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lunedì 4 luglio 2016

Raccomandazioni dei Vescovi USA e UE
sui negoziati del TTIP
di Reinhard Cardinal Marx   e Joseph Edward Kurtz   
  

Usa. Manifestazione contro il TTIP
        

Prima che il TTIP venga completato, concordato e ratificato, è essenziale intraprendere un esaustivo esame costi/benefici sotto l’aspetto sociale ed ambientale. Tale riesame dovrebbe prendere in considerazione non solo la teoria economica, ma anche un’analisi obiettiva dei reali effetti del trattato sui cittadini, le società e il pianeta. Questa disamina deve tener conto del potenziale impatto del TTIP sui bisogni essenziali, sugli elementi fondamentali del benessere di tutti i cittadini e sui diritti che offrano accesso ed opportunità per tutti. Il TTIP deve contribuire al benessere di tutti i cittadini, specialmente di quelli poveri. Tutti dovrebbero partecipare alle decisioni che impattano sulle proprie vite. I presunti benefici devono essere equamente distribuiti, in modo da non esacerbare le diseguaglianze. In sintesi, il TTIP deve portare ad un mondo più sicuro e pacifico, piuttosto che accrescere le tensioni economiche e politiche.
È pur vero che il perseguimento di una politica per un futuro migliore per tutti, rispettoso dei diritti delle generazioni presenti e future, non può realizzarsi mediante un’eccessiva regolamentazione né attraverso una drastica deregolamentazione. Accordi e trattati debbono sostenere il dinamismo sociale sia incoraggiando le potenzialità creative della mente e del cuore, sia promuovendo una equa partecipazione di tutti i membri dell’unica grande famiglia umana.
Quello che Papa Francesco ha scritto ai paesi del G-8 nel 2013 si applica anche al TTIP: “Il fine dell’economia e della politica è di servire l’umanità, a partire dai più poveri ed indifesi” (Lettera al Right Honourable David Cameron, 17 giugno 2013). La storia fornisce evidenza di come una crescita dei commerci e degli investimenti possa realmente risultare benefica a condizione che venga strutturata in modo da contribuire a ridurre, non ad esacerbare, le disuguaglianze o le ingiustizie. Le politiche commerciali devono basarsi su criteri etici centrati sulle persone nel perseguimento del bene comune per le nostre nazioni e per tutte le genti sparse per il mondo. La negoziazione e l’applicazione di accordi commerciali deve conformarsi ai principi che promuovono e difendono la vita e la dignità umana, che tutelano l’ambiente e la salute pubblica e che promuovono la giustizia e la pace nel mondo.
Certi principi devono essere adottati per valutare qualsiasi proposta di trattato commerciale, incluso il TTIP:
Sostenibilità e precauzione. I vescovi degli USA e dell’UE desiderano sottolineare i principi di sostenibilità e precauzione. Una delle implicazioni del principio di precauzione è che deve essere assegnata priorità alla prevenzione del danno. Si deve pazientare nell’adozione di prodotti o procedure fino a quando non ci sia evidenza scientifica che questi non causino danni significativi alle generazioni presenti e future e non mettano a rischio l’ecologia della natura.
Tutela del lavoro. La dignità umana richiede quale priorità la tutela dei lavoratori e dei loro giusti diritti. Sosteniamo i diritti dei lavoratori, incluso il diritto ad auto-organizzarsi, così come la conformità agli standard lavorativi concordati a livello internazionale. Qualsiasi accordo deve essere accompagnato dall’impegno per l’impresa di assistere i lavoratori in malattia, così come le loro famiglie e comunità, di far fronte alle tensioni sia sociali che finanziarie legate alle delocalizzazioni che possono essere causate dal libero commercio. Particolare attenzione deve essere posta nelle condizioni di sicurezza nel lavoro, in un ragionevole orario di lavoro, nelle ferie, nel salario familiare minimo, nonché in altri riconosciuti benefici sociali.
Popolazioni indigene. In ogni parte del mondo i vescovi cattolici esercitano estensivamente il loro ministero tra i gruppi indigeni. Nel rispetto del loro patrimonio culturale e in vista del loro sviluppo economico, il TTIP deve rispettare il patrimonio di queste comunità indigene e condividere con equità i benefici di qualsiasi commercio con gruppi nei quali si originano saperi tradizionali e risorse naturali.
Migrazioni. La nostra Chiesa ha da lungo tempo difeso il diritto delle persone a migrare quando le condizioni nel paese di origine non sono sicure o non permettono di provvedere a loro stesse e alle proprie famiglie. Se si vogliono ridurre le migrazioni, siamo convinti che ciò deve essere attuato alleviando le condizioni che spingono le persone a lasciare le loro terre natali. Qualsiasi accordo commerciale o sugli investimenti dovrebbe essere definito in modo da assicurare una riduzione della necessità ad emigrare.
