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domenica 27 settembre 2015

CACOCRAZIA: IL TRIONFO DELL’ORRIDO
di Jacopo Gardella

Vi sono tre opere sorte di recente a Milano -per iniziativa e con l'avvallo del Comune e senza opposizione da parte della Sovrintendenza- delle quali si sente il dovere di parlare.
Sono opere che dimostrano la totale perdita di educazione estetica; avviliscono il volto della nostra città; confermano quanto si sia affievolito quel senso della "bellezza urbana" per cui da anni si batte con coraggio ma senza essere ascoltato l'urbanista Marco Romano. Le tre opere non sono simili sotto l'aspetto formale ma sono tutte e tre ugualmente criticabili per la loro disastrosa influenza sul contorno ambientale. Esse sono le seguenti:

EXPO Gate in Piazza Cairoli: tralicci metallici destinati alla vendita di biglietti per l’EXPO    
Biglietteria davanti al Palazzo della Triennale 
Filari di alberi abbattuti lungo la nuova metropolitana M4 in via Lorenteggio   

Expo Gate
▪ EXPO Gate. I due tralicci metallici a forma di piramide verniciati di bianco e collocati di fronte al Castello Sforzesco possono forse essere ritenuti da alcuni non brutti in sé, come aveva già fatto notare l'architetto Italo Lupi in una recente riunione alla Triennale; ma indubbiamente brutta e sbagliata è la loro collocazione. Non basta aver lasciato in vista la Torre del Filarete, inquadrata tra l'uno e l'altro traliccio, per illudersi di avere salvaguardato la veduta del Castello. Ciò che rendeva vivace ed efficace quella veduta era infatti il contrasto fra la lunga e bassa distesa della cinta merlata e la alta e scattante sagoma della Torre.
Poiché il profilo orizzontale delle mura è completamente nascosto dai due ingombranti tralicci si verifica un grave inconveniente: si perde e scompare l'effetto di forte contrasto tra allineamento orizzontale delle mura e figura verticale della Torre. Lo scenario monumentale tanto attentamente studiato dagli urbanisti di fine '800 risulta così interamente vanificato.
Quanti si rammaricavano dell'infelice collocazione dei due tralicci potevano consolarsi al pensiero di vederli rimuovere alla fine dell'EXPO; ma ora una inattesa minaccia si profila e mette a rischio il paesaggio urbano in quel punto vitale della città storica. I due tralicci non verranno rimossi entro il 31 dicembre 2015 come era previsto e dichiarato dalla stessa Triennale; rimarranno utilizzabili ancora per la durata di un anno e saranno lasciati a disposizione dell'Ente Triennale per future manifestazioni. Dopo questo primo anno, c'è da scommetterlo, la loro ingombrante presenza verrà prorogata ulteriormente e Milano avrà perso una della sue vedute più tipiche e spettacolari.  Se davvero persisterà l'infelice proposito di mantenere in piedi i due tralicci si avrà la sfortuna di vedere intromessa nel decoroso ed unitario complesso architettonico di Piazza Castello-Foro Bonaparte-via Dante una incongrua intrusione priva di qualsiasi coerenza con il nobile volto urbano preesistente.

Biglietteria
▪ Biglietteria davanti al Palazzo della Triennale - Mentre i due tralicci della EXPO Gate non sono brutti in sé ma soltanto sbagliati di posizione, il chiosco della biglietteria da poco edificato davanti al Palazzo della Triennale non solo è un banale esempio di architettura ma è anche il risultato di una collocazione assurda ed irrazionale. Posto nel centro del cannocchiale visivo che si apre davanti al Palazzo dell'Arte il chiostro nasconde il monumentale pronao progettato dall'architetto Muzio ed impedisce a chi arriva dal Ponte delle Ferrovie Nord la vista frontale dell'imponente Palazzo rimasta inviolata dal 1933.
All'errore di composizione urbana si aggiunge una insensata organizzazione logistica: chi entra nel Palazzo, ed è abituato da anni a trovare nell'atrio il bancone della biglietteria, viene invitato ad uscire, attraversare il largo viale che corre davanti all'ingresso, entrare nel chiosco sul lato opposto del viale, acquistare il biglietto, uscire ancora all'aperto, attraversare di nuovo il viale, rientrare nell'atrio di ingresso dal quale era stato poco prima allontanato e finalmente iniziare la visita delle sale interne. Ci si più immaginare con che piacere questo assurdo percorso di andata e ritorno viene compiuto nelle giornate di maltempo e viene subito da persone anziane o invalide. Siamo davanti ad un capolavoro di incongruenza organizzativa e ad un'opera goffa e presuntuosa di cui si spera che avvenga  al più presto una rapida e definitiva rimozione.
Gli esempi sopra citati sono errori urbanistici gravi, costosi, inspiegabili: sono una dimostrazione di danaro pubblico usato male; di sensibilità urbanistica carente; di capacità organizzativa nulla.

