ELEZIONI FRANCESI: ASTENSIONE
E RAPPRESENTATIVITÀ
E RAPPRESENTATIVITÀ
di Franco Astengo
Una
prima navigazione nei numeri del turno di ballottaggio delle elezioni
presidenziali francesi 2017 ci consente di poter affermare come sia sicuramente
cresciuta l’astensione ma, alla fine, il dato di rappresentatività del
Presidente eletto sia risultato di sicuro rilievo.
Osserviamo i numeri in
cifra assoluta, non stancandoci di ricordare che i dati delle elezioni vanno
sempre valutati in questi termini, non limitandoci alle sole percentuali.
Nelle liste elettorali
risultavano iscritti 47.552.183 elettrici ed elettori : i due candidati hanno ottenuto
complessivamente 31.340.814 voti validi pari al 65,90%.
Il candidato eletto Macron
con 20.753.798 voti ha raccolto il 43,53% sul totale degli aventi diritto: un
dato che, appunto, ci consente di affermare come il suo grado di
rappresentatività rispetto al sistema risulti di sicuro rilievo. La candidata
sconfitta, Le Pen, ha ottenuto 10.637.120
voti pari al 22,37% del totale degli aventi diritto confermando
l’impressione di mancato sfondamento (nonostante il grande battage mediatico a
favore e – soprattutto – contro) che ci eravamo permessi di segnalare al primo
turno.
L’incremento dei due
candidati tra i due turni elettorali è stato il seguente: Macron è cresciuta di
12.175.109 voti ( 58,80%) Le Pen 3.933.006 (36,97%).
Complessivamente i due
candidati hanno usufruito di 15.153.239 voti sui 19.550.149 lasciati
disponibili dagli altri candidati sconfitti al primo turno: questo dato
significa che il 77,50% delle elettrici e degli elettori che il 23 Aprile
avevano preferito un candidato poi eliminato dalla competizione hanno deciso di
recarsi alle urne domenica scorsa per votare uno dei due candidati approdati al
ballottaggio.
L’astensione complessiva è
cresciuta di 4.954.163 unità (10,41%) ma coloro che hanno deciso di non
scegliere hanno preferito la via della scheda bianca o nulla alla diserzione
dei seggi.
Infatti l’astensione è
cresciuta di 1.830.832 unità mentre le schede bianche sono aumentate di
2.354.699 e le nulle di 768.632.
Per realizzare una accurata statistica dei flussi
sarà necessario esaminare in profondità i dati sul piano della divisione
territoriale: lavoro complesso che richiederà un qualche tempo perché sia
realizzato con una adeguata approssimazione scientifica. Per adesso, infatti,
le valutazioni che circolano sono frutto di rilevazioni eseguite attraverso gli
exit -poll.
In ogni caso alcuni dati
evidenti sono già valutabili: la grande maggioranza dell’elettorato che aveva scelto
Fillon si è riversato su Macron (da 4,5 a 5 milioni di voti), i sostenitori di
Mélenchon hanno suddiviso il proprio comportamento tra il sostegno a Macron e
l’astensione (in prevalenza la scheda bianca), il temuto flusso da “sinistra”
in favore della candidatura Le Pen è risultato sicuramente molto inferiore a
quanto temuto/sperato a seconda dei punti di vista (dovrebbe trattarsi di una
cifra nettamente inferiore al milione di voti). Insomma: non c’è stata la
valanga dell’unione di tutti contro il
“nemico alle porte”, ma una spinta avversativa verso la candidatura di
estrema destra sicuramente ha avuto un notevole peso.
Nulla di paragonabile,
naturalmente, con quanto accadde nel ballottaggio 2.002 quando Chirac, tra il
primo turno e il secondo incrementò il proprio bottino elettorale di quasi 25
milioni di voti a fronte dei 700.00 voti di incremento ottenuti dalla candidatura
di Le Pen padre.
Dal punto di vista del
dato di rappresentatività dell’eletto rispetto all’intero sistema (ricordo : il
43,63% dell’universo delle /degli aventi diritto al voto) può risultare
interessante una comparazione con le elezioni dei Sindaci in Italia.
Prendiamo il caso,
recentissimo, di tre grandi città del nostro Paese. Torino, Milano, Roma.
A Torino i
candidati pervenuti al ballottaggio hanno assommato 371.644 suffragi pari al
53,41% del totale degli iscritti nelle liste. Il Sindaco eletto ha avuto il
29,14% (Macron 43,63%)
A Milano i
candidati pervenuti al ballottaggio hanno raccolto complessivamente 511.533
voti pari al 50,81% del totale aventi diritto. Il Sindaco è stato eletto con il
26,27% (Macron 43,63%)
A Roma i
candidati prevenuti al ballottaggio hanno assommato 1.147.499 voti pari al
48,54%. Il Sindaco eletto si è poi fermato al 32,59%, la quota più elevata tra le
tre grandi città prese in esame, infliggendo un grande distacco all’altro
candidato. (Macron 43,63%).
Questi possono essere
considerati i primi dati analitici che si possono fornire a questo punto con
una certa cognizione di causa al di là delle analisi politiche di varia natura
che oggi riempiono gli schermi televisivi e i giornali con grande enfasi
propagandistica.
Si può dire, in sostanza,
che la vittoria di Macron è stata netta, rappresentativa rispetto al sistema e
sicuramente trasversale rispetto al dato
di provenienza politica del voto: In linea quindi con il tipo di costruzione
elettoral – mediatica messa in piedi attorno alla sua candidatura.
Contenuti programmatici e
azione di governo saranno sicuramente “altra cosa”.
Sarà molto interessante, dal
punto di vista dell’analisi elettorale, seguire l’andamento delle legislative
il cui primo turno è previsto per il prossimo 11 Giugno.
Il dato di maggior
interesse, in quel momento, sarà rappresentato dall’esito del processo di
scomposizione delle’elettorato francese registrato al primo turno delle
presidenziali (circa l’85% dei voti validi spalmati su 4 candidature) e il
processo di ricompattamento verificatosi in maniera rilevante, come abbiamo
avuto modo di osservare, al ballottaggio.
La dinamica di concentrazione
del voto verificatasi al ballottaggio avrà un qualche effetto sulle candidature
presenti al primo turno delle legislative, oppure si tornerà – più o meno –
alla suddivisione del primo turno delle presidenziali con un secondo turno
ricco di “triangolari” se non di “quadrangolari” qualora non funzionasse la
possibilità di un gioco di desistenze (in passato tradizionale, specialmente a
sinistra)? La realtà concreta al
riguardo di ciò che sta muovendosi nella società francese e nelle dinamiche del
suo sistema politico si potrà cominciare a capire l’11 Giugno dalla risposta
che sarà fornita dall’elettorato a questo ultimo interrogativo.