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mercoledì 17 giugno 2015

SENTIERI NEL DESERTO
Da considerazioni personali e quindi discutibili arrivo a concludere che il panorama teatrale italiano, almeno per quel che riguarda il teatro istituzionale, solo per questo più facilmente visibile, si avvicina al deserto. Per teatro non intendo la quantità di offerta né la volontà di sperimentazione o impegno politico e sociale da parte di registi e produttori. Per teatro intendo le due cose che da sempre hanno caratterizzato questo Medium e cioè la capacità degli attori di coinvolgere i cuori (non solo le menti) e quell’esigenza da parte degli spettatori di lasciarsi staccare dalla realtà per abbandonarsi al sogno, o più semplicemente, ad una storia. Non ci sono gli attori in grado di emozionare e non ci sono gli spettatori che hanno fiducia nel teatro come qualcosa in grado di creare coinvolgimento. Ovviamente è un circolo vizioso che porta al deserto. Dopo più di 20 anni dedicati alla formazione di attori, me compreso, alla produzione (74 spettacoli) e alla regia (31) penso che ora sia necessario dedicarsi maggiormente alla distribuzione per affrontare l’altra parte del problema culturale legato al teatro: la fiducia dello spettatore. Questa fiducia non può essere riconquistata dando un maggiore potere di attrazione all’offerta, cercando titoli, autori o nomi di richiamo per il pubblico. Non più, o almeno non per combattere la desertificazione culturale del teatro. Occorre trasformare il luogo dello spettacolo, da un luogo di rappresentazione in un luogo di presentazione per tutti coloro che vi partecipano. Lo spettacolo da solo non basta, occorre considerare lo spettacolo un pretesto per creare occasione di incontro. Occorre convincere le persone ad uscire di casa non solo per vedere uno spettacolo ma perché un amico, un parente, un conoscente di cui ci si fida, ha detto di raggiungerlo e condividere con lui una serata. Fidarsi significa sapere che quell’invito non ha a che fare con richieste di aiuto economico (se ci deve essere una tassa di ingresso deve avere un valore simbolico), né con una richiesta di appoggio politico-economico (se non ne hanno voglia meglio lasciare a casa iscritti, genitori e fidanzati). Per aggiungersi a quel gruppo naturale di spettatori formato da attori non coinvolti o persone vicine al progetto (il più delle volte sono allievi o ex-allievi), il nuovo spettatore deve essere convinto di avere la possibilità di presentarsi in un luogo che risponde alle sue reali necessità. Tale presentazione può essere possibile grazie ad un ambiente che favorisca prima di tutto la condivisione di pensieri ed emozioni, anche perché capace di raccontargli una storia attraverso un mezzo che racchiude in sé il massimo delle possibilità di coinvolgimento concesse all’essere umano. Tale ambiente può creare quella vicinanza e conoscenza che tutti continuiamo a
cercare. Un’oasi di fiducia e ottimismo dove non esista l’imbarazzo per il desiderio di sentirsi vivi e ci sia la libertà di vivere tale desiderio insieme agli altri.
Rino Cacciola