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mercoledì 15 marzo 2017

AMERICA E FASCISMO
di Fabrizio Amadori


In un recente articolo uscito sul "Corriere della sera" Pierluigi Battista critica chi associa Trump a Hitler: a mio avviso, però, l'autore perde di vista il contesto, ossia il fatto che l'America a cui si è rivolto Trump sia simile a quella a cui guardava nel passato il nazismo stesso, il quale vedeva in essa l'alleato migliore contro l'interventismo di Roosevelt contro il "Fuhrer". Si trattava dell'America bianca e bionda, in gran parte di origine germanica e chiaramente filonazista. Filonazista al punto che Roosevelt non poté dichiarare guerra alla Germania sino all'ultimo, sino cioè all'attacco giapponese di Pearl Harbour. E perché stupirsi dopotutto? L'America è stata patria dello schiavismo e dell'apartheid. Un'America razzista esiste ancora, e non sappiamo sino a che punto si spingerebbe sul terreno dell'intolleranza, soprattutto se dovesse affrontare uno scontro aperto con gli oppositori di Trump, il presidente americano più contestato di sempre. Certo, Trump non è Hitler, e sarebbe sciocco affermare il contrario per varie ragioni: direi che oggi il miliardario di New York assomigli di più ad uno dei nostri leghisti maggiormente sanguigni, quelli disposti a tutto pur di suscitare il plauso dei propri sostenitori, persone che non a caso vanno sui treni con gli spray anti immigrati per disinfettare i posti dove gli stranieri si sono seduti. Perché il punto vero è questo, ossia non se i capi si assomiglino tra loro - come dice Fromm, di "Hitler in potenza" è pieno il mondo -,  ma se si assomiglino le folle dietro di loro. Infatti, può cambiare il contesto, può cambiare il punto di partenza, ma una persona che accetta discorsi violenti oggi accetterà azioni violente a propria volta domani. Azioni che magari il politico di turno non avrà ordinato personalmente, ma di cui dovrà prendersi la responsabilità per non perdere il potere. Un comportamento molto fascista, questo: e, del resto, un'America "fascista" è già, almeno in parte, esistita. Non per i bianchi, certo, ma per i neri, o gli indiani, sì. Ma la storia non si può scrivere sempre e solo dal punto di vista dei bianchi, come oggi Trump sembrerebbe di nuovo tentato di fare.