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sabato 28 febbraio 2015

UNA LURIDA SENTENZA
Morti per amianto alla centrale Enel Turbigo: ingiustizia è fatta


I dirigenti accusati della morte di 8 operai sono stati assolti “per non aver commesso il fatto”.
Il giudice dott.ssa Beatrice Secchi della quinta sezione penale ha assolto dall’accusa di omicidio colposo plurimo “per non aver commesso il fatto” 4 dirigenti e dichiarato estinto il reato per altri 2 perché nel frattempo deceduti.
Per sei ex dirigenti ed ex responsabili della centrale termoelettrica di Turbigo, nel milanese, imputati della morte per mesotelioma pleurico di 8 di operai il P.M avevo chiesto dai due agli 8 annidi reclusione..
L’assoluzione dei dirigenti di un’azienda pubblica, in quegli anni di proprietà del governo, riporta alla luce l’omertà e la complicità fra manager e istituzioni di cui hanno goduto e continuano a godere i vertici aziendali.
In Italia -paese barbaro e incivile- le leggi e i diritti sono uguali solo per i ricchi; chi uccide i lavoratori, inquina e distrugge l’ambiente e la natura ha una legislazione di favore.
Dirigenti che pur sapendo della pericolosità dell’amianto nulla hanno fatto per salvaguardare la salute e la vita dei lavoratori rimangono impuniti. La sentenza Eternit ha fatto giurisprudenza. Ancora una volta i dirigenti accusati delle morti di tanti operai sono assolti e per le famiglie delle vittime al danno si aggiunge la beffa.

Ai padroni e manager che nella ricerca del massimo profitto hanno consapevolmente mandato a morte migliaia di operai e cittadini la legislazione vigente, consente la licenza di uccidere impunemente. In Italia esiste una realtà di decine di migliaia di morti sul lavoro e di lavoro e una “giustizia” che dice che nessuno è colpevole.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio     
email:cip.mi@tiscali.it               
web: http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com
PER RIMANERE UMANI
Pergolesi a Sant’Eustorgio

Cliccare sulla locandina per l'ingrandimento

venerdì 27 febbraio 2015

Droni squalo per le forze armate italiane
di Antonio Mazzeo


L’Aeronautica militare sarà dotata il prossimo anno di sei velivoli a pilotaggio remoto P-1HH “HammerHead” (Squalo Martello), progettati e realizzati negli stabilimenti di Villanova d’Albenga (Savona) di Piaggio Aerospace. Ad Abu Dhabi (Emirati Arabi), dove si è conclusa la fiera annuale internazionale dei sistemi da guerra “Idex 2015”, il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, generale Pasquale Preziosa, ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione dei droni con il presidente del consiglio d’amministrazione di Piaggio Aerospace, Alberto Galassi, l’amministratore delegato Carlo Logli e Homaid Al Shemmari della Mubadala Development Company, la società di investimenti strategici del governo emiratino, azionista di maggioranza della Piaggio. “L’accordo sui nuovi sistemi a pilotaggio remoto si colloca nel quadro del rafforzamento della capacità di sorveglianza e difesa del territorio nazionale da eventuali minacce, inclusa quella terroristica”, ha riferito il portavoce dell’Aeronautica. Entro i primi mesi del 2016, Piaggio Aerospace consegnerà alle forze armate italiane tre sistemi completi P-1HH con sei velivoli a pilotaggio remoto e tre stazioni di controllo terrestre.
L’“HammerHead” è la versione senza pilota del bimotore P.180 prodotto dalla Piaggio e utilizzato in ambito civile e militare da numerosi paesi al mondo. Con un’apertura alare di 15,5 metri, il drone può raggiungere la quota di 13.700 metri e permanere in volo per più di 16 ore. La missione è gestita da una stazione di terra, collegata attraverso un centro di comunicazione in linea di vista e via satellite che consente il controllo a distanza dei sistemi di navigazione dell’aeromobile. Il velivolo è stato dotato da Selex ES (gruppo Finmeccanica) di torrette elettro-ottiche, visori a raggi infrarossi e radar “Seaspray 7300”. Questi sofisticati sensori possono individuare l’obiettivo, anche in movimento, fornendo le coordinate per l’attacco aereo o terrestre, o colpendolo direttamente con missili e bombe a guida di precisione (il drone può trasportare sino a 500 kg di armamenti). Selex ha pure realizzato le apparecchiature di gestione e controllo del velivolo e del segmento di terra, sulla base del sistema SkyISTAR ideato per “svolgere missioni di pattugliamento; intelligence, sorveglianza e riconoscimento (ISR); individuare target puntuali e rispondere alle diverse minacce che spaziano dagli attacchi terroristici all’immigrazione illegale, alla protezione delle zone economiche esclusive, alle infrastrutture e siti critici”.
I voli sperimentali del prototipo dello Squalo martello sono stati condotti a partire dal novembre 2013 dalla base siciliana di Trapani Birgi, da un’équipe composta di tecnici di Piaggio Aerospace e Selex-Finmeccanica e da personale del 37° Stormo dell’Aeronautica. Prima di giungere in Sicilia, il drone-dimostratore aveva effettuato un ciclo di prove sulle piste dell’aeroporto di Decimomannu (Sardegna).
Gli squali martello saranno utilizzati insieme ai Predator e ai Reaper che le forze armate italiane schierano da anni nei principali scacchieri di crisi internazionali (Golfo persico, Libia, Corno d’Africa, Africa sub-sahariana, ecc.) o per il controllo delle frontiere e il “contenimento” dei flussi migratori nel Mediterraneo centrale. Lo scorso 26 novembre 2014 è stata siglata inoltre una convenzione tra l’Aeronautica militare, la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri per l’utilizzo dei velivoli senza pilota in attività di ordine pubblico e vigilanza del territorio. I droni saranno messi a disposizione dal 32° Stormo di Amendola (Foggia) e potranno essere impiegati anche nel corso di cortei e manifestazioni politiche, eventi sportivi, ecc.
“Siamo l’unico paese in Europa dove i droni operano nello spazio aereo interno”, ha spiegato il maggiore Paolo Castelli, vicecomandante del 28° Squadrone di Amendola. “La Polizia è consapevole che i Predator saranno meno costosi degli elicotteri. Per la legge italiana, porzioni dello spazio aereo vengono chiusi al traffico civile quando i droni lo attraversano. Quando il velivolo senza pilota raggiunge una città, può occupare un’area predeterminata e circolare di 5x5 miglia, tra i 17 e i 19.000 piedi d’altitudine. Nel caso di Roma, ad esempio, dove esistono due aeroporti fuori dal centro, se avremo bisogno di sorvolare il Vaticano o lo stadio Olimpico, sarà necessaria una piccola limitazione del traffico aereo. La Polizia ci farà richiesta e noi parleremo con le autorità civili d’aviazione per verificare se potranno esserci ulteriori restrizioni”.

CORRUZIONE. RIPARTE IL FUTURO


Oltre 346mila cittadini che chiedono di cancellare il vitalizio ai politici condannati per mafia e corruzione. Oltre dieci mesi di campagna. E finalmente la politica, i giornali, le radio e le televisioni se ne sono accorti. Politici condannati ricevono ogni mese anche 8 mila euro di vitalizio da parte dello Stato. Tutto ciò è semplicemente vergognoso.
CHI SONO I POLITICI CONDANNATI CHE PERCEPISCONO IL VITALIZIO
Dobbiamo agire subito: tra 10 giorni i parlamentari degli uffici di presidenza si riuniranno e dovranno prendere una decisione. Sono questi deputati e senatori ad avere il potere di abolire una vergogna che dura da 50 anni. 20 di loro ci hanno detto pubblicamente che voteranno per l’abolizione. Dagli altri 18 non abbiamo avuto risposta. Siamo convinti che se saremo mezzo milione di persone a chiedere di rispondere non potranno sottrarsi.
Puoi aiutarci condividendo subito queste cartoline: così facendo ci aiuterai a far conoscere la campagna e raccogliere nuove firme. Tutti devono sapere chi sono i politici condannati che percepiscono un vitalizio. Abbiamo dieci giorni di tempo.
Angela –Riparte il futuro


Dillo in italiano!
Difendiamo la nostra bella lingua dal demenziale autogenocidio linguistico-culturale praticato quotidianamente da tanti italici ignoranti ed angloscemofili! - https://www.change.org/p/un-intervento-per-la-lingua-italiana-dilloinitaliano.

