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martedì 26 agosto 2014

Condannata dalla miniera: Máxima è innocente!

                                              Máxima Acuña Chaupe
                                        accanto alla laguna (Foto: Jorge Chávez Ortiz)

La miniera Yanacocha, la più grande in America Latina, impone il suo progetto Conga incurante dei diritti delle popolazioni, come nel caso di Máxima Acuña Chaupe, donna peruviana di Cajamarca, che vive con la sua famiglia nelle terre ambite dalla miniera.
Máxima, suo marito e le sue figlie si dedicano all'agricoltura e alla pastorizia, coltivano fave e patate che vendono al mercato locale. Con i frutti del loro lavoro, hanno costruito una piccola casa nella quale vivono umilmente educando le loro figlie.
La terra non si vende
Da 10 anni, Máxima Acuña e la sua famiglia si rifiutano di vendere le loro terre. Per questo motivo sono stati aggrediti brutalmente dal personale della miniera che è entrato nella loro proprietà ed ha distrutto la loro casa vicino a Laguna Azul. Máxima è stata colpita, trascinata a terra, la sua terra invasa, i suoi cagnolini e le pecore uccisi. La famiglia Acuña Chaupe è rimasta all'addiaccio a Jalca, e con la solidarietà di amici e familiari ha ricostruito la propria dimora. In seguito sono stati denunciati dalla compagnia mineraria e ora condannati.

E come se non bastasse, dopo la sentenza di condanna, l'8 agosto del 2014 la Miniera Yanacocha ha presentato nuove denunce contro la famiglia Chaupe alla Procura di Celendían, per usurpazione dello stesso territorio di Tragadero Grande. Nonostante la legge peruviana impedisca che una persona venga processata due volte per lo stesso reato, il Pubblico Ministero di Calendín ha accolto le denunce, nonostante sappia benissimo che esiste una prima sentenza in merito.                                     Per favore, firmate oggi stesso la lettera che trovate a destra, completando anche gli spazi sottostanti. La vostra firma si aggiunge alla lettera che verrà consegnata prossimamente alle autorità peruviane competenti, da parte della Red Latinoamericana de Mujeres.

                                                       ***

 Gentili Sig.re, Egregi Sig.ri:
Nel processo penale contro Máxima Acuña Chaupe e la sua famiglia 
sono stati documentati i seguenti fatti:

La famiglia Chaupe possiede ed ha presentato in sede di giudizio, un documeto di compravendita del terreno in disputa (Tragadero Grande) datato 1994, così come un certificato di proprietà rilasciato dalla comunità di Sorochuco che accredita la famiglia come membri della comunità e proprietari del bene, anche questo documento è del 1994.
La Miniera Yanacocha sostiene che nel 2001 ha acquisto diversi terreni (5,700 ettari) dalla comunità contadina di Sorochuco e presume che tra questi si trovi il terreno in disputa. Durante il processo hanno presentato i documenti di proprietà, ma tra questi non vi è il lotto di Tragadero. La compagnia non ha per tanto provato al processo di essere proprietaria del terreno della famiglia Chaupe.
È evidente che NON ESISTE ALCUN DOCUMENTO CHE ATTESTI CHE LA FAMIGLIA CHAUPE HA VENDUTO LA PROPRIA TERRA A YANACOCHA, la compagnia non ha per altro provato di essere in possesso del terreno. L'argomentazione presentata e curiosamente accettata dal giudice, è che a 100 metri dal terreno è stata costruita una strada - di questa non ci sono documenti probatori - che è vigilata e a un chilometro si trova un posto di controllo.
Chi firma questa lettera sollecita lo Stato peruviano al rispetto del diritto a vivere dignitosamente, in un ambiente sano per tutte le cittadine e cittadini. Le violazioni dei diritti di proprietà, sicurezza, di libero transito, del diritto alla vita e alla pacifica convivenza sono evidenti. Di fronte alla violenza, alla persecuzione legale, giudiziaria e psicologica che patiscono Máxima Acuña e la sua famiglia, che avvantaggia la Miniera Yanacocha e il progetto Conga, chiediamo alla Tribunale per i Servizi Sociali, la Commissione Pari Opportunità, i Servizi in Difesa della Donna, il Ministero Pari Opportunità e il Tribunale Costituzionale e a tutte le istituzioni peruviane responsabili, di proteggere la vita, l'integrità, i diritti umani delle donne e delle loro famiglie, e chiediamo che:
- Si ponga fine alla persecuzione contro Máxima Acuña e la sua famiglia da parte della miniera Yanacocha che si sta avvalendo di violenza e tortura emotiva
- Si rispettino i diritti di proprietà, transito, salute e vita di Máxima e della sua famiglia
- Ci sia un processo giusto, basato sui fatti, senza favoritismi
- Vengano risarciti i danni di proprietà, lesioni fisiche, sofferenze emotive e le spese sostenute.
Distinti saluti
Elisa Noiro