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lunedì 22 maggio 2017

LETTERA AL MINISTRO POLETTI
di Domenico Gatti

Il patriota e rivoluzionario milanese
Carlo Cattaneo artefice delle
Cinque Giornate di Milano

La lettera-sfogo al ministro Poletti che qui pubblichiamo, è stata scritta da un giovane barese, uno dei tanti, troppi giovani laureati italiani, che hanno dovuto lasciare la loro terra e portare la loro conoscenza, la loro capacità, il loro sapere, altrove. Costretti perché delle classi dirigenti criminali (destra e sinistra sono diventate la stessa merda), hanno pensato a se stesse e ai loro clienti; si sono alleate con settori criminali e del malaffare, hanno dissestato le economie (sperperi, opere mai finite, ruberie, concussioni, assurde spese militari: 70 milioni di euro al giorno, indifferenza al bene collettivo e alla buona amministrazione: 150 miliardi all’anno di evasione fiscale, 100 miliardi all’anno di corruzione, 200 miliardi all’anno di economia criminale e mafiosa, 50 miliardi all’anno di evasione fiscale, e non sappiamo a quanto ammonti il riciclaggio di danaro sporco). Una cifra spaventosa che non scuote nessuna istituzione, non provoca nessun sussulto popolare, mentre dovremmo, come la Milano del 1848 al tempo dell’occupazione austriaca, creare comitati insurrezionali in ogni zona del Paese, preparare moti popolari di liberazione e comitati di salute pubblica. Dobbiamo smetterla con le lamentele e la fuga all’estero. Le giovani generazioni sono chiamate al compito doloroso ma necessario di questa liberazione da attuare al più presto. Devono ribellarsi con noi non più giovani al loro fianco. Sono nostri figli e nostri nipoti. Occorre un atto di orgoglio e di consapevolezza per salvare quel che resta della nostra umiliata Patria, del nostro colto bellissimo Paese, ogni giorno di più mortificato e vilipeso. Sono milioni i cittadini italiani indignati. Milioni che se si ribellano, se insorgono, non potranno più essere tacciati di teppismo e violenza, milioni di uomini e donne che insorgono diventano immediatamente agli occhi di tutti veri patrioti, nuovi resistenti di un Paese che ha una storia di cultura e di sapere millenaria, che vuole impedirne la completa rovina, che vuole cambiare l’infame destino a cui le generazioni future sono state condannate. (A.G.)

Il pingue ministro del Lavoro Poletti
esponente del Partito Democratico

 “Sig. perito agrario Poletti (eh sì, in un Paese che richiede la laurea anche per servire caffè in un bar, lei è l’ennesimo caso di non laureato che raggiunge vertici di rappresentanza delle istituzioni e stipendi pazzeschi), ho dato un’occhiata al suo curriculum e le garantisco che lei non verrebbe assunto neanche all’Arlington Hotel della mia Dublino a servire colazioni come io, giovane avvocato laureatomi in Italia, ho fatto per pagare le spese di sopravvivenza in un Paese straniero che mi ha dato una possibilità che il Suo Paese mi ha negato. Lei, ministro del lavoro, il lavoro non sa neanche cosa sia, lei che non ha lavorato neanche un giorno della sua vita (il suo curriculum parla chiaro). Lei, che si rallegra di non avere tra i piedi gente come me, non ha la più pallida idea di quanto lei sia un miracolato. Lei non sa, perito agrario Poletti, che dietro ogni ragazzo che si trasferisce all’estero, ci sono una madre e un padre che piangono quotidianamente  la mancanza del figlio, c’è una sorella da vedere solo un paio di volte all’anno, degli amici da vedere solo su “faccettine” e i cui figli probabilmente non ti riconosceranno mai come “zio”, c’è una sofferenza lancinante con la quale ci si abitua a convivere e che diventa poi quasi naturale e parte del tuo benessere-malessere quotidiano.
Il suo, perito agrario Poletti, è un paese morto, finito, senza presente né tanto meno futuro e lo è anche per colpa sua e di chi l’ha preceduto. Chi è lei per parlare a noi, figli e fratelli d’Italia residenti all’estero, con arroganza, con spocchia, con offese e mancando del più basilare rispetto che il suo status di persona, oltre al suo status di ministro, richiederebbe?! O forse pensa che le sue pensioni d’oro, i suoi stipendi da favola possano consentirle tutto questo nei confronti di ragazzi, in molti casi più titolati, preparati e competenti di lei? Ha mai provato a sostenere un colloquio in inglese? Ha mai scoperto quanto bello, duro e difficile sia conoscere tre lingue e lavorare in realtà multiculturali? Ha mai avuto la sensazione di sentirsi impotente quando le parlano in una lingua che non è sua e ha difficoltà a comprenderla al 100%? Questo lei, perito agrario Poletti, non lo sa e non lo saprà mai. È per questo che il suo ego le permette di offendere 100.000 ragazze e ragazzi che l’unica cosa che condividono con lei è la cittadinanza italiana.
Lei è l’emblema di una classe politica e partitica totalmente sconnessa con la realtà, totalmente avulsa dal tessuto sociale che le porcate sue e dei suoi amici “compagni” hanno contribuito a generare. Io, e gli altri 99.999 ragazzi che siamo scappati all’estero dovremmo essere un problema che dovrebbe toglierle il sonno, lei dovrebbe fare in modo che questa gente possa tornare a casa, creare condizioni di lavoro e di stabilità economica che possano permettere a 100.000 mamme di non piangere più per la lontananza dei figli.
Lei, perito agrario Poletti, padre dei voucher e del precariato, è il colpevole di questo esodo epocale e quasi senza precedenti di questa gente che lei vorrebbe fuori dalle palle.
Si sciacqui la bocca, perito agrario Poletti, prima di parlare di gente che parla più lingue di lei, che ha avuto il coraggio di non accontentarsi, e di cercare altrove ciò che uno stato che fa davvero lo stato avrebbe dovuto garantire al proprio interno. E si tolga rapidamente dai coglioni per favore, prima lo farà e prima questo paese, visto dalla fredda e super accogliente Irlanda, sembrerà più bello e gentile.
Firmato da uno di quelli che lei vorrebbe fuori dalle palle”.
[Dedicato ai Paraculi, figli di Papà e porta borse della Politica italiana.]