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lunedì 15 settembre 2014


Nuovi droni della Marina per l’Operazione Mare Nostrum
di Antonio Mazzeo


L’Operazione Mare Nostrum si conferma come dispendioso poligono aeronavale per sperimentare i sistemi a pilotaggio remoto acquistati dalle forze armate italiane. Per intercettare le imbarcazioni dei migranti, ai Predator dell’Aeronautica militare sono stati affiancati nuovi droni schierati sulle navi da guerra che pattugliano il Canale di Sicilia. “La Marina Militare, nell’ambito dell’Operazione Mare Nostrum, può contare su di un’ulteriore importante capacità operativa”, annuncia il Ministero della difesa. “Si tratta dell’aeromobile a pilotaggio remoto Camcopter S-100, dal mese di agosto imbarcato sulla nave anfibia San Giusto e giornalmente impiegato”.
Nello specifico, sulla grande unità da sbarco e pronto intervento della Marina, sono operativi due mini droni-elicotteri prodotti dall’azienda austriaca Schiebel Elektronische Gerate GmbH. Con un costo unitario stimato di 4,2 milioni di euro, i Camcopter S-100, lunghi 3,4 metri e pesanti 200 kg, hanno un’autonomia sino a 6 ore e possono raggiungere la distanza massima dalla nave di 40 miglia nautiche a una velocità di 130 kmh, volando sino a 12.000 piedi d’altezza. I velivoli sono equipaggiati con sensori elettrottici, scanner IR, radar ad apertura sintetica che consentono la raccolta dati e l’identificazione in tempo reale dei natanti di interesse. I mini elicotteri e le apparecchiature di telerilevamento vengono controllati in volo tramite due stazioni installate all’interno della centrale operativa della San Giusto. “Tali immagini possono essere a loro volta inoltrate ai Comandi Operativi a terra favorendo i processi decisionali di chi detiene il comando e il coordinamento delle operazioni in mare”, spiega il Ministero della difesa. “Il Camcopter, grazie ai propri sensori, una rilevante autonomia, un favorevole rapporto costo-efficacia e l’assenza di rischio per il personale coinvolto, migliora e potenzia sensibilmente le capacità operative del dispositivo navale. Il progetto di introduzione in servizio di aeromobili a pilotaggio remoto sulle unità navali, fortemente voluto dalla Marina, è destinato ad acquisire una sempre maggior rilevanza operativa nei prossimi anni”.
Il programma del Campcopter S-100 prese il via nell’aprile 2012, quando dal pattugliatore lanciamissili “Bersagliere”, in rada a La Spezia, fu fatto decollare un prototipo sperimentale del mini elicottero. Successivamente, lo Stato Maggiore della Marina formalizzò l’acquisizione in leasing di due velivoli a pilotaggio remoto “per le esigenze di Intelligence, Surveillance and Reconnaissance (ISR) delle unità navali, sia in attività prettamente militari che civili, quali la Ricerca e Soccorso (SAR) o il soccorso in caso di calamità naturali”. I droni sono stati consegnati dalla Schiebel nel febbraio di quest’anno e a maggio la Marina ha intrapreso una serie di test a bordo della San Giusto per valutare l’interoperabilità del Camcopter con i sistemi elettronici imbarcati, le sue capacità di decollo e atterraggio, la rumorosità e altri parametri operativi. Alle prove hanno preso parte tecnici e ingegneri dell’azienda austriaca produttrice, piloti del 4° Gruppo Elicotteri della Marina di stanza a Grottaglie-Taranto e il personale del Centro Sperimentazione Aeromarittimo (CSA – Air-Land Test Center) di Luni, La Spezia. L’uso del mini-elicottero è uno dei punti chiave della collaborazione tecnico-operativa tra la Marina militare italiana e quella francese. “La cooperazione tra i due Paesi ha una forte tradizione”, ha esordito il comandante delle forze aeree della Marina, contrammiraglio Giorgio Gomma, durante la sua recente visita alla stazione aeronavale francese di Hyerès. “L’entrata in servizio di nuovi velivoli tecnologicamente all’avanguardia quali l’elicottero NH90 e il Camcopter rappresentano un’opportunità per rafforzare sempre di più questa collaborazione tra la Marina Militare e la Marine Nationale, e in particolare, tra le due Aviazioni Navali”.
Oltre che negli stabilimenti austriaci della Schiebel, il velivolo a pilotaggio remoto è prodotto su licenza dalla Schiebel Aircraft in Russia. Il Gruppo Schiebel, fondato a Vienna nel 1951, è un importante produttore di sistemi bellici, in particolare robot e velivoli senza pilota (UAV). Dell’aeromobile ceduto in leasing alla Marina italiana, esistono due versioni, una per fini di ricognizione e l’altra per operazioni di attacco, con Camcopter S-100 amati di missili leggeri multiruolo. Il drone-elicottero è utilizzato attualmente delle Marine militari di Cina, Emirati Arabi, Germania, Giordania, Libia, Pakistan e Stati Uniti e dalla Guardia costiera russa.

Sulle unità da guerra italiane, verrà schierato presto un altro modello di velivolo a pilotaggio remoto. Il 18 settembre 2013, l’azienda statunitense Insitu (sussidiaria di Boeing) ha annunciato di essersi aggiudicata un contratto con la Marina militare italiana per la consegna di due sistemi completi ScanEagle e dei relativi servizi di addestramento. Il velivolo, con un’autonomia di 20 ore e una velocità di crociera di 140 km/h, non necessita di pista per il decollo o l’atterraggio. Il lancio avviene tramite una catapulta pneumatica che può essere facilmente localizzata a bordo di unità navali. Lo ScanEagle è utilizzato per fini di intelligence, sorveglianza e ricognizione (Isr): è dotato di sofisticati sistemi di rilevamento elettro-ottici, telecamere all’infrarosso e sistemi integrati di comunicazione. A partire del 2005, la piattaforma è stata schierata ripetutamente in alcuni degli scacchieri di guerra più sanguinosi (Afghanistan Iraq, Libia, ecc.). I principali operatori sono l’US Navy, la Guardia coste e il Corpo dei marines degli Stati Uniti, le Marine di Australia, Canada, Colombia, Giappone, Gran Bretagna, Malesia, Paesi Bassi, Polonia, Singapore, Spagna e Tunisia. Ogni sistema ScanEagle ha un costo di circa 3,5 milioni di dollari e comprende quattro velivoli aerei a pilotaggio remoto, una stazione di controllo a terra, un terminale video remoto e le relative attrezzature di lancio e ricovero.