Il cortile dell'Università Statale di Milano

La lingua italiana è la quarta più studiata al mondo. Oggi parole italiane portano con sé dappertutto la cucina, la musica, il design, la cultura e lo spirito del nostro paese. Invitano ad apprezzarlo, a conoscerlo meglio, a visitarlo.
Le lingue cambiano e vivono anche di scambi con altre lingue. L’inglese ricalca molte parole italiane (manager viene dall’italiano maneggiare, discount da scontare) e ne usa molte così come sono, da studio a mortadella, da soprano a manifesto.La stessa cosa fa l’italiano: molte parole straniere, da computer a tram, da moquette a festival, da kitsch a strudel, non hanno corrispondenti altrettanto semplici, efficaci e diffusi. Privarci di queste parole per un malinteso desiderio di “purezza della lingua” non avrebbe molto senso.
Ha invece senso che ci sforziamo di non sprecare il patrimonio di cultura, di storia, di bellezza, di idee e di parole che, nella nostra lingua, c’è già.Ovviamente, ciascuno è libero di usare tutte le parole di qualsiasi lingua come meglio crede, con l’unico limite del rispetto e della decenza. Tuttavia, e non per obbligo ma per consapevolezza, parlando italiano potremmo tutti cominciare a interrogarci sulle parole che usiamo. A maggior ragione potrebbe farlo chi ha ruoli pubblici e responsabilità più grandi.
Molti (spesso oscuri) termini inglesi che oggi inutilmente ricorrono nei discorsi della politica e nei messaggi dell’amministrazione pubblica, negli articoli e nei servizi giornalistici, nella comunicazione delle imprese, hanno efficaci corrispondenti italiani. Perché non scegliere quelli? Perché, per esempio, dire form quando si può dire modulo, jobs act quando si può dire legge sul lavoro, market share quando si può dire quota di mercato? Perché dire fashion invece di moda, e show invece di spettacolo?
Chiediamo all’Accademia della Crusca di farsi, forte del nostro sostegno, portavoce e autorevole testimone di questa istanza presso il governo, le amministrazioni pubbliche, i media, le imprese. E di farlo ricordando alcune ragioni per le quali scegliere termini italiani che esistono e sono in uso è una scelta virtuosa.

1) Adoperare parole italiane aiuta a farsi capire da tutti. Rende i discorsi più chiari ed efficaci. È un fatto di trasparenza e di democrazia.


2) Per il buon uso della lingua, esempi autorevoli e buone pratiche quotidiane sono più efficaci di qualsiasi prescrizione.
3) La nostra lingua è un valore. Studiata e amata nel mondo, è un potente strumento di promozione del nostro paese.
4) Essere bilingui è un vantaggio. Ma non significa infarcire di termini inglesi un discorso italiano, o viceversa. In un paese che parla poco le lingue straniere questa non è la soluzione, ma è parte del problema.
5) In itanglese è facile usare termini in modo goffo o scorretto, o a sproposito. O sbagliare nel pronunciarli. Chi parla come mangia parla meglio.

6) Da Dante a Galileo, da Leopardi a Fellini: la lingua italiana è la specifica forma in cui si articolano il nostro pensiero e la nostra creatività.
7) Se il nostro tessuto linguistico è robusto, tutelato e condiviso, quando serve può essere arricchito, e non lacerato, anche dall’inserzione di utili o evocativi termini non italiani.
8) L’italiano siamo tutti noi: gli italiani, forti della nostra identità, consapevoli delle nostre radici, aperti verso il mondo.

Annamaria Testa
AMIANTO

Grazie alle lotte e alle denunce del nostro Comitato e di altre associazioni la Procura di Milano ha rinviato a giudizio i padroni e i responsabili dei Consigli di Amministrazione di diverse aziende, (Enel di Turbigo, Pirelli, BredaTermoccanica, Alfa Romeo, Ansaldo di Legnano) imputati della morte di decine di lavoratori. Altre inchieste si stanno chiudendo con un probabile rinvio a giudizio per i dirigenti dell’ATM e della Scala di Milano anch’essi responsabili della morte per amianto di lavoratori. Sabato 28 febbraio ci sarà la prima sentenza contro i dirigenti dell’Enel di Turbigo accusati della morte per mesotelioma di decine di lavoratori.  Alle ore 10.00 nell’aula 5 del terzo piano, il giudice dott.ssa Secchi della quinta sezione penale darà la sentenza. Questa è la prima delle sentenze che va a giudizio e influenzerà anche quelle che verranno nei prossimi mesi. Il nostro Comitato sarà presente con una sua delegazione e il nostro striscione a sostegno dei famigliari delle vittime e dei lavoratori e invitiamo i nostri associati che vogliono partecipare a trovarsi alle 9,15 precise all’entrata del Palazzo di Giustizia in Via Freguglia a Milano, per poi recarci in aula e assistere alla lettura della sentenza.
Michele Michelino
Per il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro
e nel Territorio                         
cell. 3357850799

mercoledì 25 febbraio 2015

PER RIMANERE UMANI

Gentile Direttore,
Il 29 di Marzo il Maestro Roberto Villa presenterà l'ultimo lavoro di PierPaolo Pasolini, "Le 120 giornate di Sodoma e Gomorra" nel 40° della sua scomparsa e dell'uscita del film.
In quell'occasione saranno affrontati i processi filosofici, politici e linguistici del lavoro del Grande Regista.
Chi fosse da quelle parti potrà cogliere l'opportunità di seguire gli eventi che avranno luogo e che hanno trovato un fautore speciale, il Maestro Maurizio Baroni, collezionista, specialista e profondo conoscitore dei Pittori e Disegnatori dei "manifesti" del Grande Cinema.
Con i più cordiali saluti.
Rosalba Trebian
Curatrice del Fondo


Segnaliamo ai nostri lettori questo interessantissimo incontro
I dettagli cliccando sulla locandina.

martedì 24 febbraio 2015

PREMIO MALVA

Luigi Caroli, menestrello combattivo in difesa del bene pubblico
della nostra città, ci invita, con questa nuova rima, a restare vigili.



“Arcipelago” e “Chiamamilano”
per un particolar si dan la mano.
Entrambi braman vincer PREMIO MALVA
la lor reputazion vogliono salva.
Più combattiva invece è “Odissea”.
Rivista dice il ver? Non può esser rea.
Citazione non merita il “postino”?
Il bravo PRINA fa come lo struzzo
in stesso numero tre letter di SCAVUZZO.
Una fra donzelle miracolate
a renziana corte approdate.
Era arancione, un poco scolorita,
passan balle PD per le sue dita.
Caro m’è infin rievocar Manzoni
ancor ch’ei fusse miglior dei bacchettoni:

la poesia e la letteratura in genere debbono porsi:
l’utile per iscopo,
il vero per soggetto
e l’interessante per mezzo”.

Rivolgo ai quattro direttori in gara e alle DONNE MILANESI
DI CULTURA (dell’assessore non ci frega un CORNO) un
invito:

Premio propongo “Cristina Belgioioso”
per giornaliste con estro bellicoso.
Che avranno di special le concorrenti?
Dovran forse avere ricchi parenti?
Per chi scrive in lotta per la vita
abbellir veline è cosa più gradita.

Luigi Caroli – 8 gennaio 2015 –

Nota
Cristina Trivulzio Belgioioso (1808-1871), nobildonna milanese,
fu fondatrice e direttrice di diversi giornali allo scopo di
infiammare coloro che poi divennero “italiani”.
La “principessa triste” sposò a 16 anni il principe
Barbiano Belgioioso d’Este da cui presto si separò
e, dopo essere stata esiliata dagli austriaci, partecipò
attivamente, tornata dalla Francia, alle lotte
risorgimentali.

Non bastaria di certo una Cristina
ce ne vorria a Milano una dozzina
e, con l’aiuto di Angelo Gaccione,
se poderia pur far rivoluzione.

Com’è finita poi la gara?
Il giudice d’arrivo lo dichiara:
stava LUCA vincendo a mani alzate
gli nocquero due critiche azzeccate
e, pregustando già il sonnellino,

primo tagliò il traguardo BENIAMINO.
PER RIMANERE UMANI
Segnaliamo ai nostri lettori questo interessantissimo incontro
al Circolo Filologico Milanese di Milano.
I dettagli cliccando sulla locandina.

Motivazione della sentenza Eternit: 
dopo il danno arriva la beffa.


