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sabato 25 luglio 2015

Contro le piantagioni di palma e caucciù


In Africa e in Asia, i lavoratori presidiano le piantagioni dell’azienda Socfin, accusata di aver rubato la terra per avviare piantagioni di palma. Gli abitanti del luogo esigono che il principale azionista, il gruppo francese Bollorè, rispetti i loro diritti e restituisca le loro terre. Noi li sosteniamo.
In Camerun, contadine e contadini hanno presidiato e bloccato le piantagioni della Socfin, una filiale del gruppo Bollorè. La Socfin ha piantato 43.700 ettari di palma da olio e alberi di caucciù. Circa 6.000 persone hanno perso le loro terre: “Ci hanno rubato le nostre terre. Siamo venuti a recuperarle”, dice il contadino Michel Essonga a Dibomari.
La bramosia di terra è impressionante. Nel 2014, la compagnia aveva, in diversi paesi africani, circa 116.000 ettari di terra coltivati con palma da olio, il che comporta un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente.
“La popolazione è indignata” dice Emmanuel Elong, presidente della International Alliance of Plantation Communities. I manifestanti sperano in una negoziazione, sebbene temono che la polizia intervenga con la forza in qualsiasi momento. La Socfin respinge le accuse e definisce le piantagioni come “pioniere del progresso sociale”. Il gruppo multimilionario Bollorè, che conta con il 39 per cento delle azioni in Socfin, ha detto ai contadini di non avere alcuna influenza in merito. Emmanuel Elong percepisce che lo stanno raggirando: “il gruppo Bollorè incassa i dividendi e nega le sue responsabilità”.
In Liberia, Costa d’Avorio e Cambogia, dove la Socfin ha implementato piantagioni, sono sorte svariate proteste. Migliaia di contadini hanno manifestato nelle ultime settimane.
I piccoli agricoltori pretendono dalla Socfin e dal gruppo Bollorè, i risarcimenti che hanno loro promesso, il rispetto dei loro diritti e la restituzione delle loro terre. Le persone dipendono dalle loro terre. Per favore, appoggiate la loro petizione.
Salviamo la Foresta