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martedì 28 giugno 2016

PARABOLE 


I FILOSOFI E IL CANE

Stavan certi filosofi parlando
assisi in cerchio in dotta compagnia
dell’alma dei non umani questionando.

Spiegando una sottil filosofia
nel sostenerla eran cotanto ardenti
ch’esser bestia qualcun voluto avria.

Ornavano il parer con argomenti
da intimorire Socrate e Platone
se colà stati fossero presenti.

Era sicur ciascun di sua ragione –
succede spesso – e a dirla tutta invero,
nessuno toccò pria simil questione.

Chi spirto la credea, inquieto e fiero,
sede dei demon un la sospettava;
altri, bizzarro esprimea pensiero

e in questo suo parer fisso restava:
“Fra lor ci sono pure gli immortali”.
La discussion vieppiù si riscaldava.

Stupendo era veder per gli animali
infervorati filosofi e dottori
com’avvocati a cause criminali.

Erano tanto nobili oratori
e si sapeano difendere talmente
che Ciceron avuto avria timori.

Mentre la torma dotta ed eloquente,
sicura è d’un parer poco provato,
dentro il salone un cane entra repente.

“Presto, dov’è il baston? Va discacciato!”
Ognun contro gli và; ma il cane umile
richiede loro di essere ascoltato.

Essi s’acquetan ad un far civile.
Il can, che conoscea codeste inquiete
risse, così parlò con quieto stile:

“A voi Signori miei gli occhi volgete,
osservate voi stessi! Indi di noi,
se non vi spiace, ragionar potrete.

Doveva il saggio can parlare a voi,
che dei difetti altrui sol vi curate,
gli altri soltanto riprendete, e poi
 su voi complice oblio sempre calate”.

Luigi Caroli 
[Milano, 27 giugno 2016]