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lunedì 13 ottobre 2014

PER UN ESULE


Perché vai portando la tua morte
come donna la sua
bellezza
e tossisci
sul viso rubicondo
del pigro occidente
i germi
della tua pena?
Dovevi restare
nella gelida steppa
dove il silenzio
cuce
con fili di ghiaccio
la tua schiavitù
alla cadenza ferrata
di scarponi
di sentinella
Qui
soffiano venti leggieri
e suonano campane
e cantano canzoni:
non c’è tempo
per te
Forse una madre
un’antica madre
crederà alle tue parole
tra i mattoni sconnessi
del muto focolare:
ma essa è vecchia…
come la libertà
che s’è ammantata di muschio
sui monumenti di pietra dell’occidente.
Raffaele Talarico