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martedì 28 luglio 2015

SCOMPARE UN NARRATORE DI RAZZA
di Angelo Gaccione

Lo scrittore Sebastiano Vassalli è morto, avrebbe compiuto 74 anni il prossimo 24 ottobre, era nato a Genova nel 1941, ma aveva vissuto praticamente sempre nel novarese.

Sebastiano Vassalli nella sua casa di Biandrate

Nel 2011, in occasione dei suoi settant’anni, gli avevamo dedicato un numero monografico di “Microprovincia”; il numero 49 per l’esattezza, con questo titolo:  
La parola e le storie in Sebastiano Vassalli”. Di sicuro il lavoro più dettagliato e completo sulla parabola di scrittore, poeta, artista, editore, dell’autore di Biandrate.  
In quel numero, presentato a Stresa nel tardo pomeriggio di sabato 22 ottobre 2011, nella Sala del palazzo dell’Azienda del Turismo della città, ci sono scritti di autori come Bàrberi-Squarotti, Franco Cordelli, Roberto Cicala, Giuseppe Lupo, Andrea Kerbaker, Dante Maffia, Fulvio Papi, Giovanni Tesio, il sottoscritto, la sua traduttrice tedesca Veronika Strehlke, e tanti altri. Il direttore della rivista e poeta Franco Esposito, aveva caparbiamente voluto quel numero monografico, ed era andato a trovare Vassalli nella sua casa di Biandrate con Cicala. Franco al telefono mi descrisse entusiasta l’incontro, il clima amichevole, la buona bevuta, la casa affascinante e incredibile di Vassalli e il pullulare di zanzare che lì, nella pianura novarese, come da noi in questa lombarda, “le allevano”, come dico spesso, e che sono il più manifesto errore della creazione divina. 
Copertina del numero monografico di "Microprovincia"

Della cena, seguita all’incontro con Vassalli, al “Ristorante Piemontese”, conservo alcune foto; non sono particolarmente belle, le luci “sparavano” troppo e ne hanno alterato i colori, ma in una Vassalli beve di gusto. Franco ne ha certamente di migliori, non del ristorante, ma della sala dove avvenne l’incontro (in quella che ho io, quasi al fondo della sala si vede un altro amico scomparso: il saggista e poeta Tiziano Salari). È quasi sicuro che Franco Esposito abbia registrato l’intera serata su uno dei suoi taccuini-diari, di cui mi ha parlato tempo fa. Come tutte le cene amichevoli e numericamente ristrette, il clima fu allegro e colloquiale. C’era Kerbaker con la moglie, c’era Cicala, la traduttrice Strehlke, il medico e giornalista Ercole Pelizzone, la giovane ricercatrice dell’Università Cattolica Velania La Mendola, il sindaco Canio Di Miglia con la moglie, l’assessore alla cultura Albino Scarinzi, e naturalmente, la moglie di Vassalli. Franco, come sempre tenne banco, ed è, come sanno gli amici, un buon bevitore e conoscitore di vini. Curiosamente con Vassalli finimmo per parlare di Calabria. Aveva apprezzato il mio dramma sul massacro dei valdesi nella Calabria cosentina, e conservava un vivido e affettuoso ricordo di alcune giornate passate ad Acri, dove lo avevano invitato per degli incontri. Ne era così entusiasta che nella dedica che mi fece sul pieghevole dell’incontro stresiano, così scrisse: “Ad Angelo Gaccione ricordando Acri”.

Villa Mases (secoli XVI e XX) la casa-cascina di Vassalli a Biandrate

Riceveva regolarmente “Odissea” e si trovava in sintonia con molte delle cose che scrivevamo. In una lettera del 23 agosto 2012 parlando del giornale dice: “Grazie di Odissea: ci ho ritrovato persone che conosco bene, come Sanesi e la Lagorio”. Mi sarebbe piaciuto che avesse affrontato il discorso Nord/Sud dal suo punto di vista per le nostre pagine, sicuro che ne sarebbe venuto fuori un documento molto pepato, ma ricusò la proposta: “Circa quell’idea di scrivere sulla querelle Nord/Sud, ce l’ho in testa da trent’anni e probabilmente non ne farò mai niente, perché: 1) non servirebbe a niente, c’è gente che se gli togli di sentirsi vittima o di sentirsi sfruttata gli hai tolto tutto, e poi cosa resta?; 2) per farlo seriamente ci vorrebbero 10/15 giorni, e chi li ha? Aggiungi che con l’età sono sempre più pigro.(…)”. Però non aveva abbandonato del tutto l’idea di scrivere qualcosa che sulla nostra testata avrebbe trovato la sua naturale collocazione, ben conoscendo lo spirito che ci animava. Nel post scriptum di una lettera del 3 settembre di quello stesso anno annota: “Il mio rapporto con la scrittura è ormai di tipo alimentare; scrivo con fatica e sono in crisi, perché i giornali di carta sono in crisi e pagano poco. Idealismo zero e meno male, perché sto anche diventando reazionario (come Gadda). Ma per ‘Odissea’ prima o poi qualcosa farò, te lo prometto. Devi solo avere un po’ di pazienza”.            
Le cose poi vanno come vanno, perché forse davvero: “Il tempo, purtroppo, è un assassino…” (è un passo di una sua lettera). Subentrano angustie di vario genere ed io sono stato accorto, in questo senso. Poco tempo dopo ci fu la svolta di “Odissea” in Rete, ed anch’io ebbi una profonda crisi, quasi una paralisi. Non avrei avuto più cuore di ricordargli quella promessa.