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domenica 14 giugno 2015

LA CASA COME LUOGO DELLA VISIONE
Lo storico dell’arte e poeta Arturo Schwarz, in questa conversazione 
con Angelo Gaccione, racconta la sua casa-museo. 
Più che una casa, una visione magica.

Arturo Schwarz nella sua casa di Milano con la scacchiera di Man Ray

Gaccione: La tua non è, quel che comunemente si intende, una semplice casa: è una vera e propria casa-museo, cioè un museo vivo dentro una casa viva e abitata. Tuttavia casa-museo privata, molto personale. Per alcuni aspetti mi ricorda la casa dell’esteta e studioso Mario Praz a Roma. Come definiresti tu la tua casa e quali sono state le motivazioni profonde (e le visioni) che ti hanno spinto a concepirla con un tale criterio?

Schwarz: Non vi è stato nessun criterio prestabilito: l’unica cosa che differenzia la mia casa da altre è la presenza di molte biblioteche; nel corso dei miei 80 anni di vita adulta ho accumulato molti libri che hanno necessitato biblioteche e quindi spazi.

Gaccione: La tua casa è ricchissima di sculture, dipinti, grafiche, disegni e oggetti d’arte di ogni genere. Immagino che tutto questo non sia avvenuto per semplice accumulo. Quasi tutti questi manufatti raccontano una storia: vuoi raccontarmene qualcuna?

Schwarz: Sbagli, i libri e le opere d’arte sono il frutto dei miei interessi culturali di una lunga vita (91 anni). Nessuna storia particolare.

Gaccione: A quale di essi sei affezionato in modo particolare e perché?

Schwarz: A nessuna cosa: mi affeziono alle persone non alle cose.

Gaccione: Opere e suoi realizzatori: in queste stanze si concentra una parte considerevole della storia della creatività di varie epoche e luoghi.

Schwarz: È il caso ed il frutto di una lunga vita nel corso della quale si sono accumulati, piano piano, i frutti dei miei interessi.

Gaccione: La disposizione di opere e oggetti è di per sé una scelta estetica, perché implica una preferenza e un gusto allo stesso tempo. Sei d’accordo?

Schwarz: No: è solamente casuale, nulla di premeditato.

Gaccione: Ogni angolo e spazio di questa casa è affollato di cose, camera da letto compresa: manifesti, ritagli di giornali, oggettistica, frasi celebri, slogan, fotografie… Non solo le pareti ne sono piene, ma anche le porte e le retroporte, senza soluzione di continuità.

Schwarz: È il frutto, ripeto, puramente casuale, di una lunga vita (91 anni).

Gaccione: La scacchiera di Man Ray è uno dei pezzi forti della tua casa-museo, e tu hai giocato a scacchi con lui.

Schwarz: La scacchiera è di Man Ray con il quale, effettivamente ho giocato spesso a scacchi; voglio precisarti che da giovane ho seguito un corso di scacchistica perché in questo “gioco” il caso o la fortuna non ha nessun ruolo. 

Gaccione: La tua biblioteca merita un discorso a parte, nella casa-museo; intanto per come è disposta. Una posizione che non ho incontrato in nessun’altra casa di intellettuale di mia conoscenza. Perché questa singolare disposizione? Chi è stato il suo ideatore?

Schwarz: Niente di particolare, solamente la logica che mi permette di ritrovare un libro subito, quindi i libri sono ordinati in classe tematiche ed entro queste, in ordine alfabetico d’autore. Le librerie le ho disegnate io e sono state realizzate nel tempo da artigiani diversi di cui non ricordo più il nome.

Gaccione: Parlami in dettaglio del tuo patrimonio librario e cartaceo. So che molto è stato donato, ma qui c’è ancora una varietà notevole di autori e titoli. Molti anche i testi ebraici, a cominciare dalla Toràh.

Schwarz: Ho solo libri di saggistica nei rami del sapere che m’interessano, in particolare filosofia, psicologia e storia che comprende anche un settore dedicato alla storia e alla filosofia dell’ebraismo.

Gaccione: Cicerone ha scritto un pensiero bellissimo: “Se accanto alla biblioteca ci sarà un giardino, nulla ci mancherà”. Tu hai un piccolo giardino esterno, contrariamente alle case nobiliari milanesi che il giardino spesso ce l’hanno all’interno. Piccolo, ma può vantare tre dediche ad altrettanti personaggi straordinari: una all’anarchico Errico Malatesta, una al filosofo Baruch Spinoza, l’altra ad André Breton. Si direbbe che tu lo abbia voluto per rendere omaggio a queste tre grandi figure che ti hanno guidato e di cui tuttora ti nutri. Un giardino con una funzione testimoniale, più che esornativa o per l’ozio e il riposo. È così?

Schwarz: Sì, sono tre grandi figure che mi hanno ispirato.