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venerdì 7 luglio 2017

YES WE ACRI.
di Angela Maria Spina

Angela Maria Spina
  
Acri è un grosso centro calabrese della provincia cosentina, territorialmente uno dei comuni più grandi d’Italia. In passato ha goduto di una certa fama, e diciamo pure: di un certo rispetto. Non aveva ancora prodotto l’incarnazione concreta di Cetto Laqualunque, e permetteva ai nascituri di vedere la luce nella propria città. Un ospedale c’era, e c’era anche il reparto maternità. Ora, un po’ alla volta se lo stanno facendo scippare. In sintesi, se ti va bene partorisci al pronto soccorso, altrimenti per strada mentre tenterai di raggiungere uno dei luoghi dove un reparto di maternità c’è ancora: Cosenza, Castrovillari, Rossano... un’ora o più di auto su strade tortuose e difficili. L’autrice di questa ricca lettera aperta, è di quella cittadina, come chi sta vergando questo occhiello, è naturale quindi che ad entrambi stia a cuore. Quando ci è possibile, con i mezzi che abbiamo, ne prendiamo le difese. Di recente Angela Maria ha scritto su un blog di quella città, un virulento e risentito articolo dal titolo “È nato un acritano ad Acri”, che i lettori di “Odissea” potranno leggersi cliccando sul link qui riportato. Stimolato dalla lettura ho fatto un breve commento a quello scritto, invitando Maria Angela e quanti vivono ed operano ad Acri, a procedere giornalisticamente con una vera e propria inchiesta, in modo da fare emergere i nomi e le responsabilità di trent’anni di sfascio amministrativo, e capire chi ha portato l’ospedale della città a questo stato di cose. Un modo per uscire dalla genericità e dare un nome e un volto ai responsabili, visto che dietro ogni conseguenza c’è una causa, e dietro ogni causa un responsabile. Ovvio che non possiamo pretendere da una singola persona, per quanto volonterosa ed intelligente essa sia, uno sforzo che dovrebbe essere collettivo, ma se attorno a lei dovesse coagularsi un discreto numero di volontà e di passioni, vibranti come le sue, (ad Acri c’è ancora, nonostante tutto, molta gente in gamba), queste pagine sarebbero ben disposte ad amplificare la loro voce. (A.G.)

http://www.ferrarosalvatore54.com/2017/07/sul-diritto-alla-salute-e-alla-tutela.html


Una veduta di Acri

Carissimo Angelo, lusingata della tua considerazione di amico e intellettuale di rango, non intendo sottrarmi alla sollecitazione che mi porgi, anche perché attraverso te ed il nostro paziente blogger Salvatore Ferraro che ci ha offerto gradita ospitalità, vorrei in appendice al mio recente scritto” È nato un Acritano di Acri” aver modo di puntualizzare alcuni elementi di chiarezza, su ciò che altrimenti potrebbe venir equivocato. Non ho virtù di sintesi è bene ribadirlo, perché mi piace argomentare e ragionare, perciò non scelgo la forma della risposta al tuo commento. 
È vero “bazzico” tangenzialmente il “giornalismo di penna, di testa e di cuore” quello cioè che approfondisce e tenta di intessere narrazioni e sono fin troppo consapevole di trascurare mio malgrado, quel giornalismo con il caro vecchio “taccuino” d’inchiesta, quello cioè che appassiona tanti come te e me, perché è conturbante e quando poi è sostenuto da potenti mezzi come questi, sovente riesce ad essere anche deflagrante.
Confesso però, finora non ho mai pensato di dedicarmi al genere. Ho piuttosto intercettato e voluto dar voce a quell’enorme bisogno di trasformazione e cambiamento come donna, come cittadina e come docente, che non è da intendersi solo come un invito a passare sotto traccia gli effetti di certi giudizi, affermazioni spigolose e urticanti, che come le mie, sono frutto cioè di certe “sconsiderate considerazioni” sul nostro territorio ed gli abitanti acresi.
Lo sottolineo, ho sentito l’urgenza di porgere a tutti, specie alle donne - ma è assai vero anche soprattutto agli uomini del brigantesco borgo, un modesto e spero utile contributo per definire (finalmente) precisi orizzonti di senso di Giustizia e Dignità nella propria funzione di cittadinanza. Ho fiducia nella legalità e malgrado tutto credo nella giustizia; nutro sempre qualche speranza per la buona politica -anche se ahimè la mia disillusione è sistematica- che dovrebbe banalmente essere qualificata come Sano Senso Civico Ossigenato.

