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martedì 8 dicembre 2015

J.Gardella - L.M.Volante

PARIGI
CAMBIARE MODO DI AGIRE
di Jacopo Gardella

Il dibattito di “Odissea” sulle conseguenze di quanto avvenuto a Parigi,
continua con questa riflessione dell’urbanista Jacopo Gardella.


Caro Angelo,
mi hai chiesto di fare un commento sulla tragedia di Parigi e la carneficina messa in atto dall’ISIS. Sai che non sono un cronista di avvenimenti politici e tanto meno un esperto di politica estera. Cercherò nondimeno di accogliere la tua richiesta e di darti una mia risposta anche se sono profano nella specifica materia; e nondimeno, come tutti noi, non sono persona che resta insensibile ed indifferente di fronte ad avvenimenti così tragici. La strage commessa a Parigi, l’ultima di una lunga successione tra cui vanno ricordati gli assalti alla redazione del settimanale satirico parigino “Charlie Hebdo” e l’esplosione dell’aereo da turismo russo, è una strage che nasce da cause diverse, interconnesse, sovrapposte e che implicano problemi politici, morali, militari.

Conflitti politici
Senza nessuna attenuante per i carnefici dell’ISIS e senza dimenticare le atrocità da loro commesse ai danni di vittime innocenti non solo uccise ma trucidate teatralmente con orribili esecuzioni cinicamente cinematografate, senza perciò nessuna indulgenza per l’ISIS, va riconosciuto tuttavia il grave susseguirsi di errori ed orrori commessi dal mondo occidentale, sia in tempi recenti per la conquista ed il controllo delle fonti di energia, cioè per la estrazione del petrolio, sia in passato per la conquista e lo sfruttamento dei territori indifesi, cioè per il dominio su paesi assoggettati e colonizzati. Oggi lo scontro è la conseguenza di una incompatibile conciliazione fra due interessi contrapposti: come assicurare ai paesi ricchi la fornitura ed il vitale controllo delle fonti di energia e nello stesso tempo evitare l’occupazione e la soggezione economica esercitata sui paesi poveri possessori di quelle fonti? Agli interessi contrapposti si contrappongono interessi concomitanti che rendono ancora più difficile, per non dire quasi impossibile, la soluzione pacifica dello scontro. Da un lato i paesi ricchi (occidentali) bisognosi del petrolio estratto nei territori dei paesi poveri (arabi); dall’altra i paesi poveri alla ricerca di armi prodotte dai paesi ricchi. I due interessi si conciliano puntualmente ma non portano ad una soluzione di pace e di reciproco rispetto. Anzi fomentano ed acuiscono i latenti contrasti fino ad esasperarli e trasformarli non più in conflitti convenzionali ma in  barbari delitti. In realtà si è di fronte ad un paradosso: i paesi produttori di armamenti vendono la loro merce mortale agli stessi paesi che poi usano quella stessa merce contro chi l’ha venduta a loro. Una ritorsione storica; una nemesi mondiale: la civiltà eurocentrica è messa in pericolo dalle culture che per secoli sono state da lei soggiogate e sfruttate.

Conflitti morali
Il peggiore orizzonte che si affaccia all’umanità del futuro sta nella perdita di quelle ideologie laiche e fedi religiose che hanno guidato per secoli i destini del mondo civilizzato. Senza addentrarsi in una analisi storica di enorme difficoltà e non pertinente a questo scritto è tuttavia possibile constatare che tanto il liberismo capitalista quanto il dirigismo marxista hanno fallito; se si dà alla parola fallimento il significato di mancato conseguimento dei loro obiettivi iniziali. Il capitalismo non ha saputo conciliare il diritto alle legittime libertà individuali con il dovere altrettanto imperativo di non sfruttare a proprio uso la disponibilità degli altri. Il marxismo ha saputo eliminare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ma ha dovuto ricorrere alla soppressione delle elementari libertà personali. A ciò si aggiunge il fallimento della Religione Cristiana sia cattolica che protestante, la quale si è sempre posta in una posizione di superiorità verso le altre religioni diffuse nel mondo ed ha sempre preteso di essere l'unica fede vera e giusta.
È stato un errore, anzi una grave colpa, attribuibile alle tre sopracitate correnti di pensiero, la mancanza di comprensione, di tolleranza, di rispetto verso chi è diverso da noi: diverso non solo di razza, di costumi, di credenze ma diverso anche per condizione di nascita, di educazione, di censo. Il primo caso ha condotto al razzismo, il secondo al classismo: due tristi manifestazioni della natura umana. Sono errori storici, epocali, catastrofici di cui adesso la reazione raccapricciante dell'ISIS ci fa pagare le conseguenze.

