YES WE ACRI.
di Angela Maria Spina
Angela Maria Spina |
Acri è un grosso centro
calabrese della provincia cosentina, territorialmente uno dei comuni più grandi
d’Italia. In passato ha goduto di una certa fama, e diciamo pure: di un certo
rispetto. Non aveva ancora prodotto l’incarnazione concreta di Cetto
Laqualunque, e permetteva ai nascituri di vedere la luce nella propria città. Un
ospedale c’era, e c’era anche il reparto maternità. Ora, un po’ alla volta se
lo stanno facendo scippare. In sintesi, se ti va bene partorisci al pronto
soccorso, altrimenti per strada mentre tenterai di raggiungere uno dei luoghi
dove un reparto di maternità c’è ancora: Cosenza, Castrovillari, Rossano... un’ora
o più di auto su strade tortuose e difficili. L’autrice di questa ricca lettera
aperta, è di quella cittadina, come chi sta vergando questo occhiello, è
naturale quindi che ad entrambi stia a cuore. Quando ci è possibile, con i
mezzi che abbiamo, ne prendiamo le difese. Di recente Angela Maria ha scritto
su un blog di quella città, un virulento e risentito articolo dal titolo “È
nato un acritano ad Acri”, che i lettori di “Odissea” potranno leggersi
cliccando sul link qui riportato. Stimolato dalla lettura ho fatto un breve
commento a quello scritto, invitando Maria Angela e quanti vivono ed operano ad
Acri, a procedere giornalisticamente con una vera e propria inchiesta, in modo
da fare emergere i nomi e le responsabilità di trent’anni di sfascio
amministrativo, e capire chi ha portato l’ospedale della città a questo stato
di cose. Un modo per uscire dalla genericità e dare un nome e un volto ai
responsabili, visto che dietro ogni conseguenza c’è una causa, e dietro ogni causa
un responsabile. Ovvio che non possiamo pretendere da una singola persona, per
quanto volonterosa ed intelligente essa sia, uno sforzo che dovrebbe essere
collettivo, ma se attorno a lei dovesse coagularsi un discreto numero di
volontà e di passioni, vibranti come le sue, (ad Acri c’è ancora, nonostante
tutto, molta gente in gamba), queste pagine sarebbero ben disposte ad
amplificare la loro voce. (A.G.)
http://www.ferrarosalvatore54.com/2017/07/sul-diritto-alla-salute-e-alla-tutela.html
Una veduta di Acri |
Carissimo
Angelo, lusingata della tua considerazione di amico e intellettuale di rango,
non intendo sottrarmi alla sollecitazione che mi porgi, anche perché attraverso
te ed il nostro paziente blogger Salvatore Ferraro che ci ha offerto gradita
ospitalità, vorrei in appendice al mio recente scritto” È nato un Acritano di
Acri” aver modo di puntualizzare alcuni elementi di chiarezza, su ciò che
altrimenti potrebbe venir equivocato. Non ho virtù di sintesi è bene ribadirlo, perché mi piace argomentare e
ragionare, perciò non scelgo la forma della risposta al tuo commento.
È vero “bazzico” tangenzialmente il “giornalismo di penna, di testa e di
cuore” quello cioè che approfondisce e tenta di intessere narrazioni e sono fin
troppo consapevole di trascurare mio malgrado, quel giornalismo con il caro
vecchio “taccuino” d’inchiesta, quello cioè che appassiona tanti come te e me,
perché è conturbante e quando poi è sostenuto da potenti mezzi come questi,
sovente riesce ad essere anche deflagrante.
Confesso però,
finora non ho mai pensato di dedicarmi al genere. Ho piuttosto intercettato e voluto dar voce a quell’enorme bisogno di
trasformazione e cambiamento come donna, come cittadina e come docente, che non
è da intendersi solo come un invito a passare sotto traccia gli effetti di
certi giudizi, affermazioni spigolose e urticanti, che come le mie, sono frutto
cioè di certe “sconsiderate considerazioni” sul nostro territorio ed gli
abitanti acresi.
Lo sottolineo, ho sentito l’urgenza di porgere a tutti, specie alle donne -
ma è assai vero anche soprattutto agli uomini del brigantesco borgo, un modesto
e spero utile contributo per definire (finalmente) precisi orizzonti di senso
di Giustizia e Dignità nella propria funzione di cittadinanza. Ho fiducia nella legalità e malgrado tutto credo nella giustizia;
nutro sempre qualche speranza per la buona politica -anche se
ahimè la mia disillusione è sistematica- che dovrebbe banalmente essere
qualificata come Sano Senso Civico Ossigenato.
