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giovedì 3 novembre 2016

Fermare le monocolture in Mozambico
di Elisa Norio



In Mozambico, le comunità nelle province di Nampula, Niassa, Zambezia e Manica resistono contro l'espansione dell’eucalipto e le monocolture di pini su larga scala. Hanno bisogno del vostro sostegno per denunciare la situazione. Le Comunità dell'Africa orientale e meridionale, circondate dalle piantagioni di compagnie europee resistono contro l’accaparramento delle loro terre. Esigono che Green Resources, Portucel e altre aziende e gli investitori finanziari le restituiscano. Si tratta di terreni agricoli fertili che le aziende utilizzano per avviare monocolture di eucalipto e pini su larga scala. Nella regione ci sono già numerosi conflitti con le comunità, e ne stanno arrivando altri.
La società norvegese Green Resources (GR) e Portucel Moçambique, di proprietà della società portoghese The Navigator Company sono due tra le più attive nella regione e costituiscono un esempio paradigmatico di questa situazione sempre più diffusa. La prima è presente in Mozambico, Tanzania e Uganda. Nel primo di questi paesi ha piantato solo il 10% delle superfici previste, 264,898 ha, causando numerosi conflitti quando prometteva vantaggi che non sono mai arrivati e appropriandosi del territorio secondo la logica che nel contesto internazionale è nota come landgrabbing.
Le aziende ed i governi spesso sostengono che le piantagioni sono implementate su terreni marginali o degradati. Questo è smentito, in base ad una ricerca sul campo che sta per essere pubblicata questo mese.
Portucel Moçambique segue uno schema simile, anche se le loro piantagioni di 356.000 ha hanno una superficie ancora più ampia, e sono integrate da una grande fabbrica di cellulosa. Le poche piantagioni già implementate hanno causato innumerevoli problemi: violazioni dei diritti e i danni ambientali già citati, oltre a processi di consultazione inadeguati e false promesse di lavoro.
Esigiamo che il governo del Mozambico mantenga la sua Legge della Terra e garantisca il rispetto dei diritti delle comunità alla terra, all’acqua e al cibo.
[Firmate la petizione in Rete. Grazie.]