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mercoledì 1 febbraio 2017

Sommersi


Una poesia di Claudio Zanini
per le giornate della Memoria

Se l’anima svapora cancellata
resta attonito corpo d’animale
che a fatica si governa e doma,
mosso da istinto primordiale.
Masse cieche si devono guidare,
trarre sonnolente e grevi
come nelle antiche transumanze:
così, alcuni son condotti
con solerzia, agli ostelli estremi
nel gelo di stanze oltremisura;
altri, superflui per sventura,
che estenuati s’abbandonano,
docili proseguon verso il mattatoio
nell’ordine di ben serrate file.
Molti alla resurrezione mancheranno,
impresentabili, con quelle macchie
nerastre e sconce, indelebili,
quelle piaghe allo sguardo ripugnanti
sui volti spauriti e deturpati
sull’oscena nudità dei corpi martoriati.
Il dolore senza nome non consente
presenza dignitosa, dissimularlo
a lungo è impresa vana, schizza fuori
lancinante, spiacevole sorpresa.
Meglio una muta assenza;
altri risorgeranno, cantando a tono.

Claudio Zanini