                                   

Perciò, armata come quel tale di considerevole “Pessimismo dell'intelligenza, ed ottimismo della volontà” riesco ancora a raccogliere sempre a piene mani, il coraggio per scrivere: “scrivo come atto di ribellione” come gesto rivoltoso di per sé, che mi hanno insegnato a fare in tanti e che faccio da sempre, cioè da tempi non sospetti. So di dover rispondere sempre solo della mia personale volontà di Ri-Armarmi indefessamente, delle mie individuali responsabilità civili, per farmene un carico talvolta pesantissimo; ma so di essere sempre in buona compagnia, del resto la Filosofia almeno a questo serve. Siccome dobbiamo tutti ripartire dai preliminari delle sane ideologie, nelle quali -malgrado ogni iattura- continuo a credere, incomincio col recuperare ed affermare in dignità e libertà per tanti, che sciagurati l’hanno smarrita o magari non l’hanno mai conosciuta. Forse per affermare quel sano senso non malato, d’identità e di appartenenza del nostro vivere comune (e si spera anche civile), recuperando tosto, quelle sane lezioni lasciate in dote alla storia di questi luoghi, da nostri comuni amici ed intellettuali che a modo nostro siamo soliti amabilmente frequentare ancora, e che nella
oltretomba -lo sai bene- li faranno rivoltare. Almeno loro!
Spero però che almeno tu, non voglia fare della facile ironia a buon mercato, considerando che della goliardia e della satira, Acri può a buona ragione vantare un felice primato.

                             

Occorre difatti che almeno in certi momenti, tutti possiamo recuperare la serietà ed il senso etico del “lavoro” (perché credimi tanto ve ne è da fare ancora) su certa “pia” morale, concedimi l’espressione laicamente riconducibile (volgarmente) all’etica della pseudo “religione neo protestante” (se mi farai passare l’adattamento Weberiano); per riuscire finalmente a produrre energie e risorse da impiegare per fini non solo economici e biecamente produttivi (i quali per inciso, se pur vi fossero, male certo non farebbero) - più che non della nostra stessa abominevole ignoranza elevata a cultura (che andrebbe scritta con la k se non mi facesse inorridire) - dalla quale tentiamo in ogni modo di rifuggire, ma malgrado tutto ne restiamo attratti. Questo prezioso territorio mio e tuo, resta uno scrigno magnifico e speciale, al quale in molti restiamo ancora legati da innamorati veri e non bugiardi, quando pretendiamo di elevarne e coltivare la bellezza, il senso di giustizia ed equità, che le servirebbero per proteggerla in dignità, libertà e decoro di ciascun cittadino e di noi tutti insieme.
Sai bene che per poterci dire Comunità bisogna che si passi per la creazione ed il sostegno alla rete delle organizzazioni sociali, captando necessità e bisogni del territorio e della gente.  Dunque perciò occorre riaffermare dapprima con onestà intellettuale e cura, ciò che ci necessita come l’ossigeno: la partecipazione e l’impegno di ogni giorno e di tutti i giorni, per saper porre un argine alla inconcludenza di orde intermittenti d’incompetenti ed incapaci, che offendono e denigrano la dignità civile, con il loro stesso vuoto apparire.

Particolare del monumento al giovane eroe acrese Giambattista Falcone
morto nella tragica spedizione di Sapri