Lunedì 23 febbraio il pm Guariniello della procura di Torino ha chiesto nuovamente il rinvio a giudizio per padrone svizzero dell’Eternit, Stephan Schmidheiny, 67 anni,accusato di omicidio volontario aggravato per la morte da amianto, tra il 1989 e il 2014, di 256 persone. Nello stesso giorno, la Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza che lo scorso 19 novembre ha considerato prescritto il reato di disastro colposo annullando la condanna a 18 anni di reclusione inflitta dalla Corte d’Appello di Torino. Per la Cassazione il processo per le morti da amianto era prescritto prima ancora del rinvio a giudizio di Schmidheiny perché l’accusa avrebbe dovuto contestare non il disastro colposo ma l’omicidio e lesioni. Sono stati annullati anche i risarcimenti ai famigliari delle vittime dei quasi 2000 morti e ammalati degli stabilimenti di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli. Secondo la Cassazione, inoltre, l'imputazione di disastro a carico di Schmidheiny non era la più adatta da applicare per il rinvio a giudizio - la condanna massima sarebbe troppo bassa per chi miete morti e malati, perché punita con 12 anni di reclusione. In pratica «colui che dolosamente provoca, con la condotta produttiva di disastro, plurimi omicidi, ovverosia, in sostanza, una strage», verrebbe punito con solo 12 anni di carcere e questo è «insostenibile dal punto di vista sistematico, oltre che contrario al buon senso», e qui al danno si aggiunge la beffa.
L’ingiustizia continua, come le morti.


Mentre oggi si continua a morire -e succederà anche nel prossimo futuro per le fibre killer che hanno arricchito i padroni dell’eternit- per la Cassazione Schmidheiny non deve essere ritenuto responsabile né rispondere della mancata o incompleta bonifica dei siti produttivi. Per i giudici il reato di disastro non lo contempla.
Ancora una volta è applicata una giustizia di classe a favore dei potenti. La vergogna della giustizia italiana è che con la prescrizione si favorisce il diritto a fare profitti sulla pelle dei lavoratori rimanendo impuniti e, a parte le chiacchiere, non si fa niente per abolirla per questi reati. Una società che considera normale che ogni anno migliaia di lavoratori e cittadini muoiano a causa del lavoro e di malattie non perseguendo i responsabili è una società barbara in cui il diritto del padrone vale più della giustizia.


Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
ESCREMENTI
Escrementi olandesi a Roma

La fotografia che qui pubblichiamo ritrae la masnada di escrementi olandesi
che ha fatto scempio della fontana di Gian Lorenzo Bernini in piazza di Spagna
a Roma. Tifosi? Non possiamo che coprirli di tutto il nostro vomito.

UN TIFOSO CI SCRIVE
 Roma. Il "passaggio" dei tifosi del Feyenoord a piazza di Spagna ha lasciato una ferita indelebile nel cuore di Roma. Un frammento della Barcaccia è stato divelto dai tifosi del Feyenoord ed è visibile in fondo all'acqua tra bottiglie di vetro e cartoni di birra. Non siamo noi cittadini italiani a dover pagare questo danno. Sono un cittadino di Roma con la passione per il calcio e con un lavoro nel settore dei beni culturali. Ho due certezze: non possiamo permettere che il calcio diventi tale barbarie; i beni culturali sono il nostro patrimonio e la nostra ricchezza e dobbiamo tutelarli.
Il Feyenoord e il suo principale sponsor, la casa automobilistica Opel, risarciscano i danni causati dai tifosi del Feyenoord nella capitale.
Roberto Del Valli
PER RIMANERE UMANI
Segnaliamo ai nostri lettori questo interessantissimo incontro
con Luca Frigerio. I dettagli cliccando sulla locandina.
La locandina dell'incontro

lunedì 23 febbraio 2015

Intrappolati a morire in Qatar
di Emma Ruby-Sachs – Avaaz


Cari avaaziani,
Migliaia di operai lavorano in condizioni disumane, senza possibilità di fuga. Stanno morendo nei cantieri dei Mondiali di calcio del 2022 in Qatar. Un’azienda americana può contribuire a liberarli e noi faremo pressione sulla sua direttrice portando la storia di questa moderna schiavitù direttamente nella sua tranquilla cittadina. Unisciti all’appello:
firma la petizione sul blog
Fanno turni massacranti sotto al sole del deserto, senza cibo né acqua, senza potersene andare: migliaia di lavoratori in Qatar sono gli schiavi del nostro secolo. E noi abbiamo un’occasione per liberarli.
Lo scorso anno, in uno dei mega-cantieri per i Mondiali di calcio del 2022 è morto un lavoratore ogni due giorni. Gran parte di questo progetto da 1 miliardo di dollari lo gestisce una multinazionale USA la cui direttrice vive in una tranquilla cittadina in Colorado. Se 1 milione di noi chiederà la libertà di queste persone, andremo direttamente da lei e ogni volta che uscirà di casa, ogni volta che andrà al lavoro troverà il nostro messaggio. Finché non farà qualcosa per mettere fine a questo dramma. Questa stessa tattica, nel giro di pochi giorni, ha spinto Hilton a proteggere le donne dallo sfruttamento sessuale nei suoi hotel. Unisciti all’appello per liberare questi moderni schiavi del Qatar: 
https://secure.avaaz.org/it/bloodiest_world_cup_loc/?bhvKTcb&v=54156
La causa di tutto è la politica del Qatar per i lavoratori stranieri. Li attira con la promessa di un buon lavoro, ma appena mettono piede nel Paese i loro nuovi capi gli sequestrano il passaporto, e cominciano i turni massacranti sotto il sole del deserto a 50 gradi. Senza alcuna possibilità di tornare a casa. L'azienda statunitense di cui stiamo parlando è la CH2M Hill e dice che la colpa è degli appaltatori e delle leggi locali. Ma il marchio internazionale della costruzione dei Mondiali 2022 è il suo, e la sua direttrice può e deve dare l'esempio e per garantire che non ci saranno altri 7 anni di morti nei cantieri. Potrebbero persino minacciare di andarsene dal Paese fino a ché le cose non verranno cambiate. Ha il dovere di contribuire a mettere fine a questa moderna schiavitù. Spingiamola a farlo e a coinvolgere altre aziende finché ognuna di queste persone sarà di nuovo libera. Clicca qui sotto per unirti all’appello: appena raggiunto il milione di firme lo consegneremo direttamente all’amministratrice delegata di CH2M Hill, Jacqueline Hinman e non ce ne andremo finché non ci ascolterà:
https://secure.avaaz.org/it/bloodiest_world_cup_loc/?bhvKTcb&v=54156
Una mobilitazione globale fatta nel momento giusto può salvare migliaia di vite. Hilton non stava facendo abbastanza per proteggere le donne e le ragazze sfruttate sessualmente nei suoi alberghi, così abbiamo portato la protesta direttamente a casa dell’amministratore delegato. La loro politica cambiò nel giro di pochi giorni. Possiamo farcela di nuovo.
Con speranza,
Emma, Nell, Mais, Ricken, Alice e tutto il team di Avaaz

MAGGIORI INFORMAZIONI

Mondiale di calcio Qatar 2022: si scrive mondiale, si legge schiavitù (International Business Times)
http://it.ibtimes.com/articles/67347/20140615/mondiale-calcio-qatar-2022-diritti-lavoratori.htm

Qatar: 1.200 operai morti nei cantieri Mondiali 2022 (Globalist)
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=66987&typeb=0

Qatar, le promesse non mantenute del governo sui diritti dei lavoratori immigrati trattati da schiavi (Repubblica)
http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2014/11/18/news/qatar-100840779/

Calcio, Strasburgo: “Viziata decisione su coppa del mondo a Qatar” (Ansa)
http://www.ansa.it/sito/notizie/sport/calcio/2015/01/27/calcio-strasburgo-viziata-decisione-su-coppa...

In altre lingue:

Qatar 2022 supera ogni record di morti per la costruzione di eventi sportivi (Noticia - in spagnolo)
http://www.elconfidencial.com/deportes/futbol/mundial/2014-06-28/qatar-2022-rompe-los-registros-de-m...

