PRESCRIZIONE: UNA SCONFITTA PER LA GIUSTIZIA
di Riparte il Futuro
Troppe volte la prescrizione manda al macero i
processi e lascia impuniti i responsabili delle pagine più nere della cronaca
italiana. Nel 2014 ci sono state 132.296 prescrizioni, per una media di 402
reati estinti al giorno. È ora di agire: per questo chiediamo una prescrizione
vera, che sia garanzia di tutti e non privilegio di quanti sfruttano le pieghe
dei codici per sfuggire alle condanne.
I dati sulla prescrizione
Nel 2014 ci sono state
132.296 prescrizioni, una media di 402 procedimenti prescritti al giorno.
Sono passati oltre 700
giorni da quando il governo ha promesso una riforma adeguata ma l’ingiustizia
continua a regnare sovrana nel nostro Paese.
Per questo è arrivato il momento di agire: chiediamo una prescrizione
vera, che sia garanzia di tutti e non privilegio di quanti sfruttano le pieghe
dei codici per sfuggire alle condanne. Gli effetti più devastanti dell’attuale
prescrizione ricadono sulle indagini per corruzione: 85 processi per reati di corruzione
sono andati in fumo solo nel 2013, circa
uno su dieci (Istat 2013). Inoltre, secondo l’Ufficio studi della Camera
dei deputati, il 62% dei reati di corruzione transnazionale non arriva mai a sentenza a causa della
prescrizione (Ufficio studi della Camera 2014).
Di fatto l’attuale legge
aiuta i corrotti a sfuggire alle pene: il 13,7% delle prescrizioni riguarda i
reati contro la Pubblica amministrazione e a beneficiarne sono soprattutto i
“colletti bianchi”, ovvero i funzionari pubblici che troppo spesso abusano del
proprio potere per alimentare il fenomeno corruttivo. L’effetto finale è che i
detenuti in carcere per reati di corruzione sono, nel 2015, solo 299 a fronte
di una popolazione carceraria di oltre 54.000 soggetti (secondo il Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria).
Dobbiamo porre fine a
questa ingiustizia: la prescrizione dovrebbe garantire ragionevole durata del
processo, non trasformarsi in un privilegio odioso per “colletti bianchi” e
corrotti.
Per questo chiediamo al
più presto un’immediata riforma della prescrizione che consenta alla
magistratura di portare a compimento i processi per reati di corruzione.
Le nostre proposte.
1.Crediamo
che una buona legge sul processo penale debba garantire tutti i diritti
costituzionali all’imputato e allo stesso tempo permettere di terminare i
processi in tempi ragionevoli, punendo i
colpevoli. Per questo siamo convinti che la riforma della prescrizione in
discussione debba contenere almeno una delle seguenti alternative:
Interruzione della
prescrizione dopo la condanna di primo grado, sul modello tedesco. In base alle
norme tedesche infatti, dopo la condanna di primo grado, la prescrizione si
interrompe e ricomincia da zero. Praticamente, per ciascuno dei tre gradi di
giudizio inizia un nuovo termine di prescrizione. In questo modo ci sarebbe
abbastanza tempo per celebrare un processo giusto, equo e garantista, che si
concluda nel merito con una sentenza, senza prescriversi. Infatti la Germania è
uno dei paesi in cui la percezione dell’efficacia della giustizia è tra le più
alte.
Oppure
2.Estensione del termine assoluto della prescrizione dopo diverse interruzioni.
Attualmente nel
procedimento penale italiano, la durata massima di un processo non può superare
di un quarto il termine di prescrizione di quel reato. In altri termini, se il
reato per cui si procede (es. la corruzione per l'esercizio delle funzioni) si
prescrive in 6 anni, il processo per quel reato non può durare più di 6 anni +
un quarto, cioè 7 anni e mezzo. Ma la Storia ci insegna che nel nostro Paese
talvolta in 10 anni non si è nemmeno arrivati a processo. E se per lo meno un
processo di primo grado si riesce a fare, e quindi una condanna per il primo
grado di giudizio si riesce ad ottenere, il condannato potrebbe semplicemente
fare appello ed aspettare che i tempi biblici della giustizia italiana lo
salvino: processo prescritto in 10 anni dalla data di commissione del reato, e
il corrotto rimane impunito.
Una soluzione potrebbe
essere raddoppiare questo termine massimo, anziché limitarlo ad un quarto.
Poniamo che il termine
assoluto di prescrizione, quando intervengano diverse ipotesi d’interruzione
(come per esempio la condanna di primo grado), sia da conteggiare al doppio dei
termini di prescrizione base: in questo modo vi sarebbero 12 anni per
concludere tutto il procedimento fino al terzo grado di giudizio. Così si
impedirebbe l’uso dell’appello in modo strumentale: le condanne di primo grado
verrebbero prese più seriamente. Il condannato ci penserebbe due volte ad appellare
a fini dilatori, sapendo che non potrà far prescrivere il processo in tempi
brevi.
Attualmente nel
procedimento penale italiano, la durata massima di un processo non può superare
di un quarto il termine di prescrizione di quel reato. In altri termini, se il
reato per cui si procede (es. la corruzione per l’esercizio della funzione ) si
prescrive in 6 anni, il processo per quel reato non può durare più di 6 anni +
un quarto, cioè 7 anni e 6 mesi anni. Ma la Storia ci insegna che nel nostro
Paese talvolta in molti anni non si è nemmeno arrivati a processo. E se per lo
meno un processo di primo grado si riesce a fare, e quindi una condanna per il
primo grado di giudizio si riesce ad ottenere, il condannato potrebbe
semplicemente fare appello ed aspettare che i tempi biblici della giustizia
italiana lo salvino: processo prescritto in 7 anni e 6 mesi anni dalla data di commissione del reato, e
il corrotto rimane impunito. Una soluzione potrebbe essere raddoppiare questo
termine massimo, anziché limitarlo ad un quarto.
Poniamo che il termine
assoluto di prescrizione, quando intervengano diverse ipotesi d’interruzione
(come per esempio la condanna di primo grado), sia da conteggiare al doppio dei
termini di prescrizione base: in questo modo vi sarebbero 12 anni per concludere tutto il procedimento
fino al terzo grado di giudizio. Così si impedirebbe l’uso dell’appello in modo
strumentale: le condanne di primo grado verrebbero prese più seriamente. Il
condannato ci penserebbe due volte ad appellare a fini dilatori, sapendo che
non potrà far prescrivere il processo in tempi brevi.
[La petizione di
Riparte il Futuro può essere firmata in Rete]