Pagine

venerdì 12 maggio 2017

Pacifisti contro gli aerei da guerra
Un esposto è stato presentato al tribunale di Varese
contro la vendita dei velivoli di Aermacchi
di Simona Carnaghi



Aerei da guerra venduti a Israele: i pacifisti denunciano Aermacchi. La procura ha però chiesto l’archiviazione dell’esposto. Richiesta alla quale i cinque firmatari della denuncia si sono opposti attraverso l’avvocato Marco Lacchin. Ieri l’udienza davanti al gip di Varese Alessandro Chionna che si è riservato. Nessuna decisione, dunque, in merito ad un esposto che affronta a tutto campo la questione israeliano-palestinese. «Sapevamo che il il gip come sempre e come auspicabile a fronte di un tema tanto delicato si sarebbe riservato – spiega Lacchin – non c’è un termine perentorio ma crediamo che la decisione ci sarà comunicata nell’arco di qualche settimana». Sarà dunque il tribunale di Varese a decidere su un tema così delicato e così attuale. Tutto ha avuto inizio nell’agosto 2014 quando 5 cittadini, esponenti del comitato varesino “NO-M346 a Israele”, presentarono una denuncia all’Autorità giudiziaria perché indagasse sulla vendita di 30 aerei M346 allo stato israeliano da parte di Alenia Aermacchi (oggi Leonardo). «I primi due esemplari del velivolo sono stati consegnati ad Israele il giorno successivo all’ inizio dei bombardamenti sulla popolazione di Gaza, che hanno provocato oltre 2000 morti, tra cui oltre 500 bambini, migliaia di feriti e invalidi, distruzioni di case e infrastrutture», si legge nella nota divulgata dai cinque firmatari dell’esposto. «La legge italiana vieta la vendita di armamenti a Stati belligeranti o ritenuti responsabili di crimini di guerra e contro l’umanità – questa una delle motivazioni proposte nell’esposto - Israele è stato ritenuto responsabile di crimini di guerra in numerosi documenti internazionali (rapporti di Human Rights Watch, rapporto Goldstone, Amnesty International)». La procura della Repubblica di Varese in data 24 maggio 2016, ha chiesto l’archiviazione del procedimento ritenendo di non poter sindacare al legittimità dell’autorizzazione ministeriale all’esportazione degli aerei, affermando che la posizione dello Stato di Israele sarebbe inquadrabile nel diritto di autotutela riconosciuto agli stati dall’articolo 51 della Carta dell’Onu. «Ciò non è condivisibile in quanto le operazioni “Piombo Fuso” (2008),“Pilastro di difesa” (2012) e “Margine protettivo” (2014) realizzate da Israele nel territorio di Gaza, oltre ad aver provocato migliaia di vittime civili non costituiscono risposta proporzionata ad un attacco esterno», spiegano invece i firmatari dell’esposto. Ieri le ragioni dell’opposizione alla richiesta di archiviazione sono state esposte con forza davanti al gip Chionna dall’avvocato Lacchin. Si attende ora la decisione del giudice.