Costruendo dei Mondiali migliori (Human Rights Watch - in inglese)
http://www.hrw.org/sites/default/files/reports/qatar0612webwcover_0.pdf

Progetto USA in Qatar: muore quasi un operaio al giorno (Bloomberg, in inglese)
http://www.bloomberg.com/bw/articles/2013-09-26/at-a-qatar-project-overseen-by-americans-workers-die-almost-daily

Rivelato il numero di morti tra i lavoratori del Mondiale 2022 (The Guardian, in inglese)
http://www.theguardian.com/world/2014/dec/23/qatar-nepal-workers-world-cup-2022-death-toll-doha

ALLELLO A:
Tamim bin Hamad Al Thani, Emiro del Qatar; Hassan Abdullah Al-Thawadi, Segretario Generale del Comitato Supremo per Qatar 2022; Jacqueline Hinman, CEO, CH2M Hill:

“Noi cittadini di tutto il mondo osserviamo con profonda preoccupazione le condizioni in cui i lavoratori immigrati in Qatar sono costretti a lavorare per il Mondiale di calcio del 2022. Vi chiediamo di varare al più presto una politica pubblica che garantisca che ogni lavoratore dei cantieri del Mondiale possa conservare il proprio passaporto, abbia la garanzia di ottenere un visto di uscita dal Paese e veda riconosciuti i diritti basici e di sicurezza. Chiediamo inoltre al governo del Qatar di riformare il suo programma per la forza lavoro estera, permettendo a tutti i lavoratori stranieri il diritto di tornare alle loro case. Queste modifiche aumenterebbero la fiducia mondiale nei confronti del Qatar e di CH2M Hill, e avrebbero un impatto enorme sulla vita di 1,4 milioni di lavoratori immigrati al lavoro nel Paese”.

domenica 22 febbraio 2015

MILANO
Opera di Giuseppe Denti per "Milano in versi"

In verità, ti dico che Milano è una gran bella città, dove si può ancora vivere serenamente.
Tu lo dici e lo pensi?
In verità, lo dico e lo confermo anche a nome di tant’altri
E chi sono questi tant’altri?
In verità, non posso far nomi e ti dico che non ci facciamo mancare niente
Che cosa avete di più di altre città e di veramente bello?
In verità, il Duomo e l’Ultima Cena
Perché dopo i milanesi smetteranno di mangiare?
In verità, ti dico che l’Ultima Cena è un affresco dipinto sul muro da Leonardo
Il capolavoro del degrado?
In verità, ti dico che sarà ammirato anche quando diventerà un’opera informale
Cosa che è già Milano!
In verità, ti dico che Milano è la vera capitale d’Italia
Non mi risulta! La capitale è Roma
In verità, ti dico che è anche confermata da molte personalità: uomini d’onore, mafiosi, malavitosi che grazie ai loro interventi speculativi hanno fatto grande Milano
Loro o gli amministratori?
In verità, ti dico che forse è come dici tu, che Milano non è una gran bella città. Nonostante questo, si vive meglio che in altre città
In verità, io ti dico e lo confermo che sono io colui che farà rivivere Milano, dandogli quello che  tant’altri gli hanno tolto o sperperato
In verità, pur non sapendo chi sei, io spero che tu mantenga la promessa.

Giuseppe Denti
SI ASTENGA, LA PREGO


Il nume tutelare di EXPO (SOGLIO DIXIT) ing. Antonio Acerbo, vice commissario di Giuseppe Sala, chiede di patteggiare tre anni (se ne aspettava una decina?) e di risarcire 100 mila euro.
Non so se anche l’altro vice commissario ing. Rognoni abbia già patteggiato.
Credo che se “tutti” gli implicati in questa sporca vicenda se la caveranno patteggiando sarà un male per l’Italia, per la Lombardia e per Milano.
Sono maligno ad ipotizzare che la Procura voglia accreditarsi un successo (per le sue statistiche) e, contemporaneamente e più o meno volontariamente, preferisca stendere un velo impietoso sulla vicenda? E tutti gli altri? Quelli non scoperti che tali comunque rimarranno? Non continueranno forse a delinquere, a corrompere, ad accettare bustarellone o (ancora peggio) incarichi immeritati e pertanto forieri di futuri mali? La CORRUZIONE continuerà implacabile anche in occasione della “prossima” opera pubblica. Con un danno economico per la comunità infinitamente superiore ai ridicoli risarcimenti ora patteggiati.
ACERBO è stato l’inventore della VIA D’ACQUA che concordò con CONSORZIO VILLORESI, METROPOLITANA MILANESE, MALTAURO e…altri.
 CANTONE HA SCOPERTO CHE 80 PROCEDURE SU CENTO SONO STATE IRREGOLARI MA NON E’ ASSOLUTAMENTE IN GRADO DI SAPERE  E DI DIRE SE LE OPERE ERANO VERAMENTE UTILI NE’ GIUDICARE COM’ERANO FATTI I PROGETTI NE’ CALCOLARE QUANTO SARANNO DAVVERO GIUSTIFICATI GLI AUMENTI CHE VERRANNO RICHIESTI (E AVALLATI DA FUNZIONARI CORROTTI).
Qualcosa potrebbe fare la Corte dei Conti. Ma chi farà le denunce?
VIA D’ACQUA NORD, VIA D’ACQUA SUD e DARSENA sono significative.
Né sono trascurabili le PASSERELLE e la strada che, partendo da Pero, si collega all’ Autostrada dei Laghi passando a 100 metri ad est del sito EXPO per svolgere l’identica funzione di una grande strada che già passava a 100 metri ad ovest del sito EXPO.
Le due opere hanno tre caratteristiche comuni:
Sono inutili.
Sono state inventate da due pesi massimi di EXPO e perle di onestà (ACERBO E ROGNONI).
In entrambi i casi si sono autonominati RUP (Responsabile Unico del Procedimento).
Rognoni era uno dei big di CAL (Regione Lombardia).
Acerbo ha anche fatto interessi di alcuni caporioni del Comune?
Preciso che il RUP è colui che decide se gli aumenti richiesti dagli appaltatori sono giustificati.
Acerbo ha poi ceduto il posto di RUP della via d’acqua al parente del “mariuolo”.
 Ma oggi – come ciliegina – i giornali riportano un’altra notizia sconvolgente.
RENZI (GOVERNO) e PISAPIA (PROVINCIA) si sono dichiarati favorevoli a una proposta fatta da ACERBO quando ancora era “nume tutelare”.
Togliere i quattrini stanziati a favore di chi non è in grado di finire per tempo l’opera per buttarli nel…pozzo nero di EXPO. Viene così annullata un’opera utile ai cittadini (che non potranno più utilizzare il mezzo pubblico), la TRAMVIA Milano-Limbiate per dare a SALA i 60 milioni stanziati.
Un tizio che, per carità, sarà anche un’onesta persona ma che si è scelto come vice due delinquenti (avendo patteggiato potranno querelarmi?), non si è accorto che 80 gare su 100 si erano svolte irregolarmente, si è perlopiù fatto viaggi propagandistici, distribuito veline fantasticanti alle giornaliste e ultimamente funge da bigliettaio. Vedremo gli incassi veri.
CHE NE DICE L’ING. SALA DI TUTTE LE ALTRE OPERE CHE NON VERRANNO FINITE ENTRO IL 30 APRILE?
Quando leggo di queste ruberie mi viene sempre in mente quel povero diavolo che, avendo messo in tasca una merendina da 0,99 euro in un supermercato ed avendo un piccolo precedente, è stato immediatamente processato e condannato a tre anni (veri).
La Procura non avrebbe potuto patteggiare anche con lui facendogli pagare tre merendine invece di una? È SICURA CHE I NOSTRI DUE EROI NON ABBIANO NASCOSTO ALTRE MERENDINE?
E infine mi rivolgo a Lei signor Sindaco.
La tramvia per Limbiate è solo l’estrema dimostrazione di quanto i milanesi e la Provincia Le stiano a cuore. Continui beatamente a occuparsi di SCALA e a fregiarsi di LEGION D’ONORE mentre buona parte dei Suoi assessori continua ad insultare e sbeffeggiare i cittadini.
Si astenga però dal ripresentarsi. Per quattro anni i cittadini delle periferie non l’hanno vista e Lei non li ha ascoltati. Mai.

