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lunedì 2 giugno 2014

A margine dei risultati elettorali
Spunto di meditazione

Stefania Giannini


Una delle massime adottate “toto corde” e praticate con pervicacia dalla politica e dalla burocrazia e non solo suona “promoveatur ut amoveatur”. Anche sorvolando sulle conseguenze che si legano al principio di Peter e che portano alla (tragica) conclusione che ogni e qualsiasi carica finisce per esser coperta da incompetenti, a me colpisce la possibilità della sua utilizzazione in modo consapevole a vantaggio proprio di colui che ne è oggetto. Un segretario di un qualsiasi partito può –e non è raro il caso che così sia– essere incaricato di coprire uno dei Ministeri, con promesse di rinnovamento, come fanno tutti i Governi e tutti i Ministri. Ed è possibile che la segreteria del partito costituisca già il livello di incompetenza ricordato da Peter. In questo caso, i risultati positivi, già meramente eventuali, non si avvererebbero proprio anche per l’incompetenza del responsabile. Il quale, però, grazie a quella segreteria è divenuto Ministro, forse anche in virtù di meriti di carriera non valutati abbastanza a fondo al di là delle apparenze o dei titoli e delle prebende.
Accade, cioè, che il partito in una consultazione elettorale a stento si avvicini alla seconda metà dell’uno per cento. Come ragiona il segretario? “Rassegno il mandato nelle mani degli iscritti”, dice, guardandosi comunque bene dal lasciare l’incarico di Ministro.
Ciascuno sa che dimettersi, in Italia, è talmente raro da esser divenuto segno di serietà e di onestà. In tal modo, il Ministro segretario dimissionario acquista un merito inconfutabile: le dimissioni, appunto. Da segretario, ripeto, ma non da Ministro. E’ possibile che questo rafforzi o quanto meno la poltrona. Ma è anche possibile che un Presidente del Consiglio moderatamente avveduto, di fronte alla incompetenza politica dell’ex segretario, si lasci cogliere dal dubbio che, forse, anche il Ministero non guadagni dalla situazione e che l’immagine del Governo non ne esca rafforzata.
E che sarebbe bene che la poltrona di Ministro venisse assegnata diversamente.
Certo, si tratta di un ex segretario di un partito che fa parte della coalizione…Non possiamo dimetterlo tout court…
Idea: noi italiani, grazie ai risultati elettorali, possiamo aspirare, perché è nostro diritto, ad un incarico di prestigio in Europa. E’ un fatto. Assegniamo quell’incarico all’ancora Ministro.
Promoveatur ut amoveatur, appunto. Come l’ex segretario e attuale Ministro aveva immaginato, l’incompetenza raggiunta e dimostrata gli procura un incarico di prestigio in Europa.
O forse anche no. Il partito cui appartiene l’ex segretario ancora Ministro non è una presenza rilevante. In parole povere, non conta. E questo consente di dimettere il Ministro senza dovergli assegnare incarichi e vitalizi di sorta. E soprattutto, guadagnando un punto a fare dell’immagine del Governo e dell’Italia. Un Presidente del Consiglio determinato, innovatore, deciso a rilanciare l’Italia in Europa e consapevole anche che ogni tipo di rilancio e di rinnovamento passa per la cultura e per la formazione e per la scuola…
Paolo Maria Di Stefano