Conflitti militari
Se da un lato è comprensibile la sforzo di Hollande volto alla ricerca di una unità di azione concordata tra tutti i paesi civili del mondo occidentale, sia paesi già feriti dagli attentati sia paesi per ora immuni, dall'altro lato sembra ridicola la convinzione di poter sconfiggere i terroristi con le tradizionali armi belliche: carri armati, aeroplani da bombardamento, truppe di occupazione, artiglierie leggere e pesanti. La guerra contro i terroristi è nuova, diversa dalle precedenti, mai comparsa in passato; così come sono inedite, diverse dalle consuete, tutte da immaginare anche le armi, le tattiche, le operazioni logistiche, i contingenti umani da impiegare. “Le guerre non sono affatto sempre le stesse; bisogna guardarsi dal combattere la guerra di oggi coi criteri dell’ultima guerra di ieri. Nasce la difficoltà, oggi, di individuare strategie e tattiche idonee alle nuove circostanze” (Corriere della Sera, 2.12.2015; Giuseppe Galasso).
Si apre un inaspettato ed angosciante conflitto al quale si è costretti a far fronte con strategie prima di ora mai concepite, non paragonabili alle azioni belliche tradizionali, e nemmeno alla guerriglia combattuta nel Vietnam. La lotta contro l'ISIS richiede il ricorso alle stesse armi dell'ISIS. Fatta eccezione per gli attentati contro la popolazione civile, che denunciano quale grado di infamia, viltà, ricatto sia stato raggiunto dall'ISIS, occorre addestrare i combattenti ad una inedita conduzione delle ostilità basata su nuovi sistemi di combattimento e sul ricorso a mezzi da sempre considerati poco nobili ma oggi necessari: servizi segreti; spionaggi e contro spionaggi; infiltrazioni mascherate tra i nemici; controlli diffusi ed inevitabilmente limitativi di alcune libertà personali; addestramenti della popolazione ad osservare con attenzione i vicini, a guardarsi da presenze sospette, a segnalare ciò che appare equivoco, anomale, non regolare; ed infine uso generalizzato dei più aggiornati strumenti digitali. “A parte i tradizionali metodi di sicurezza la digitalizzazione urbana sarà essenziale per disporre di informazioni utili a conoscere i pericoli e prevenire le crisi. Il BIG DATA urbano sarà fondamentale nella prevenzione e nella sconfitta del terrorismo” (Corriere della sera, 2.12.2015; Danilo Taino). Il nemico non si schiera al di là di un fronte ben visibile e facilmente individuabile, ma si trova in mezzo alla gente; si nasconde nella folla; si infiltra tra la popolazione. L'accordo che le nazioni coalizzate nella lotta contro l'ISIS dovrebbe concludere non consiste più in una unione basata su forze di tipo consueto, seppur dotate di equipaggiamenti aggiornati e sofisticati; sarà una organizzazione di forze speciali addestrate a compiere attività sotterranee, occulte, clandestine, così come sotterraneo, occulto, clandestino è il modo di combattere dell'ISI. Si è costretti ad agire con gli stessi sleali mezzi di combattimento usati da chi ci vuole aggredire. Bombardare un esercito nascosto, occulto, invisibile serve poco se lo si vuole annientare: procura invece gravi e dolorose perdite fra numerosi innocenti civili.
Dal punto di vista militare la guerra dovrà essere di difesa più che di attacco. Dal punto di vista politico si dovrà ricercare un dialogo ed un accordo piuttosto che tentare di imporre una irraggiungibile superiorità. Non sembra che quanti vogliono gettare le basi di un accordo internazionale contro la piaga del terrorismo siano consci del nuovo inedito aspetto assunto dalla lotta; una lotta che deve abbandonare il vecchio senso della dignità, dell'onore, della lealtà; una lotta non più circoscrivibile entro un territorio bene individuato ma diffusa in ogni parte del mondo; una lotta generalizzata; una lotta globale.

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GLI SPILLI
di Laura Margherita Volante


1.Invidia. La competizione fra gli addetti ai livori è sempre piena di lividi…
2.Res Pubblica. Senza lavoro svanisce il diritto e lo stato diventa patrimoniale.
3.Da ogni esperienza si esce dalla porta cambiati in meglio.
4.Per non cadere nell’errore del pregiudizio è il senso della distinzione.
5.Chi distrugge la vita altrui non sa vivere la propria.
6.La diversità è una ricchezza. Per i poveri tale ricchezza è indigesta…
7.Viltà. Il persecutore scappa davanti al coraggio altrui.
8.I bugiardi manipolatori e camaleontici colti in fallo o spariscono o diventano molto pericolosi.
9.Chi conosce solo la morte la scarica su chi vive di pane e libertà.
10.La paura non deve perdere il controllo di sé, se no i problemi aumentano a raffica…
11.Il primo ceffone giustificato è un lasciapassare…
12.Passioni. La gelosia è destinata a seccarsi mentre l’amore sboccia in fiori dai mille colori.
13.La provocazione è un’erba grama che non va raccolta, ma estirpata con lucidità…
14.Il male non si vendica così come non ci si può vendicare del cancro…
15.l pensiero pensa con la testa che ha.
16.La vita non si controlla, si governa.

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