Luigi Caroli

#StopChildSlavery



Sapevi che nel Sud Est Asiatico, e in particolare in Thailandia, ogni giorno bambine e bambini vengono venduti come schiavi per alimentare il turismo sessuale? Otto bambini thailandesi su 10 sotto i 12 anni hanno già fatto sesso a pagamento almeno una volta: il 30% circa di questi minori rimane coinvolto nello sfruttamento della prostituzione. L’80% di essi è di sesso maschile. Ad alimentare la malata macchina della prostituzione minorile contribuiscono circa 80 mila uomini italiani che ogni anno raggiungono la Thailandia per cercare sesso con un bambino: il prezzo della prestazione è di circa 20 dollari, soldi sporchi che contribuiscono ad aumentare la criminalità e il traffico di droga con conseguenze devastanti su tutto il tessuto sociale. I numeri di questo traffico sono scioccanti: 300 mila i minori sfruttati, un giro d'affari da 250 miliardi di dollari l’anno. 10 milioni i bambini coinvolti in tutto il mondo, oltre 2 milioni gli aborti, 1,6 milioni i tentativi di suicidio, 2,5 milioni gli stupri, 300 mila nuovi casi di HIV e 4,5 milioni le infezioni da Papilloma virus. Partecipa alla campagna #StopChildrenSlavery: restituiamo ai bambini la loro infanzia!
PER RIMANERE UMANI

Cliccare sulla locandina per ingrandimento

PER RIMANERE UMANI

PIACENZA. Segnaliamo ai nostri lettori piacentini e milanesi,
l’omaggio che il “CANTIERE SIMONEWEIL”
tributerà alla nostra scomparsa amica e collaboratrice
Maura Pizzorno, mettendo in scena presso il Teatro San Matteo
di Piacenza, il suo testo teatrale “Cateriana il grande
per la regia di Monia Giovannangeli e la partecipazione di:

Flavia Cataldo
Bibiana Maffi
Cecilia Mazzari
Alessandra Ramelli
Giulia Vecchia
Silvia Zacchini
e con Silvana Trucchi nel ruolo della zarina Elisabetta

Il debutto sarà sabato 28 Febbraio alle ore 21
Il testo di Maura Pizzorno è pubblicato dalle Edizioni Nuove Scritture

Locandina dello spettacolo




Segnaliamo inoltre la rassegna teatrale “ONEIROS TEATRO”
di Cinisello Balsamo che vede la partecipazione anche di Danilo Reschigna.

Locandina degli spettacoli

[Cliccare sulle locandine per l’ingrandimento]


  

sabato 21 febbraio 2015

Indonesia: sovvenzioni per la distruzione della foresta


Il presidente indonesiano Joko Widodo vuole una sovvenzione massiccia per i biocombustibili nel suo paese. Le aziende palmicultrici sono sulle spine mentre sempre più foreste sono in pericolo.
Circa 1,35 milioni di dollari (US$) arriveranno nelle casse dell’industria dei biocombustibili.
Gli ecologisti indonesiani si oppongono. “Gli unici che ad avere un beneficio da questa politica sono le aziende palmicultrici private”, dice Zenzi Suhadi dell’organizzazione Walhi. “ Con le tasse dei cittadini si finanzia il furto di terre”.
Il nostro partner locale, Nordin, di Save our Borneo SOB, dice: “L’olio di palma è pieno di corruzione, violazione dei diritti umani e distruzione della natura”.
Le compagnie creeranno nuove piantagioni che distruggeranno la foresta. Il clima sarà ulteriormente danneggiato. I piccoli agricoltori e gli indigeni perdono la loro terra. Il denaro dei contribuenti non viene usato per adottare misure per combattere la povertà, nemmeno per proteggere l’ambiente. L’industria della palma indonesiana in questo momento ha problemi dovuti dall’abbassamento dei prezzi nella commercializzazione. Le sovvenzioni faranno alzare la curva della domanda di terra. Le compagnie dipendono meno dal mercato mondiale. Ogni litro di biodiesel in futuro sarà sovvenzionato cinque volte di più rispetto ad oggi.
Anche il biocombustibile da etanolo sarà maggiormente sovvenzionato. Si arriverà a distruggere fino ad un milione di ettari di foreste. In ogni caso, a febbraio, la commissione finanziaria del parlamento indonesiano si occuperà del piano di governo. Con la nostra azione appoggeremo i difensori delle foreste indonesiane per evitare l’approvazione delle sovvenzioni.

Rettet den Regenwald (Salviamo la Foresta)

Senza Corruzione 

Ciao angelo,
C’è una buona notizia nella lotta all’evasione e alla corruzione: anche grazie agli appelli di Riparte il futuro siamo riusciti ad eliminare le soglie di impunibilità sul falso in bilancio.
Niente più 1%, 3%, 5%: ora il reato sarà sempre punibile, in base al volume di affari.
Non abbassiamo la guardia, ma nell’attesa del testo definitivo celebriamo insieme questo primo successo.
Riparte il futuro



Triton 2. Bruxelles e Roma contro i migranti
di Antonio Mazzeo

Sino ad ora di vite umane nel Mediterraneo, l’operazione “Triton” di Frontex-Ue ne ha salvate davvero poche, ma in compenso di soldi ne ha già divorati tanti e ancora più ne divorerà nei prossimi mesi. La Commissione europea ha deciso infatti di prorogare sino alla fine del 2015 l’ambiguo programma di “sorveglianza” (e, in seconda battuta, di “salvataggio”) delle imbarcazioni dei migranti nelle acque limitrofe alla Sicilia e Malta, stanziando una dotazione aggiuntiva di 18.250.000 euro.
“Triton” ha preso il via il 1º novembre 2014 nel Mediterraneo centrale a seguito della decisione del governo italiano di porre termine all’operazione militare “Mare Nostrum”, troppo dispendiosa e incapace a contenere il flusso d’imbarcazioni di migranti e richiedenti asilo. Nonostante una spesa stimata di 2,83 milioni al mese, “Triton” ha a sua disposizione solo 65 “agenti” e 12 mezzi militari (due aerei, un elicottero, due navi di pattuglia in mare aperto, sei pattugliatori costieri e una motovedetta), messi a disposizione da Italia, Malta e Islanda. L’area operativa delle unità copre le acque territoriali italiane e solo parzialmente le zone SAR (search and rescue) di Italia e Malta, per un raggio di appena 30 miglia nautiche. Gli interventi sono coordinati dal ministero degli Interni italiano in collaborazione con i Comandi della Guardia di finanza e della Guardia costiera, mentre l’agenzia Frontex fornisce cinque team per la raccolta dei dati d’intelligence sui network di trafficanti che operano nei paesi di origine e di transito dei migranti. Quindici paesi europei (Austria, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Lettonia, Malta, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Svezia e Svizzera) contribuiscono con attrezzature elettroniche ed equipaggiamenti alle operazioni dei mezzi di “Triton”.
La Commissione europea ha poi deciso di potenziare la sua assistenza a favore dell’Italia tramite nuovi fondi di emergenza con 13,7 milioni di euro provenienti dal Fondo Asilo, migrazione e integrazione (Amif). L’Italia ha già ricevuto dall’Unione europea più di 150 milioni di euro nell’ambito del Fondo sicurezza interna per le frontiere e 30 milioni per l’emergenza migrazioni post ottobre 2013 (10 milioni nel quadro del Fondo europeo per i rifugiati, 7,9 milioni per il “consolidamento delle operazioni congiunte di Frontex” nel Mediterraneo e 12 milioni per il controllo delle frontiere esterne e i rimpatri dei migranti). L’Italia, nonostante le recriminazioni di buona parte delle forze politiche di maggioranza e opposizione, si conferma così come il maggiore beneficiario dei finanziamenti Ue nel campo della lotta alle migrazioni. Nel periodo 2007-2013 ha ricevuto da Bruxelles 478,7 milioni di euro nell’ambito dei fondi europei per i rifugiati, di quelli per “l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi”, per i rimpatri e il controllo delle frontiere esterne. Per il periodo 2014-2020, Roma ha ottenuto l’impegno Ue allo stanziamento di 310 milioni dal Fondo asilo, migrazione e integrazione e di 212 milioni dal Fondo per la sicurezza interna. Le autorità italiane hanno presentato un’ulteriore richiesta di finanziamenti per l’accoglienza e l’assistenza dei minori stranieri non accompagnati (11,95 milioni) e la continuazione del progetto “Presidium”, realizzato congiuntamente all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), Save the Children Italia e la Croce Rossa (1,715 milioni). “Presidium” si occupa principalmente delle procedure attivate al primo arrivo dei migranti, specialmente in Sicilia, tra cui la prima accoglienza, gli esami medici, le informazioni giuridiche e il sostegno speciale per richiedenti asilo vulnerabili e minori non accompagnati, nonché del monitoraggio delle condizioni di accoglienza nei centri che ospitano i richiedenti asilo.

