in base al pescaggio, la capienza e la
lontananza o la vicinanza dal centro abitato”. In pole position per l’attracco
della nave con i gas nervini, oltre ad Augusta, i porti sardi di Santo Stefano,
Oristano e Arbatax e quello pugliese di Brindisi. Sorgono tutti in prossimità
di centri abitati, ma lo scalo siciliano offre il “vantaggio” di un ampio molo
off limits utilizzato per le operazioni di rifornimento di sistemi d’arma,
munizioni e carburanti delle unità
navali della VI Flotta USA e della NATO. Il porto di Augusta ospita inoltre un
distaccamento speciale della US Navy dipendente dalla vicina stazione
aeronavale di Sigonella, principale centro logistico per le operazioni
statunitensi in Medio Oriente e nel continente africano.
Top secret pure la data prevista per l’arrivo in Italia del
pericoloso cargo, né è chiaro quanto durerà la sosta in porto. Secondo quanto
comunicato dalla ministra Bonino, le armi chimiche siriane giungeranno
“probabilmente nella seconda metà di gennaio”, ma ciò “dipenderà dalle
valutazioni tecniche della stessa Opac che ha confermato la disponibilità ad
esporre le modalità dell’operazione al Parlamento italiano, alla ripresa delle
attività a gennaio”. Secondo il cronogramma delineato lo scorso 15 novembre dal
consiglio esecutivo dell’Organizzazione per la distruzione delle armi chimiche,
l’arsenale di armi chimiche dovrebbe essere rimosso dalla Siria il 31 dicembre,
per poi essere distrutto entro la metà del 2014. L’Opac ha previsto che i
“precursori chimici” per la produzione dei gas nervini, “relativamente innocui
se separati e letali solo dopo essere stati miscelati”, siano prima trasportati
via terra al porto di Latakia, per essere poi caricati su due mercantili,
rispettivamente di nazionalità danese (Arka Futura) e norvegese (Taiko), oggi
fermi in acque cipriote. Si tratterebbe complessivamente di 500 tonnellate di
armi chimiche (ma si parla pure di un migliaio): 155 tonnellate saranno trasferite
dal cargo danese in un porto britannico e da lì, fino ad un impianto di
incenerimento; 345 tonnellate saranno invece trasportate in Italia dal
mercantile “Taiko”. Sempre nel porto italiano avverrà il trasbordo del carico
sull’unità militare statunitense “Cape Ray” (proveniente dalla Virginia) che,
in acque internazionali, dovrà “neutralizzare” le molecole tossiche in circa 80
giorni grazie a un particolare sistema di idrolisi all’interno di un reattore
chimico di titanio messo a disposizione dall’esercito USA. Al termine del
trattamento, le scorie con “basso livello di tossicità” saranno consegnate a
società private specializzate nell’eliminazione dei prodotti chimici, anche se
l’Opac non ha conseguito ancora le risorse finanziarie sufficienti a completare
lo smaltimento. I mercantili saranno scortati
nella loro rotta per il Mediterraneo da un imponente schieramento militare. Nel
porto siriano di Latakia sono giunte la fregata norvegese “Helge Ingstadt” con
a bordo un team di incursori, la fregata danese “Esbern Snare” e un’unità da
guerra britannica. Il Pentagono ha fatto sapere che mobiliterà la propria
flotta nel Mediterraneo, più un centinaio di dipendenti civili del Dipartimento
della difesa che assisteranno al procedimento di distruzione delle armi e dei
precursori chimici. Dopo il meeting di Mosca del 24 dicembre a cui hanno
partecipato alti ufficiali delle forze armate di Russia, Cina e Stati Uniti e i
rappresentanti dell’Opac, il Cremlino ha comunicato che alla scorta delle navi
cargo parteciperanno pure alcune unità da guerra russe, come l’incrociatore
lanciamissili “Petr Velikiy”, il cacciatorpediniere “Smetlivy” e le navi da
sbarco “Yamal”, “Pobeditel” e “Aleksandr Shabalin”. Le Nazioni Unite avevano
già incaricato le forze armate russe a trasportare le armi chimiche dai siti di
produzione e stoccaggio siriani sino a Latakia, utilizzando 75 veicoli militari
di cui 25 corrazzati.
Per la pericolosità delle operazioni di
trasferimento delle armi chimiche, tutti i paesi che in un primo momento
avevano dato la propria disponibilità ad ospitarle sino alla distruzione finale
(Albania, Croazia, Danimarca, Germania e Norvegia), si sono poi ritirate. Da
Bruxelles, il premier Pieter De Crem nell’offrire la disponibilità belga a
“neutralizzare” i gas nervini, ha invitato però i partner internazionali a
operare “vicino alla Siria” dal momento che “solo il trasporto di queste armi é
già una missione difficile”. Secondo alcuni esperti, l’allestimento di un
apparato galleggiante per lo smaltimento dei composti chimici comporterà costi
elevatissimi e non ridurrà il rischio di danni ambientali in caso di incidenti.
Di contro, l’Opac sostiene che la soluzione adottata è “tecnicamente possibile”
e che può “essere sicura se fatta in maniera appropriata”. Secondo i tecnici
norvegesi che parteciperanno al trasbordo delle armi chimiche in Italia, il
rischio maggiore verrà quando saranno aperti i container e i fusti con i
composti chimici a bordo dell’unità militare “Cape Ray” in mezzo al
Mediterraneo.
Ma pure il trasbordo dal cargo
norvegese “Taiko” alla “Cape Ray” in un porto italiano è un’operazione di per
sé molto rischiosa, non fosse altro per la tipologia (e la quantità) delle armi
chimiche presenti nei container. Secondo le Nazioni Unite, negli arsenali
siriani sono stati trovati principalmente i gas Sarin, iprite e VX. Si tratta
di agenti chimici che pure in dosi minime possono causare la morte. Il Sarin o
GB è un gas nervino della famiglia degli organofosfati; a temperatura ambiente
è un liquido di aspetto incolore ed inodore, estremamente volatile e porta alla
paralisi del sistema nervoso se inalato per via respiratoria. L’iprite è un
altro micidiale gas impiegato per fini bellici. Noto anche come gas mostarda
per il suo particolare odore, l’iprite è liposolubile e penetra in profondità
nella cute causando devastanti piaghe. A secondo delle concentrazioni del gas,
esso può causare la morte in meno di dieci minuti o in qualche ora, con
un’agonia dolorosa. Il gas nervino VX può essere utilizzato come arma chimica
in forma liquida pura, in miscela con agenti di ispessimento e sotto forma di
aerosol. L’esposizione può avvenire per inalazione, ingestione e contatto con
la pelle o con gli occhi, causando in pochi minuti la paralisi dei muscoli del
corpo, compreso il diaframma con conseguente morte per asfissia.