Sommersi
Una poesia di Claudio Zanini
per le giornate della Memoria
Se l’anima svapora
cancellata
resta attonito corpo
d’animale
che a fatica si governa
e doma,
mosso da istinto
primordiale.
Masse cieche si devono
guidare,
trarre sonnolente e
grevi
come nelle antiche
transumanze:
così, alcuni son
condotti
con solerzia, agli
ostelli estremi
nel gelo di stanze
oltremisura;
altri, superflui per
sventura,
che estenuati
s’abbandonano,
docili proseguon verso
il mattatoio
nell’ordine di ben
serrate file.
Molti alla resurrezione
mancheranno,
impresentabili, con
quelle macchie
nerastre e sconce,
indelebili,
quelle piaghe allo
sguardo ripugnanti
sui volti spauriti e
deturpati
sull’oscena nudità dei
corpi martoriati.
Il dolore senza nome non
consente
presenza dignitosa,
dissimularlo
a lungo è impresa vana,
schizza fuori
lancinante, spiacevole
sorpresa.
Meglio una muta assenza;
altri risorgeranno,
cantando a tono.
Claudio Zanini