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venerdì 31 luglio 2015

DÈI, RELIGIONE E GUERRA
di Angelo Gaccione


Un dato è incontrovertibile: che si prendano in mano i poemi di Omero, la “Teogonia” di Esiodo, la “Biblioteca” di Apollodoro, gli scritti di Eschilo e di Pindaro, o si vanno a considerare i miti precedenti della tradizione orientale - per esempio il mito ittita di Ullikummi - la nascita degli dèi e l’Olimpo, si fondano sulla guerra e sullo sterminio. La guerra spietata che li vede contrapposti per il dominio e la supremazia, non si esaurirà con il conseguimento dello scettro e il ristabilimento della gerarchia dell’ordine divino imposto da Zeus. Tutte le vicende, sia olimpiche che terrene, vedranno gli dèi in una ininterrotta contesa armata diretta, o attraverso i cosiddetti eroi mortali e terreni, fomentando fra costoro discordie, rivalità, guerre, e ogni sorta di mostruosità. L’Olimpo non nasce né pacifico né tollerante, e tanto meno la religione che ne discenderà; e pacifici e tolleranti non lo saranno gli uomini sulla terra. 
C’è conflitto in Cielo come c’è conflitto in Terra. Sono dèi spietati ed esigenti dotati delle stesse passioni umane e dei peggiori difetti. Richiedono continui sacrifici umani; sgozzamenti ai piedi dei loro altari e dentro i loro templi, pretesi addirittura dalla mano amorevole degli stessi padri costretti a sgozzare figli innocenti; ecatombe di poveri animali inconsapevoli della follia e del fanatismo religioso degli uomini delle società antiche. Misere creature immolate in un disgustoso bagno di sangue. Riconsiderate sotto l’aspetto criminale della guerra e dei sacrifici umani e animali, quelle società, con l’impianto religioso che le sorregge, appaiono disgustose, feroci,  fanatiche, vendicative. L’esaltazione mitica dei cosiddetti eroi, celebra in realtà una genia di portatori di morte, sadici ed efferati, che non ha nulla a che fare con la pietà. Basta analizzare gli episodi salienti dei conflitti e il comportamento dei singoli eroi, per rendersi conto del loro odioso modo di procedere. Non ci si ferma neppure davanti agli infanti ancora in fasce, messi a morte senza scrupolo alcuno; straziati nel corpo e mutilati nel più bieco dei modi. Né davanti agli anziani indifesi e senza forze. Gli stupri sulle donne inermi sono diffusissimi e si arriva persino ad impedire la sepoltura dei cadaveri, lasciati all’oltraggio e alla voracità delle fiere. Vista dall’ottica delle vittime innocenti, l’epica omerica è barbara e feroce come tutte le guerre; e come tutte le guerre rivelano la loro criminale follia. Con un aggravante in più: il coinvolgimento dell’Olimpo e di una religione altrettanto spietata che le giustifica. I poemi omerici e quelli degli scrittori successivi, non sono soltanto alta poesia, sono soprattutto un ammasso spaventoso di carneficine perpetrate con il contributo e il consenso degli dèi. L’abilità poetica dei cantori può rendere tutto più scintillante, ma il sangue resta sangue.