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mercoledì 29 marzo 2017

Teatro
DULCINEA 
di Angelo Gaccione
F. Coullaut-Valera  "Dulcinea" 1957 Madrid 

Se facessi il nome della contadina Aldonza Lorenzo, molti lettori direbbero come per Carneide: chi era costei? Se invece scrivo Dulcinea del Toboso, tutte le menti si illuminano all’istante  e un coro di voci prorompe: è la principessa del nobile cavaliere Don Chisciotte della Mancia per il cui amore egli si dà a correre il mondo per raddrizzare ogni stortura e riparare ogni ingiustizia! Aldonza-Dulcinea, da contadina a principessa, cosa non può la fantasia di un amante, tanto più se quella fantasia amorosa è incendiata dalla follia. Mai in un romanzo il principio di realtà e il principio di piacere si erano cosi magnificamente rivelati e fusi come nel capolavoro di Cervantes, quell’ingenioso hidalgo a cui darà nome di Don Chisciotte della Mancia, e che resta la più celebrata opera letteraria della cultura spagnola, e di sicuro il più singolare romanzo del Siglo de Oro. Su questo personaggio Adamo Calabrese, non nuovo a rovistare dentro i capolavori della letteratura, sia con la penna che con il pennello, costruisce la sua di storia. E così ce ne dà ragione: “La storia della mia Dulcinea è la storia della passione che si accende tra il cavaliere errante e la sua dama, vicenda che resta annichilita nel dualismo tra realtà e finzione, perché lei è vera e palpitante di vita, lui invece è solo un libresco personaggio”.

Anna Maria Boeris e il Coro Vocinvolo

Dunque un ribaltamento: Dulcinea non è più il personaggio passivo che resta lì sullo sfondo in attesa che il cavaliere errante torni trionfante dalle sue mille avventure e coronare il sogno del suo premio, ma è lei a condurre il gioco, ad essere attiva sulla scena, a raccontarci di lui, di sé stessa e della Spagna, ristabilendo la giusta misura delle cose. Su questo “canovaccio” a sua volta Francesca Brancaccio, regista del Teatro Alta Luce, innesta le sue “intrusioni” vigorose e vibranti, fatte di vere e proprie esibizioni virtuosistiche di flamenco servendosi di due ballerini di alta qualità, Paola Savino e Corrado Ponchiroli. A loro sono affidate anche le voci dei canti che servono a sorreggere il ritmo acceso del flamenco, mentre sono il chitarrista Nuccio Nobile e il fisarmonicista Flaviano Braga a conferire i toni e i timbri della tradizione melodica al flamenco e ai ballerini, e a riempirne di passione la loro esecuzione. Queste intrusioni fanno da contrappunto ai monologhi narrativi di Dulcinea, interpretata da Anna Maria Boeris, che racconta rivolta ad un nutrito gruppo di donne intento ad una incombenza domestica. Siamo infatti nella corte di un pueblo dove un gruppo di donne sta preparando le verdure per il pasto. 

Paola Savino e alla chitarra Nuccio Nobile

Tutto avviene all’interno del suo spazio: Dulcinea racconta e si racconta, i musicisti suonano, i ballerini si esibiscono, e il Coro vi prende parte non solo con la funzione di supporto musicale, ma anche con quella di comporre una sorta di “paesaggio scenografico” visivo al racconto stesso. Bene amalgamati e diretti, tutto il collettivo in scena ha retto alla prova, e ha deliziato il pubblico in sala che gli ha tributato una convinta e calorosa ovazione. Alla fine dello spettacolo un simpatico e conviviale brindisi con gli spettatori.

Corrado Ponchiroli e Paola Savinio (baile y cante)

È stata per me una piacevole sorpresa scoprire sulle rive del Naviglio Grande, in una parte di Naviglio un tempo sede di capannoni e di opifici, l’esistenza di questo singolare spazio teatrale così informale e accogliente. Da fuori nulla farebbe pensare a questa sua esistenza, perché è situato all’interno, e la riva destra è del tutto priva di abitazioni e locali, rispetto al lato sinistro del canale, che ne è ricco, senza soluzione di continuità, quasi fino a Corsico. È al numero 192 dell’Alzaia Naviglio Grande e ve lo consiglio. Animatrice ne è Elizabeth Annable, vi faranno una tessera associativa e se volete saperne di più basta cliccare sul sito [www.altaluceteatro.com] o mandare una email [alt@altaluceteatro.com] .Vedrete che non ve ne pentirete.