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venerdì 18 marzo 2016

M4 e Città Metropolitana:
nodi al pettine e insensatezza del progetto
di Giuseppe Natale*



Quella della M4 è una storia infinita che dura sin dal lontano 1998, anno del primo studio progettuale. L’opera -si sostenne successivamente- era da farsi per l’Expo! E l’unica delibera del Consiglio Comunale risale al 2009 limitatamente alla tratta Lorenteggio/Sforza/Policlinico. Il resto delle decisioni fu centralizzato nelle mani della Giunta Pisapia, senza coinvolgere il Consiglio Comunale e ancor meno i cittadini che pure avrebbero diritto, oltre che alle informazioni anche alla “partecipazione al processo decisionale “ per quanto riguarda grandi opere pubbliche (Legge 16.3.2001). In merito rimangono seri dubbi sulla legittimità degli atti dell’amministrazione. Ridicolo e grottesco il pretesto alibi dell’Expo, che ha chiuso i battenti, lasciando l’M4 sul groppone dei milanesi fino al 2022, a 24 anni di distanza dalla sua iniziale idea progettuale!... E le cose potrebbero prolungarsi per altri anni, sicuramente per pagare l’indebitamento pubblico!
L’M4 ha tutte le caratteristiche nefaste delle grandi opere all’italiana: progetto insostenibile, che peserà sulle spalle soprattutto dei cittadini; enorme spreco di danaro pubblico e sconvolgimento del tessuto densamente urbanizzato.
I nodi della matassa ingarbugliata della cantierizzazione della M4 stanno venendo tutti al pettine. Alla ribalta delle cronache cittadine, disagi e peggioramenti alla qualità della vita quotidiana e alla mobilità ordinaria; circa 800 alberi da abbattere; danni a negozianti e commercianti e chiusure di attività; intere vie desertificate per fare posto a ben 13 cantieri nella sola tratta centrale Tricolore / S. Ambrogio, che si aggiungono a quelli in funzione nella tratta Linate / Dateo; costi aggiuntivi che aumentano: 1.100.000 euro (insufficienti) per risarcire parzialmente i titolari di attività danneggiati; 5 milioni da aggiungere per varianti di progetto. E via spendendo… 
Oltre alla questione dei costi e del pesante indebitamento del Comune di Milano, la M4 ci pone, nello scenario metropolitano, altri interrogativi sulla sua stessa ragione d’essere. La Giunta continua a pensare e a operare chiusa nella vecchia cinta daziaria. Eppure Pisapia è contemporaneamente due volte sindaco (di Milano e della Città Metropolitana).
Emblematica rimane appunto una delle funzioni fondamentali della città metropolitana: la mobilità, con la relativa pianificazione delle infrastrutture  e delle linee di trasporto. Mentre si dovrebbe pensare seriamente a un vero e proprio diritto alla mobilità di vasta area metropolitana dei cittadini, la conferma e l’attuazione del progetto della M4 sono in palese contraddizione con le esigenze di ripensare le città dell’area metropolitana come un sistema equilibrato di comuni e di reti infrastrutturali. Significa ancora una volta continuare a guardare l’ombelico di Milano perdendo di vista l’intero e complesso organismo della vasta area urbana ed interurbana.
Sui costi della linea blu si è scritto tanto. Si è capito che non è affatto garantita la sostenibilità economica ed ambientale: 2 miliardi che sicuramente lieviteranno verso l’alto e un comune che s’impegna a pagare nel corso di 20-22 anni tra 100 / 80 milioni l’anno di mutui ed interessi avrà davvero tante gatte da pelare: si aumenterà ancora il prezzo del biglietto, mentre si spara demagogicamente la gratuità?... Sarebbe auspicabile maggiore responsabilità e lungimiranza politica ed amministrativa ponendo la massima attenzione alle conseguenze negative che si scaricheranno sui cittadini. Ancora una volta prevale la logica della grande opera che porta maggiori vantaggi al capitale privato, bancario e finanziario. Si dilapidano le finanze pubbliche, secondo il modello devastante del project financing.




Un’altra linea metropolitana, che attraversa ancora il centro storico, riconferma il sistema mono e  radio-centrico della città, trascura come sempre le zone periferiche, sconvolge e distrugge quel poco verde a disposizione nell’eccessivo addensato urbano centrale. Insistere è davvero diabolico. Mentre si istituisce il nuovo ente di governo metropolitano , si rimane dentro la tinozza dei confini amministrativi di Milano. Chi scrive è convinto che si farebbe ancora in tempo a fermarsi e a cambiare il progetto, eliminando le tratte centrali della linea M4. Nel dicembre del 2014, alla vigilia della costituzione della società M4 una cinquantina di cittadini, tra i quali il direttore di questo settimanale, e studiosi ed esperti di mobilità, urbanisti e geografi urbani, economisti e rappresentanti di comitati e del Forum Civico Metropolitano, lanciarono un appello al sindaco Pisapia, alla sua Giunta e al Consiglio Comunale per chiedere di fermarsi e di modificare il progetto di M4 in senso metropolitano. Nessuno degli amministratori si degnò di risponderci, rispettando alla lettera -si fa per dire- l’art. 54 della Costituzione (l’espletamento delle funzioni pubbliche “con disciplina e onore”!).  
Proviamo a riflettere su possibili progetti alternativi (che nell’appello venivano indicati), utili necessari e urgenti dentro una visione policentrica di Milano articolata in più comuni (comma 22 Legge Delrio) e della conurbazione metropolitana. Ci si accorgerebbe che è ancora possibile modificare il progetto M4, evitando di sconvolgere la zona centrale, già adeguatamente servita da linee metropolitane e mezzi di trasporto pubblico. Il criterio principale da adottare è quello di creare un sistema  di trasporto pubblico sotterraneo e di superficie che abbandoni definitivamente il modello a raggiera di collegamento con il centro unico e costruisca le reti policentriche che si prolunghino verso i comuni dell’area metropolitana nelle direzioni nord-sud / est-ovest.
Si avanzavano e si avanzano alcune proposte, realizzabili in tempi brevi e sostenibili, sensate e di grande utilità: della linea 4 portare a termine il tratto Linate/Piazzale Dateo per collegare l’aeroporto al passante ferroviario; utilissimo un altro collegamento Linate / M2 Gobba; migliorare i collegamenti con Malpensa finalizzati a rilanciare la sua funzione di unico hub del Nord Italia; prolungare le linee esistenti: la M1 o M5 fino a Monza; la M2 a Vimercate; prolungare la M3 da San Donato verso Peschiera, Pantigliate, Caleppio, Paullo (già sulla carta dal 2000!), come chiedono con un appello Legambiente, i comuni interessati e la cittadinanza attiva; completare da Precotto, attraverso il quartiere Adriano, fino a Gobba il collegamento del trasporto pubblico sulla fascia nord/ovest e nord/est tramite la metrotranvia già prevista da decenni nei piani delle opere pubbliche. Da leggere come esempi, queste proposte sono da inserire, con altre, in un piano strategico razionale e lungimirante che la Città Metropolitana dovrebbe adottare ed attuare.
Si informino i cittadini seriamente e non con costosi spot pubblicitari per fare passare le scelte unilaterali ed insensate di vecchie e nuove giunte amministrative. Si rispettino le leggi vigenti e le carte europee che stabiliscono solennemente i diritti di informazione e di partecipazione dei cittadini al processo decisionale.

*Forum Civico Metropolitano