Personalmente sono disposta a scommettere fermamente sulla creazione di presìdi di legalità con destinazioni educative, dal cui lavoro - sono certa - non possiamo che  guadagnarne tutti: miglioramento generale della convivenza e accrescimento della civiltà, del quale il nostro prezioso borgo, invece è da tempo orfano. Se mi permetti un’altra chiosa, occorre però ripartire dai cari temi culturali  e soprattutto dagli alti contenuti Etici e Morali; e quelli che ho proposto io, ti assicuro amico mio, subiscono continue forme di mortificazione ed una incauta rappresentazione, con modelli e linguaggi collettivi snaturati, deviati e sistematicamente violentati, in forme identitarie estremamente pericolose, nelle quali finiscono poi un poco tutti per credere…
Credo che in questo momento più che di nomi e di mandanti sui quali, eccellenti giornalisti professionisti e non, ci hanno fin troppo informati, abbisogniamo, invece, ed anche con una certa urgenza, di un fulgido Progetto Culturale che sappia finalmente rendere Acri, una città migliore più di quella che non è ancora diventata. Magari forse si tratterà solo di creare un Osservatorio Permanente di Conoscenza, Ricerca, Aggiornamento e Monitoraggio sulle Condizioni e i Problemi della Società Civile Acrese, della sua Politica, della Cultura, dell'Ambiente, dell' Urbanistica, del Territorio e finalmente anche della nostra Salute; fatto però di gente seria e assai capace, che abbia non solo spirito e passione, ma soprattutto levatura e che proprio per questo non  vada denigrata o messa alla berlina, con boria tutta acritana. Intellettuali intendo, che più che voler lasciar accomodare il proprio culo su di una poltrona, come è in voga nei moderni tempi ed era anche in quelli antichi; fossero attrezzati di capacità e doti culturali estremamente lucide ed oneste, per capovolgere e forse per fare per conto proprio la vera rivoluzione. Intendo gente con virtù tali da poter magari far convergere anche il proprio lavoro di corretta  e sincera informazione sui risultati, nella divulgazione giornalistica a cui tu mi inviti. E che chissà, magari anch’io potrei intraprendere con scostumata immodestia. Ma credo che prima di tutto urgano le conoscenze civili, quelle sì che sono indispensabili -un’arma a doppio taglio- inchiodano ciascuno alla propria importante Responsabilizzazione Etica e Morale, obbligandoci inequivocabilmente a stabilire la qualità del nostro impegno, nelle forme e nei modi che ciascuno vorrà scegliere certo, ma che richiamano costantemente alla partecipazione diretta e non più MAI alla delega in bianco, firmata per inetti e per codardi, dediti ai soliloqui, di certo onanismo cerebrale, tanto di moda.

                                  

Non ci si dovrebbe mai atteggiare a guru, né avere in animo di propinare le verità come preconfezionate, pretendendo di insegnare come e cosa pensare o fare. Sono convinta come te e qualche altro, che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento e dalla partecipazione diretta degli interessati.
Questa è la mia personale idea di emancipazione per Acri, che non posso negarlo valorizza la cultura e le competenze, oltre che le indubbie capacità e gli attributi. Ma non come sin ora tradizionalmente svolto, bensì in modo innovativo e pervicace, i libri, la letteratura la poesia e l’arte, servono se sono documentali, cioè se favoriscono le riunioni, gli incontri, le occasioni d’incontro e la partecipazione in cui ciascuno si interroga e impara a Rispettare e confrontarsi con gli altri, impara ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare, senza odio né cattiveria alcuna. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia ma torna, finalmente rinnovata e ritrovata, a concretarsi in questo estremo angolo della Calabria occidentale.
È forse solo questione di… disperazione, la mia, la tua, la nostra.
Io come te amo Acri, da molto tempo, vi vivo e sono tornata a viverci, dedita al mio modesto e sano volontariato culturale del tutto incompreso e molto attenzionato.
Qui vedo rintanate persone formidabili, che vivono tecnologiche ma ancor più in modo primitivo e selvaggio, sia dal punto di vista intellettuale che da quello esistenziale.

                                 

In queste condizioni, non ci sarà più dato ragionevolmente continuare a vivere.
Ecco, questa è forse la vera notizia che è perfettamente in linea con tutte le contraddizioni, le luci e le ombre, di questa popolazione e di questa città, che deve aprirsi o chiudersi, a piacimento, scegliendo cosa fare all’occorrenza, nell’occasione di comprendere quanto ridicolo e nel contempo estremamente serio, sia l’essere acritano, proprio perché incarna gli eccessi del positivo assieme a quelli del negativo della propria identità.
Bene, anche se a queste latitudini permangono notevoli incolmabili differenze, resta ancora superstite e raminga la voglia di ricostruire, malgrado tutto. Meglio sarà per tutti che lo comprenderemo bene e forse anche in fretta.
Alla nostra prossima Odissea” dunque, insieme sarà certo più bella… 
Sperando di riabbracciarti presto. Saluti.
Angela Maria Spina