“Contro le migrazioni illegali, la soluzione europea è l’unica possibile”, ha dichiarato il primo vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans. “Ci stiamo adoperando a fondo per mettere a punto un approccio globale nell’ambito di una nuova agenda europea sulla migrazione da presentare entro l’anno”. Prevedibilmente, le scelte di Bruxelles punteranno a rafforzare la pressione militare nel Mediterraneo onde impedire le partenze dal Nord Africa delle imbarcazioni. Dopo la strage del 2 ottobre 2013 di 366 migranti al largo delle coste di Lampedusa, la Commissione europea ha istituito la Task-Force “Mediterraneo”, incaricata di mettere a punto “azioni operative concrete”, a breve e medio termine. Nella sua comunicazione sull’attività della task force, approvata dal Consiglio europeo nel dicembre 2013, la Commissione ha delineato alcune linee d’intervento congiunto, finalizzate ad una “maggiore cooperazione con i Paesi terzi per impedire che i migranti intraprendano viaggi pericolosi verso l’Ue”; alla “protezione regionale, il reinsediamento el’ ingresso legale in Europa”; alla lotta contro la tratta e la criminalità organizzata; al “rafforzamento della sorveglianza delle frontiere”. Con l’escalation del conflitto in Libia e la presunta crescita della presenza in questo paese di gruppi armati vicini ad al Qaida o filo-Isis, ampi settori politici e delle forze armate europee spingono verso il dispiegamento di dispositivi militari a presidio delle coste nordafricane e perfino sulla terra ferma. Una delle ipotesi al vaglio degli strateghi delle future crociate contro i migranti è quella di dar vita a una “Mare Nostrum 2” europea e Nato, con rotte e finalità del tutto differenti da quelle utilizzate dalle Marina italiana nel 2014. “Nessuno sembra  comprendere che il solo modo per scongiurare i morti in mare è respingere i flussi di migranti applicando una sorta di blocco navale alle coste libiche e utilizzando i mezzi militari per riportarli indietro in condizioni di sicurezza”, suggerisce Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. “Solo i respingimenti assistiti possono fermare esodo e morti, azzerando o quanto meno riducendo i flussi e gli incassi miliardari di malavita araba e terrorismo islamico. Un’ottima idea è ripristinare Mare Nostrum ma con una missione opposta a quella ricoperta  l’anno scorso, affidando cioè alla Marina il compito di scortare barconi e immigrati illegali sulle coste libiche. Come fa da tempo la Marina australiana con le imbarcazioni di clandestini provenienti dall’Indonesia…”.
Un monumento simbolico

Il primo tentativo di erigere una statua a Campo de' Fiori non poteva che avvenire durante la Repubblica romana del 1849. Ma la statua fu distrutta quando il papa, Pio IX, tornò al potere sulla città. Occorre arrivare al 1885 per vedere la costituzione di un comitato per l’erezione della statua a Giordano Bruno. Al comitato aderirono personalità della cultura come Hugo, Ibsen, Spencer, Bovio, Labriola e, ovviamente, Bakunin.
Nel 1888 si svolsero varie manifestazioni a favore dell'iniziativa del comitato, animate soprattutto da studenti universitari, con scontri e arresti. Il consiglio comunale di Roma, all'epoca di orientamento filoclericale, dovette dimettersi e non fu rieletto nelle elezioni successive. Nel 1889 finalmente la statua (opera di Ettore Ferrari) fu eretta dove oggi si trova, diventando un simbolo per la cittadinanza. Ogni anno, il 17 febbraio, essa era oggetto di una commemorazione.

Nel 1929, al momento della stipula dei Patti lateranensi, Pio XI chiese che la statua fosse distrutta. Mussolini non accettò, ma proibì qualunque tipo di manifestazione negli anni del regime fascista. Le commemorazioni ripresero solo dopo la Liberazione e si ripetono ogni anno, con numerose presenze italiane ed estere. Una riprova che la testimonianza di Giordano Bruno e la carica simbolica che egli rappresenta per il mondo del libero pensiero non sono affatto esaurite.

venerdì 20 febbraio 2015

 UNA BELLA NOTIZIA


GRANDE VITTORIA! Soheil Arabi avrà salva la vita: l’annuncio è arrivato dall’Ambasciata iraniana. Ed è anche merito nostro. Come sempre “Odissea” ha fatto la sua parte. 

Ciao Angelo,

Il blogger condannato per un post sui social network non verrà ucciso. La conferma arriva dal presidente Luigi Manconi. La nostra petizione ha giocato un ruolo determinante per salvare l’uomo. Il senatore Luigi Manconi proprio negli ultimi giorni si era fatto mediatore con l’ambasciata iraniana in Italia per tentare di risolvere l’incredibile vicenda. In circa 240,000 abbiamo risposto e chiesto la grazia per Soheil, soprattutto da Italia, Stati Uniti e Francia. Tutte firme che hanno giocato un ruolo determinante per la decisione finale di non uccidere il fotografo e blogger.     
   

Ecco cosa ha affermato il Senatore Luigi Manconi, Presidente della Commissione Diritti Umani: "Dieci giorni fa ho consegnato all'ambasciatore della repubblica islamica dell'Iran in Italia, Jahanbakhsh Mozaffari, le centinaia di migliaia di firme raccolte nel nostro paese, in Francia e negli Stati uniti per chiedere che il blogger Soheil Arabi non venisse messo a morte. Un tribunale iraniano aveva infatti condannato Soheil alla pena capitale per uno scritto considerato offensivo per il Profeta. L'ambasciatore Mozaffari si era impegnato, in quel colloquio, a trasmettere al proprio governo le firme e l'appello a difesa di Arabi. Aveva discusso con me di diritti umani e aveva affermato che mai in Iran qualcuno era stato giustiziato per il reato di offesa al Profeta. A distanza di poco più di una settimana l'ambasciata iraniana mi ha fatto sapere che Soheil Arabi non è più in attesa della sentenza capitale e che il suo capo di imputazione è stato modificato. Si tratta di un importante risultato al quale hanno contribuito Change.org e tutti coloro che in queste settimane si sono impegnati, con tutti i mezzi a disposizione, per affermare la priorità della vita umana". 


Felicissima anche io ovviamente e la moglie di Soheil, Nastaran. La risposta data al Presidente della Commissione dei diritti umani del Senato oggi è meravigliosa. Sono contentissima. Vorrei piangere per la gioia e usare quest’occasione per chiedere al governo iraniano di riflettere anche su altre condanne a morte, riflettere sulla pena di morte e sulla necessità di abolire questa terribile legge. Ringrazio tutti firmatari della petizione su Change.org, tutti quelli che hanno scritto sui siti e giornali, dando visibilità alla storia di Soheil. Questa notizia è un vero atto di umanità, che parla ai governi del mondo che ancora applicano la pena di morte, distruggendo la cosa più bella che un essere umano possiede. Sono contenta per Soheil, per Nastaran sua moglie e per la piccola Roujan di 5 anni che aspetta il papà. Sono contenta per l'umanita dimostrata da chi ha detto no a questa condanna a morte! Grazie!                                                                                                              
Sabri Najafi via Change.org

LIBERTÀ PER RAIF BADAWI



Sapevi che un blogger saudita è stato condannato a 10 anni di prigione e 1000 frustate per aver scritto delle frasi accusate di "insultare l'Islam"? Ogni venerdì, per 19 settimane, Raif dovrebbe ricevere 50 frustate. La sua salute è molto precaria, i figli sono terrorizzati al pensiero che il padre possa non sopravvivere a una punizione così crudele. Se vi state chiedendo che cosa possa aver scritto di tanto terribile, ecco una delle frasi incriminate: "Non appena un libero pensatore inizia a rivelare le proprie idee, ecco centinaia di fatwa che lo accusano di essere un infedele solo perché ha avuto il coraggio di discutere dei temi sacri. Sono preoccupato che i pensatori arabi emigreranno alla ricerca di una boccata d'aria fresca e per sfuggire alla spada delle autorità religiose." E ora pensateci: una frase del genere merita di portare a chi l'ha scritta 10 anni di carcere e 1000 frustate? La pressione internazionale è vitale per salvare la vita di Raif: partecipa alla campagna per chiedere la sua liberazione!
Noi e l’Islam
di Giovanni Bianchi

