PER UNA BIOGRAFIA MATERIALE
di Fulvio Papi
Più di settecento
sono le opere pubbliche pagate, iniziate e mai finite, con uno sperpero di
denaro prelevato dal sangue dei cittadini e che hanno contribuito a dissanguare
e mettere in ginocchio il nostro Paese, che si ritrova in una deriva senza
precedenti. Nessuno dei responsabili, veri farabutti, paga di tasca propria o
con la galera: una impunità scandalosamente disgustosa. Eppure per il danno
arrecato alla Nazione andrebbero dichiarati traditori e consegnati nelle mani
di quanti aspettano una visita medica
per un anno e mezzo, non si riescono a curare o viaggiano su treni simili a
carri bestiame, e ricevono una pensione da fame. Siamo convinti che saprebbero
bene come rendere loro giustizia.
Incompiuta 1 |
Gli attori di Canale 5 nella trasmissione “Striscia
la notizia” nel loro stile sono molto bravi e gradevoli. Spesso mostrano le
opere iniziate e incompiute disperse per l’Italia al vento, alla pioggia, alle
mani dei ladroni, monumenti della spesa pubblica sprecata o per ottusi vanti
locali, o per necessità poi obliate, o per assicurare, con condivisi vantaggi,
il dominio sul territorio di onoratissimi personaggi. Un tempo Winkelman
consigliava chi voleva conoscere l’arte classica di trasferirsi a Roma per
ammirare quello che ancora viveva di quel periodo d’oro. Oggi, oltre i segni
che restano nel nostro tempo, consiglierei di visitare i monumenti dispersi
come solitarie tristezze nel territorio, agli esperti della nostra storia.
Negli ultimi decenni gli storici delle nostre vicende sono stati molto bravi:
dai problemi istituzionali, a quelli politici, alle glorie e alle vergogne, ai
temi economici, alle mutazioni del costume sociale, alle mitologie pubbliche,
ai personaggi degni di lunga memoria, ci hanno offerto uno scenario molto ricco
e convincente, anche per tivù. Ne farei oggetti d’esame per non pochi
passeggiatori di piazza Montecitorio che hanno l’aria di fuori corso o di
ostinati ripetenti. Dei nostri scheletri invece si potrebbe fare un uso che mi
pare convincente, al di là delle risposte che, a questo proposito, danno gli
amministratori in carica che (non sarà così) ma hanno l’aria, come dicevano le
nostre nonne, di promesse da marinai.
Incompiuta 2... |
Una certa nostalgia per l’Università mi
suggerisce di fare ai colleghi di storia contemporanea, di discipline
sociologiche, di storia economica, di etnologia, di dare tesi e tesine ai loro
allievi che, lavorando sugli archivi idonei, ci regalino non solo
l’apparizione, ma anche la storia di questi monumenti incompiuti: le delibere, i
costi, gli appalti, gli argomenti privati e pubblici, le responsabilità, i
profitti. Le carte forse direttamente non dicono tutto, ma i ricercatori sanno
leggere tra le righe e trovare le corrispondenze. Perché non fare un’opera
collettiva di questo tipo, senza pregiudizi e senza timori, proprio come vuole
la ricerca storica? Gobetti, giustamente molto citato, parlava
dell’autobiografia della nazione a fronte della violenza fascista e
dell’assenza di uno stato liberale, noi potremmo parlare di una autobiografia
materiale della nazione che dovrebbe comprendere anche le attrezzature che
mancano agli enti locali per fronteggiare casi calamitosi. Sarebbe una
conoscenza che getterebbe luce sulla spesa pubblica, e anche sul costume del
ceto dirigente nel rapporto con i cittadini. E persino sugli storcimenti di
naso di Bruxelles (che danno fastidio anche a me). Che cosa ne pensate,
giovani, intelligenti e valorosi colleghi?