Agricoltura. I nostri fratelli vescovi qui e all’estero, assieme ad altri partner coi quali lavoriamo, hanno espresso pesanti timori circa la vulnerabilità dei piccoli produttori agricoli quando sono posti di fronte alla concorrenza di prodotti agricoli che beneficiano di notevoli vantaggi grazie alle vigenti politiche e ai sussidi dei loro governi. Qualsiasi accordo dovrebbe promuovere il settore agricolo dei paesi in via di sviluppo e proteggere chi vive in aree rurali, specie nel caso di piccoli produttori agricoli.
Sviluppo sostenibile e cura del Creato. La crescente integrazione economica a livello globale contiene potenziali benefici per tutti i partecipanti, ma dovrebbe fare qualcosa di più della semplice regolazione del commercio e degli investimenti. Il legame essenziale tra la preservazione dell’ambiente e uno sviluppo umano sostenibile richiede di porre attenzione prioritaria alla protezione dell’ambiente e della salute delle comunità, inclusa l’assistenza a paesi poveri che spesso mancano di conoscenze tecnologiche o di risorse sufficienti a mantenere un ambiente sicuro. Gli accordi dovrebbero prevedere l’alleggerimento dal peso dirompente del debito a carico di paesi poveri e il supporto ad uno sviluppo che accresca l’affidamento su se stessi ed un’ampia partecipazione nei processi decisionali. Il TTIP non dovrebbe consentire il commercio e l’investimento in merci che possano compromettere il bene comune (quali le armi illegali o le droghe).
Diritti di proprietà intellettuale. Siamo anche preoccupati per le clausole sui diritti di proprietà intellettuale riguardo ai farmaci e all’agricoltura. Dobbiamo tenere in conto la necessità di assicurare l’accesso ai medicinali e i progressi nell’agricoltura per le popolazioni più esposte. La Chiesa colloca i diritti di proprietà intellettuale all’interno del più vasto contesto del bene comune ed è convinta che questi diritti debbano essere bilanciati con i bisogni dei poveri. Il principio del bene comune non richiede solo la legittima tutela dell’interesse privato ma anche che si tenga in conto il bene comune a livello locale e globale. Gli accordi non possono essere instaurati od accettati esclusivamente sulla base dei benefici per i contraenti nel quadro bilaterale. Vanno anche tenuti in conto i benefici e i costi per soggetti terzi, in particolare i poveri, gli indifesi, i giovani, gli anziani e gli infermi.
Meccanismi di risoluzione delle dispute. Ci poniamo interrogativi sul merito di richiedere per le parti sovrane nei trattati internazionali di aderire ad un arbitrato internazionale vincolante quale il forum per la risoluzione delle dispute, o mediante il meccanismo di strutture per la risoluzione delle dispute investitore-stato (ISDS) o attraverso corti internazionali sugli investimenti, proposte di recente. Ambedue questi percorsi possono portare a vantaggi indebiti per interessi commerciali disposti a sfruttare le regole dell’arbitrato o dei sistemi giudiziari e ad un indebolimento di importanti standard sui diritti ambientali, lavorativi e umani. Gli interessi privati non dovrebbero far eclissare i beni pubblici. L’impatto sulla legislazione ambientale e sociale, o sulle politiche per la salute, l’istruzione e la cultura deve essere attentamente studiato. Una sproporzionata attenzione per l’armonizzazione o la semplificazione regolatoria non possono costituire la base per arrivare a compromettere adeguate normative sulla sicurezza, il lavoro, la salute e l’ambiente adottate localmente da organismi confederali, statali o regionali.
Partecipazione. È cruciale che tutte le persone abbiano voce in capitolo in decisioni che riguardano le loro vite. La dignità umana richiede trasparenza e il diritto delle persone a partecipare a decisioni che impattano su di loro. La partecipazione va in particolare applicata per i negoziati del TTIP e per altri accordi commerciali. Questi dovrebbero svolgersi in sedi pubbliche e attraverso processi che assicurino che le voci provenienti dai settori più colpiti della società possano essere ascoltate e i loro interessi riflessi in qualsivoglia accordo dovesse venir fuori. Giustizia va applicata in ogni fase dell’attività economica; i canoni della giustizia devono essere rispettati sin dall’inizio, non appena il processo economico e politico viene alla luce, e no giusto in conclusione o per caso.
In questa esortazione apostolica, Evangelii Gaudium, Papa Francesco osserva: “La grande crisi mondiale che colpisce la finanza e l’economia mette allo scoperto i loro squilibri e, soprattutto, la loro mancanza di reale preoccupazione per i bisogni umani; l’uomo è ridotto ad un unico bisogno: il consumo” (no. 55).
Il Papa Emerito Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in Veritate, ha dichiarato: “L’economia ha bisogno di un’etica per funzionare correttamente — non qualsivoglia etica, ma un’etica che sia centrata sulle persone” (no. 45). Il nostro insegnamento pone le persone — specialmente i più poveri ed indifesi — al primo posto. L’accordo TTIP attualmente proposto deve essere giudicato con questi standard di alto livello.
[per i Vescovi della UE  - Reinhard Cardinal Marx]
[per i Vescovi degli USA  - Most Rev. Joseph Edward Kurtz]