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venerdì 30 settembre 2016

MILANO: BOOK CROSSING A PORTA ROMANA
di Angelo Gaccione

La più piccola Biblioteca pubblica al mondo (foto: Mirella) 

Domenica scorsa, percorrendo a piedi il corso di Porta Romana per tornare a casa, ci siamo imbattuti in una piacevolissima sorpresa. Dico ci siamo imbattuti, perché ero in compagnia di mia moglie, ed è lei che ha scattato la fotografia che questa sorpresa documenta. Proprio all’inizio di via Orti (siamo a pochi metri dall’arco di Porta Romana e dall’abitazione del premio Nobel Dario Fo), accanto ad una piccola aiuola che conserva anche un prezioso melograno, è stata installata una specie di “biblioteca” all’aperto. Si tratta di una semplice struttura metallica dal formato di una scatola, di un metro o poco più, sorretta da un sostegno di ferro anch’esso più o meno di questa misura, fissato nel terreno. Uno sportellino a vetri ma senza alcuna chiave, in modo che possa facilmente essere aperta e chiusa, protegge questo contenitore al cui interno, su due scansie è sistemato un certo numero di libri. A idearla e posizionarla in questo luogo, sono state due Associazioni molto attive nella zona e in città: Comitato CO4 e Quarto Paesaggio Milano.   
Ho trovato questa idea degli amici delle succitate Associazioni, davvero fantastica. Li definisco amici anche se in realtà ignoro i loro nomi e i loro volti, ma io credo davvero, com’ebbe a scrivere Proust, che esista una consanguineità delle menti, - e, aggiungerei io - delle passioni, e dunque come scrittore non posso non sentire amici persone che verso i libri nutrono, come me, tale riverenza e tale amore.
Ho deciso di mettermi in contatto con loro dopo che questa riflessione sarà resa pubblica sulla prima pagina di questo giornale, ma intanto lasciatemi dire tutta la gioia che ho provato davanti a questa umile, preziosa edicola; a questo gesto delicato, civile, altruista.     
“Ecco un angolo di Svezia a Milano”, mi sono detto, e la sera stessa ho voluto condividere con l’amico filosofo Fulvio Papi questa scoperta. Ne è rimasto felicemente sorpreso anche lui: una bella prova di civiltà di stampo nordico, a cui noi latini non sembriamo più abituati.
Questa che possiamo in assoluto definire come la più piccola biblioteca pubblica del mondo, è nata con un unico scopo (anche se di scopi ne sottende diversi): condividere e scambiare libri. Farli circolare liberamente, lasciando che essi incrocino altre vite,   quelle dei lettori, e che dentro queste vite possano fecondare.
Chiunque passerà di qui, potrà, se lo desidera, aprire questo piccolo “tabernacolo”, scegliersi un libro e portarselo via, avendo cura, come recita la scritta lungo il bordo, di lasciarne uno in cambio: per altre mani, per altre menti. Perché la biblioteca resti piena, perché la catena non si interrompa. Perché questa circolazione anonima, volontaria, orizzontale, è un dono di uno a tanti e di tanti a uno.
Spero che questa buona pratica possa sopravvivere, che nessuno rubi i libri e li rispetti (sono creature troppo fragili), che il contenitore resti immune dal vandalismo metropolitano, dalla rozza stupidità del bullismo che imbratta e devasta senza riguardi. Spero soprattutto che anche il tempo sia clemente: ne vorrei vedere il “tetto” coperto di neve questo inverno, e luccicante al primo sole.
Forse a qualcuno un libro allevierà un dolore, gli farà compagnia e si sentirà meno solo, gli lascerà una cicatrice o lo farà indignare. Un buon libro può molto.
Ma basta, sono in debito e devo affrettarmi, devo portarne uno anch’io.
[Settembre 2015]