Il problema
Il problema riguarda ancora una volta non tanto chi arriva essendo sopravvissuto ai gorghi del Mediterraneo, all'interno dell'ultima ondata migratoria, ma chi sta sul territorio e dovrebbe accogliere. Perché ogni nuovo arrivo e ogni contatto rimette in discussione la percezione che abbiamo di noi stessi, dell'identità, le relazioni da tempo stabilite. Anche quelle ataviche. E dunque la prima operazione da fare è ancora una volta preliminarmente la costruzione di un punto di vista dal quale guardare agli ospiti ma soprattutto a noi stessi, alle nostre comunità in transizione e che a fatica sanno riconoscersi. L'interrogativo che spesso s'aggira tra di noi è questo: Aveva forse ragione Huntington?
Ma un altro interrogativo si è fatto più pressante e riguarda in particolare la nostra presenza nel Mediterraneo e non soltanto: Perché la politica italiana è assente? Perché cioè oscilla tra il supposto buonismo di "Mare nostrum" e il cattivismo xenofobo da osteria padana di Matteo Salvini? Siamo alla fine diventati potenzialmente e politicamente malvagi?
No. La nostra politica è maledettamente provinciale e per questo non capisce e non incide. Mi torna alla mente il saggio ammonimento di Giancarlo Brasca, amministratore dell'Università Cattolica ai tempi del rettorato di Giuseppe Lazzati: "Vedi, Giovanni, un malvagio lo puoi convertire, ma uno stupido cosa gli fai"?
Troppe cose sono cambiate e cambiate insieme e contemporaneamente. È cambiata la democrazia ed è altrettanto e più cambiata la guerra. Da qui guardiamo con angoscia allo sviluppo dell'Islam. Ha ragione Paolo Branca nell'intervista ad "Avvenire" di un mese fa: "L'Islam è un organismo in sé sano, ma che ha al suo interno un tumore da estirpare. Questo tumore è il terrorismo".

Parigi oh cara

Prendo le mosse per proseguire nella riflessione dalla "marcia repubblicana" dell'11 gennaio scorso. E lo faccio dopo una rilettura della Dichiarazione di non sottomissione pubblicata da Fethi Benslama dieci anni prima (2005). La piazza di quella domenica parigina è risultata oceanica, popolare, decisamente politica perché evidentemente identitaria. La Francia si è ritrovata intorno alla sua religione civile -tuttora popolare e laica- che è l'illuminismo democratico: ossia il senso e la proposta contenuti nella dichiarazione di Benslama. Parigi è tornata per un giorno la capitale del mondo. François Hollande pareva finalmente un leader perché s'era messo i trampoli della politica. La cosa di gran lunga più eloquente è risultata comunque da subito l'assenza americana. Obama e il suo giro stretto pensano a due cose: il Medicare all'interno e la Cina in politica estera. Per questo ai loro occhi miopi l'Europa è finita in un cono d'ombra. E gli italiani? Salvo Romano Prodi, che ha lanciato un allarme preoccupato durante le interviste, parevano tutti in gita scolastica...
E difatti nessuno è stato successivamente invitato alla trattativa con Putin sull’Ucraina. È la nostra tradizione di restare in angolo e fare tappezzeria? Niente affatto. Il problema è che dopo De Gasperi, Mattei, Moro e Andreotti restiamo ancora in attesa di leaders non provinciali. Ci vuole infatti una visione geopolitica aggiornata e non basta parlare l'inglese. È tempo per questo di tornare a rileggere le pagine della dichiarazione di Fethi Benslama. Quale ne è il cuore? Il problema centrale pare a me il rapporto tra le religioni (al plurale, anche se la dichiarazione si occupa di Islam) e la democrazia illuministica, non come regole e procedure, ma come costume, ossia in quanto etica di cittadinanza. Perché? Perché il problema risulta di bruciante attualità?
Perché non c'è oggi cittadinanza globale, ma soltanto società "liquida". Una cittadinanza globale implica infatti il concorso di diverse identità comunitarie. Non solo nazioni. Qui il riferimento alle religioni è centrale. Perché le religioni strutturano ed educano lo spazio privato – ma anche quello pubblico – in collaborazione e in concorrenza con i poteri politici e la forma Stato, che ha interamente sostituito, a far data dal 1915, gli imperi (Austria-Ungheria, Ottomano, Russo) nel governo dei popoli e nella creazione della cittadinanza.
Basterebbe riandare con la memoria al multilinguismo parlato nel parlamento di Vienna, di cui fece parte Alcide De Gasperi, o alla Sarajevo antecedente alla guerra che ha decretato la fine della Jugoslavia.

Il caso italiano

Vale quindi la pena di tornare a riflettere sui casi italiani e sulla nostra storia. Di Porta Pia s'è già detto in altra occasione. Si tratta questa volta di fare i conti con il cosiddetto "brigantaggio", autentica guerra di secessione delle regioni meridionali nei confronti dello Stato unitario, con le masse e le truppe sanfediste che issavano il vessillo dei Borboni e perpetuavano la fedeltà papalina. Tuttavia non è necessario aver letto i testi di De Martino sulle superstizioni del Mezzogiorno per intendere il fenomeno. La religione fornisce i simboli e la colla, ma è un disegno strategico e quindi politico ad animare le lotte.
Così come uno non deve aver fatto studi accurati su Ginevra e il risveglio protestante svizzero per capire il progetto di Cavour su "libera Chiesa in libero Stato". Insomma, tocca alla religione fornire i simboli e completare l'orizzonte dell'immaginario di massa, ma la molla sul terreno risponde alle esigenze della strategia politica e geopolitica.
Per questo, per intendere e fronteggiare il terrorismo islamico, sarà bene sforzarsi di ottenere uno sguardo "europeo". Un'Europa chiamata cioè a guardare diversamente sia alla Russia come alla Turchia. Un'operazione facilitata da una più attenta riscoperta delle nostre radici europee, composte insieme da radici cristiane, ebraiche ed islamiche.
Vale forse la pena citare ancora una volta l'interessante ricerca di Asìn Palacios sui rapporti tra Dante e il mondo islamico, ed in particolare sulle affinità e i rimandi della Divina Commedia rispetto ai transiti maomettani nell'aldilà. Ma, dato uno sguardo non troppo rapido né superficiale alla storia, si tratta di prendere conto delle difficoltà in atto.
Dopo l'attacco alla drogheria kosher di Parigi, gli ebrei di Francia hanno accelerato l'operazione del fare bagagli, con meta Israele, New York, il Canada e la Nuova Zelanda. Come pure le operazioni di organizzazione di una armata ebraica. La stessa sindrome e gli stessi preparativi stanno serpeggiando anche nelle comunità israelitiche italiane.
A ben intendere, più che degli islamici, gli ebrei del vecchio continente diffidano degli europei. I Lager infatti li hanno costruiti gli ariani e non gli islamici, e li ha supportati  la Francia di Vichy. È interessante in proposito la ricostruzione che sta al fondo del bel romanzo di David Foenkinos, Charlotte, che ricostruisce con arte e grande maestria la vicenda di una giovane ebrea berlinese invano emigrata a Nizza. (Interessante anche come l'autore riconosca un ruolo politicamente lungimirante e umanitario alle autorità di occupazione italiane rispetto all'ottusità supina delle autorità francesi.)

Cos'è il terrorismo islamico?


È risaputo che gli islamici sono mondi incredibilmente plurali e molto più intenti ad ammazzarsi tra loro. Circostanza che rende errata la chiave di interpretazione che oppone il mondo islamico al mondo occidentale, quasi fossero due monoliti. Un dato oggettivo, non sempre veicolato dall'informazione, è che le guerre si combattono anzitutto tra musulmani e che le vittime dei conflitti sono quasi tutte musulmane. Il mattatoio siriano, come quello libico, ma anche quello iracheno e, prima di tutti, quello somalo sono testimonianze irrefutabili.
Siamo oramai a quattro anni dal fiorire delle primavere arabe che hanno contribuito – non comprese e male interpretate – al proliferare di spazi di decomposizione di ogni forma Stato; un processo che si sviluppa contemporaneamente alla convulsione dei traffici petroliferi e criminali. Dietro le quinte (ma neppure tanto) la contesa feroce tra Arabia Saudita e Iran. Così ci imbattiamo in gruppi jihadisti armati da Ryad contro al-Asad, in alleanza con la Turchia che costituisce il passaggio obbligato verso i campi d'addestramento militare dell’Isis. Gruppi che una volta armati e messi in campo, si sono poi scelti le rispettive strade e i propri obiettivi sfuggendo al controllo dei mandanti.
I Sauditi dal canto loro hanno anche sponsorizzato il colpo di Stato di al-Sisi in Egitto, che ha provveduto a massacrare e marginalizzare i fratelli musulmani che, radicati nel sociale, hanno comunque costituito una resistenza nei confronti del nuovo terrorismo.
La confusione è tale che in Siria Stati Uniti e Iran paiono costituire la medesima armata, con gli iraniani che funzionano da fanteria e gli americani da aviazione… La rivista "liMes" se ne è occupata dell'ultimo numero con l'abituale e documentata informazione.
L'altro grande attore regionale è evidentemente la già citata Turchia, che sconta d'altra parte un'atavica diffidenza nei suoi confronti del mondo arabo. Erdogan ha trovato un accordo con i curdi di Barzani e gestisce una condizione dalla prospettiva indefinibile e perfino contraddittoria rispetto all'atteggiamento tradizionale del governo di Ankara, che fino all'altro ieri definiva in maniera davvero anodina le popolazioni curde, tutte raccolte sotto l'etichetta di "turchi delle montagne".  È così che i turchi strizzano l'occhio a Putin per fare da scudo a un gasdotto tra Russia e Europa come alternativa a South Stream. Atteggiamento che non ha mancato di indispettire il Congresso americano, dove qualcuno si è spinto a chiedere la cacciata della Turchia dalla Nato, proponendo un regalo di dimensioni ciclopiche per l'avversario neozarista Putin. Ma i giochi sono evidentemente troppo complessi e troppi per essere seguiti...