Alberi in via Lorenteggio
▪ Alberi lungo la nuova linea metropolitana M4 - In tutte le città moderne le linea della ferrovia metropolitana non sempre corrono sotto il sedime stradale, spesso attraversano in sede interrata interi isolati e passano sotto cantine e fondazioni di edifici preesistenti. A volte passano anche sotto l'alveo di fiumi e congiungono zone di città estese sulle due sponde opposte.
Perché non si può agire allo stesso modo anche sotto viale alberati, piazze con giardini, zone urbane coperte di verde? Forse che le radici degli alberi scendono in profondità più dei piani di un cantinato, più dei muri di fondazioni di un palazzo, più del letto di un fiume? Dove è detto che la costruzione di una linea metropolitana obbliga alla distruzione di tutto ciò che si trova al di sopra del suo tracciato?
Si sa che lavorare in superficie è meno costoso di quanto non comporti uno scavo sotterraneo; ma ci si chiede se si deve compromettere la bellezza naturale delle nostre città per un modesto risparmio delle spese complessive. Una buona amministrazione pubblica deve essere capace di valutare con lungimiranza i costi ed i benefici delle operazioni urbanistiche che intende attuare: dico con lungimiranza perché il danno dei filari abbattuti non è di poco conto, non è di breve durata; al contrario si protrae per decenni perché decenni impiega un albero novello a crescere e svilupparsi. Se si fosse risparmiato la spesa di tante recenti e meno recenti opere inutili tutte pagate con danaro pubblico, si potrebbe oggi adottare una politica più assennata ed avere i soldi sufficienti a realizzare lavori più seri e dignitosi a vanto e decoro dell'intera città.
Si sa che le periferie di tutte le città sono brutte, desolate, deprimenti, e Milano non fa accezione. È questo il motivo per il quale noti architetti come Renzo Piano insistono da tempo sulla necessità di presentare un programma di recupero e di rivalutazione delle periferie e propongono interventi di miglioramento e di rigenerazione dei quartieri lontani dal centro città.
La periferia di Milano è priva di architetture decorose, e salvo rare eccezioni non presenta opere monumentali di grande valore storico-artistico. Inoltre non è nata secondo un piano urbanistico chiaro e razionale, se si fa eccezione per l'asse del Sempione e del Castello Sforzesco. Possiede tuttavia una ricchezza incontestabile che è il numero e la dimensione dei viali tracciati lungo la cintura  viaria esterna. Che cosa decide di mettere in atto il Comune di Milano in totale dispregio dei consigli dati da tanti noti urbanisti? Decide di abbattere quei bellissimi viali da cui la città traeva motivo di vanto e di togliere agli abitanti della periferia l'unico elemento di qualità spaziale ed ambientale da cui potevano trarre vantaggio e salute.
Consiglio di percorrere via Lorenteggio devastata dai lavori della nuova metropolitana M4 e di meditare sui brevi tratti di filari arborei ancora non abbattuti : uno spettacolo desolante da cui si misura la imperdonabile gravità del vandalico intervento. I pochi ciuffi di alberi rimasti nel viale oggi stravolto dai lavori ma un tempo interamente alberato, assomigliano ai pochi denti non ancora caduti in una bocca devastata dagli anni ma un tempo giovane ed intatta. Se ci si sposta nella parallela e spaziosa via Giambellino, ancora integra, non aggredita dalle ruspe, interamente alberata, ci si accorge quale ricchezza naturale abbelliva la nostra periferia, e quale tesoro vegetale viene sistematicamente distrutto. Di recente è comparso sul Corriere della Sera (24 Settembre 2015) un addolorato articolo firmato A. Lubrano ed intitolato “albericidio” in cui si piange sullo scempio compiuto dalle motoseghe sulla falcidia di tronchi secolari. Il settimanale "Arcipelago-Milano" nei numeri 30 e 31 del corrente anno 2015 pubblica due eccellenti articoli firmati da E. Breveglieri e P. Chiaramonti, nei quali gli autori censurano severamente la politica urbanistica del Comune di Milano e ne elencano i gravi errori, le ripetere inadempienze, i meschini sotterfugi escogitati per nascondere all'opinione pubblica la sacrilega distruzione del verde pubblico. Ogni cosciente e responsabile cittadino crede suo dovere segnalare al Sindaco gli imperdonabili misfatti che si stanno commettendo; ed auspica, là dove è ancora possibile, che si ponga rimedio agli ulteriori danni di prossima attuazione.
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