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sabato 15 ottobre 2016

MILANO PIAZZA DEL DUOMO
I FUNERALI LAICI DEL “GIULLARE”
di Angelo Gaccione

E sempre allegri dobbiamo stare
ché il nostro piangere fa male al Re,
fa male al Re e al Cardinale
diventan tristi se noi piangiam…”

Milano. Piazza del Duomo. Veduta dei funerali di Dario Fo

Ha avuto i funerali laici che aveva predisposto e che di sicuro si era immaginato. Forse non aveva previsto solo che la sua bara sarebbe stata esposta sul sagrato della Cattedrale, lui dichiaratamente ateo, di quella piazza dove aveva più volte parlato. Un funerale pubblico com’era doveroso, perché non c’è stato in questi ultimi sessant’anni, personaggio più pubblico di Dario Fo. Si può dire, senza tema di essere smentiti, che la sua vita sia appartenuta quasi interamente allo spazio pubblico, a quanto dentro lo spazio pubblico si muoveva e si determinava. Dunque è stato giusto che la sua morte fosse quanto di più pubblico possibile. Nessuna parola alle autorità, che pure erano presenti: la coerenza prima di tutto e fino in fondo. Ma la musica quella sì, lui l’avrebbe voluta, la musica allegra, scanzonata, da circo, da teatro popolare, quella che anche lui spesso usava nei suoi spettacoli, quella surreale, ironica, canzonatoria, apparentemente illogica, e a cui prestava le sue parole, perché di parole messe in musica ne ha scritte tante. E il canto: quello di dolore e di rivolta, e li ha avuti tutti e due. Alla “Banda degli ottoni a scoppio” con i loro strumenti a fiato che alle manifestazioni milanesi non mancano mai, anche loro un po’ surreali, un po’ clown e un po’ lunari, abbiamo unito le nostre voci e i nostri canti allegri, irriverenti, politici. 


Lo striscione de "Cantiere" per Dario Fo

Gli abbiamo dato l’ultimo saluto come da noi si aspettava, e la pioggia che ci ha flagellati per tutto il tempo della cerimonia, nulla ha potuto contro la nostra caparbia volontà di stringerci attorno alle sue spoglie. Una fetta significativa della Milano antifascista e non moderata, era in quella piazza. Non ho visto bandiere rosse, ne ho visto un paio rosse e nere degli anarchici, e non c’erano striscioni, se non quello dei giovani del “Cantiere” e quello dei “Compagni del Movimento”. Ma dei giovani hanno distribuito un volantino con questa sua frase: “Il moderato chiude un occhio sulle speculazioni edilizie” e sotto un hashtag con la firma “Io non sono moderato”. I milanesi sanno quanta speculazione edilizia c’è stata in questa città, e quanto suolo si sono divorati le grandi lobbies del cemento per convertirlo in capitali. Noi non l’abbiamo dimenticato, noi continueremo ad essere “non moderati”. Come lui.