L’Isis

È in questo quadro che si muove la banda feroce di al-Baghdadi che, a dispetto delle macabre esibizioni eversive, finisce per recitare una funzione di conservazione dei regimi vigenti. Cosa che consente di spostare le tensioni in altri punti strategici, dei quali il più caldo al momento è indubbiamente l'Ucraina, considerata dalla Russia di Putin una sorta di marca di confine per il nuovo impero. Ovviamente Gli Stati Uniti difficilmente possono tollerare che, sconfitta l’Urss, la Russia recuperi un ruolo di potenza globale. E qui nasce l'iniziativa di tamponamento verso il nuovo espansionismo zarista, nella quale gli Stati Uniti sono accompagnati da quella "nuova" Europa che è entrata nell'Unione pensando e preferendo la Nato: l'Europa anglo-baltico-polacca. Le armi di pressione sono davvero varie e forse infinite: a partire dal crollo del prezzo del petrolio che ha messo in ginocchio l'economia russa, con il rublo dimezzato, l'inflazione vicina al 20% e la perdita di tre punti di Pil.
Tutte ragioni che hanno spinto il governo del nuovo zar a improvvisare un'intesa geopolitica con la Cina. Ma chi sono, in questo quadro, i terroristi?
Secondo gli analisti più accreditati essi appaiono poco interessati alle lotte degli islamici e degli arabi già in campo da tempo. Non si curano infatti dei palestinesi e non si occupano di islamizzare la società, ma di esercitare piuttosto il loro protagonismo e il martirio a livello globale. È non a caso l'identikit dei tre terroristi parigini: i fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly.
Tutto in effetti nel mondo islamico appare autonomo e frammentato. E deve piuttosto considerarsi un riflesso occidentale quello di parlare di "comunità islamica", con un'espressione impropria e un intento, anche in Italia, che rappresenta il tentativo disperato di dare un centro a una realtà storicamente senza centro.
Nessuno può scomunicare un altro islamico e non esistono partiti musulmani sui territori europei: non in Francia, in Italia e in Germania.
Secondo Olivier Roy siamo piuttosto di fronte a una rottura generazionale che mette alle corde le nostre alleanze occidentali. Dal momento che siamo alleati con i regimi arabi che alimentano il jihadismo (Arabia Saudita, Turchia, l'Egitto di al-Sisi). Mentre non si conosce un solo terrorista di matrice persiano-sciita che abbia preso di mira l'Europa.
In secondo luogo il terrorismo è un pericolo permanente, al punto che Mario Graziano osserva che "il terrorismo è la continuazione della disperazione politica con altri mezzi".
Quel pericolo permanente che papa Francesco ha evocato nella dichiarazione in cui parlava di una terza guerra mondiale, facendo inconsapevolmente eco ad analisi analoghe condotte mezzo secolo fa da Carl Schmitt.
Non sarà dunque il risentimento e neppure la rabbia vendicativa a trarci d'impaccio. E neppure il vezzo di cavalcare spregiudicatamente l'onda di chi è interessato più ai sondaggi elettorali che alla sconfitta del terrorismo.

Gli angoli

Vi sono lampadine che non debbono essere spente perché in qualche modo mandano sprazzi di luce sul panorama. Vi sono soprattutto angoli di visuale dei quali è opportuno far tesoro se non si vuol cedere al rischio di letture troppo parziali perché strabiche e distorte.
Provo quindi a indicarne qualcuno qui di seguito: angoli di visuale emersi nel corso dei dibattiti cui ho preso parte recentemente sull'Islam.

Primo. È bene non considerare banale la "classica" diagnosi di Huntington, che non va confuso con Oriana Fallaci. Così pure sarà bene rammentare che l'Islam ignora la crisi europea del Seicento e la configurazione dello Stato.
Noi occidentali ed europei chiamiamo Stati gli Emirati, che sono soltanto un accrocchio di tribù islamiche, molto versate nel business e nel lusso, oltre che nella manutenzione di una rigida ortodossia, ricca di elementi oltranzisti.
Secondo. Simone Weil aveva il coraggio di affermare che Omero è meglio di Roma: perché in Roma il diritto occulta la crudeltà della violenza (non vanno dimenticate le spietate crocifissioni), mentre Omero la svela.
Terzo. Un dato estremamente significativo è occultato da un'informazione malamente orientata e sicuramente interessata. Un miliardo e mezzo gli islamici; solo il 20% sono arabi, e non tutti gli arabi sono islamici. Per cui, dire islamici in generale non significa nulla.
L'Islam è figlio dell'Oriente e dell'Occidente. Figlio dell'Occidente in maniera tale da esserci parente. E, come dice il proverbio, i parenti sono come le scarpe, che più sono strette più fanno male...
Quarto. Le contraddizioni sono sovente molto vicine a noi. Essere croati nella ex Jugoslavia significa essere invariabilmente cattolici, mentre essere serbi significa essere ortodossi.
Al contrario, da tempo, il nostro essere italiani non è più legato all'essere cattolici.
Quinto. Ogni giorno islamici muoiono per mano di islamici. E non fanno notizia.
Ecco perché gli islamici sono i primi ad essere interessati alla violenza islamica e alle sue radici. La violenza cui assistiamo oggi non è stata usata nemmeno in Algeria nei confronti dei colonialisti.
Liberali e socialisti c'erano nel mondo islamico e sono stati fatti fuori con la connivenza dei gruppi di potere dell'Occidente.
Sesto. La prima guerra mondiale non è l'ultima delle guerre d'indipendenza italiane per le terre irridente, come sta scritto sui testi scolastici, ma la fine degli Imperi: Austria-Ungheria, Russia e l'impero Ottomano.
Settimo. Per l'Islam la vera terra promessa è il mondo. Per l'ebraismo la terra è quella tra il Libano e il Giordano.
Ottavo. Parrebbe che per essere progressisti ci si debba alleare con il peggio delle culture degli altri... S’impone perciò una revisione dei concetti di dialogo e di tolleranza.
Significativo come allenamento e palestra è il duetto ricordato da Stefano Levi Della Torre. Quando nel dopoguerra, per coniugare dialettica e tolleranza, un partigiano delle formazioni di Giustizia e Libertà e un partigiano comunista si esercitavano a sostenere l'uno le ragioni dell'altro: per provare finalmente a capirsi e ad accogliersi nell'attenzione reciproca.
Un percorso originale alla democrazia, dal momento che la democrazia non è un metodo ma un universo di valori dove condividiamo il medesimo percorso verso il bene comune.
Al di fuori di questo orizzonte sembrano collocarsi il "vero" Islam e la "vera" ortodossia di ogni altra religione.
Ogni volta che un "vero" siffatto viene così presentato è bene sospettare.
Nono. E infine una metafora. La metafora degli storni che disegnano bellissime figure nel cielo di Roma, fuori dalla stazione Termini. Quei medesimi storni disegnano però altrettanti voli esteticamente pregevoli nel cielo di certi quartieri romani, dove gli abitanti sono costretti ad aprire l'ombrello per evitare di essere imbrattati dai bombardamenti aerei di questi simpatici uccelli pur così bravi nelle figurazioni in cielo...
L’avvertenza è di occuparsi ogni volta anche del rovescio di una figura e di una questione.