DÈI, RELIGIONE E GUERRA
di Angelo Gaccione
Un dato è incontrovertibile: che si
prendano in mano i poemi di Omero, la “Teogonia”
di Esiodo, la “Biblioteca” di
Apollodoro, gli scritti di Eschilo e di Pindaro, o si vanno a considerare i
miti precedenti della tradizione orientale - per esempio il mito ittita di
Ullikummi - la nascita degli dèi e l’Olimpo, si fondano sulla guerra e sullo
sterminio. La guerra spietata che li vede contrapposti per il dominio e la
supremazia, non si esaurirà con il conseguimento dello scettro e il
ristabilimento della gerarchia dell’ordine divino imposto da Zeus. Tutte le
vicende, sia olimpiche che terrene, vedranno gli dèi in una ininterrotta
contesa armata diretta, o attraverso i cosiddetti eroi mortali e terreni,
fomentando fra costoro discordie, rivalità, guerre, e ogni sorta di mostruosità.
L’Olimpo non nasce né pacifico né tollerante, e tanto meno la religione che ne
discenderà; e pacifici e tolleranti non lo saranno gli uomini sulla terra.
C’è
conflitto in Cielo come c’è conflitto in Terra. Sono dèi spietati ed esigenti dotati
delle stesse passioni umane e dei peggiori difetti. Richiedono continui
sacrifici umani; sgozzamenti ai piedi dei loro altari e dentro i loro templi,
pretesi addirittura dalla mano amorevole degli stessi padri costretti a
sgozzare figli innocenti; ecatombe di poveri animali inconsapevoli della follia
e del fanatismo religioso degli uomini delle società antiche. Misere creature
immolate in un disgustoso bagno di sangue. Riconsiderate sotto l’aspetto criminale della guerra e dei sacrifici umani e animali, quelle
società, con l’impianto religioso che le sorregge, appaiono disgustose,
feroci, fanatiche, vendicative.
L’esaltazione mitica dei cosiddetti eroi, celebra in realtà una genia di
portatori di morte, sadici ed efferati, che non ha nulla a che fare con la
pietà. Basta analizzare gli episodi salienti dei conflitti e il comportamento
dei singoli eroi, per rendersi conto del loro odioso modo di procedere. Non ci
si ferma neppure davanti agli infanti ancora in fasce, messi a morte senza
scrupolo alcuno; straziati nel corpo e mutilati nel più bieco dei modi. Né
davanti agli anziani indifesi e senza forze. Gli stupri sulle donne inermi sono
diffusissimi e si arriva persino ad impedire la sepoltura dei cadaveri,
lasciati all’oltraggio e alla voracità delle fiere. Vista
dall’ottica delle vittime innocenti, l’epica omerica è barbara e feroce come
tutte le guerre; e come tutte le guerre rivelano la loro criminale follia. Con
un aggravante in più: il coinvolgimento dell’Olimpo e di una religione
altrettanto spietata che le giustifica. I poemi omerici e quelli degli
scrittori successivi, non sono soltanto alta poesia, sono soprattutto un
ammasso spaventoso di carneficine perpetrate con il contributo e il consenso
degli dèi. L’abilità poetica dei cantori può rendere tutto più scintillante, ma
il sangue resta sangue.