Perciò, armata
come quel tale di considerevole “Pessimismo dell'intelligenza, ed ottimismo
della volontà” riesco ancora a raccogliere sempre a piene mani, il coraggio per
scrivere: “scrivo come atto di ribellione” come gesto rivoltoso di per sé, che mi hanno insegnato a fare in tanti e che faccio da sempre, cioè da
tempi non sospetti. So di dover rispondere sempre solo della mia personale volontà di Ri-Armarmi indefessamente, delle mie individuali responsabilità civili, per farmene un carico talvolta pesantissimo; ma so di essere sempre in buona compagnia, del resto la Filosofia almeno a questo serve. Siccome dobbiamo tutti ripartire dai preliminari delle sane ideologie,
nelle quali -malgrado ogni iattura- continuo a credere, incomincio col recuperare
ed affermare in dignità e libertà per tanti, che sciagurati l’hanno smarrita o
magari non l’hanno mai conosciuta. Forse per affermare quel sano senso non malato, d’identità e di
appartenenza del nostro vivere comune (e si spera anche civile),
recuperando tosto, quelle sane lezioni lasciate in dote alla storia di questi
luoghi, da nostri comuni amici ed intellettuali che a modo nostro siamo soliti
amabilmente frequentare ancora, e che nella
oltretomba -lo sai bene- li faranno
rivoltare. Almeno loro!
Spero però che almeno tu, non voglia fare della facile ironia a buon
mercato, considerando che della goliardia e della satira, Acri può a buona
ragione vantare un felice primato.
Occorre difatti
che almeno in certi momenti, tutti possiamo recuperare la serietà ed il
senso etico del “lavoro” (perché credimi tanto ve ne è da fare ancora) su certa “pia” morale, concedimi l’espressione laicamente riconducibile (volgarmente) all’etica della pseudo “religione neo protestante” (se mi farai
passare l’adattamento Weberiano); per riuscire finalmente a produrre energie e risorse da impiegare per fini non solo economici e biecamente
produttivi (i quali per inciso, se pur vi fossero, male certo non farebbero) - più che non della
nostra stessa abominevole ignoranza elevata a cultura (che andrebbe
scritta con la k se non mi facesse inorridire) - dalla quale tentiamo in
ogni modo di rifuggire, ma malgrado tutto ne restiamo attratti. Questo prezioso territorio mio e tuo, resta uno scrigno magnifico e
speciale, al quale in molti restiamo ancora legati da innamorati veri e non
bugiardi, quando pretendiamo di elevarne e coltivare la bellezza, il senso
di giustizia ed equità, che le servirebbero per proteggerla in dignità, libertà
e decoro di ciascun cittadino e di noi tutti insieme.
Sai bene che per poterci dire Comunità bisogna che si passi per la creazione
ed il sostegno alla rete delle organizzazioni sociali, captando
necessità e bisogni del territorio e della gente. Dunque perciò occorre
riaffermare dapprima con onestà intellettuale e cura, ciò che ci necessita come
l’ossigeno: la partecipazione e l’impegno di ogni giorno e di tutti i giorni,
per saper porre un argine alla inconcludenza di orde intermittenti
d’incompetenti ed incapaci, che offendono e denigrano la dignità civile, con il
loro stesso vuoto apparire.
Particolare del monumento al giovane eroe acrese Giambattista Falcone morto nella tragica spedizione di Sapri |
Personalmente
sono disposta a scommettere fermamente sulla creazione di presìdi di
legalità con destinazioni educative, dal cui lavoro - sono certa - non
possiamo che guadagnarne tutti:
miglioramento generale della convivenza e accrescimento della civiltà, del
quale il nostro prezioso borgo, invece è da tempo orfano. Se mi permetti un’altra chiosa, occorre però ripartire dai cari temi culturali e soprattutto dagli alti
contenuti Etici e Morali; e quelli che ho proposto io, ti assicuro amico
mio, subiscono continue forme di mortificazione ed una incauta
rappresentazione, con modelli e linguaggi collettivi snaturati, deviati e
sistematicamente violentati, in forme identitarie estremamente
pericolose, nelle quali finiscono poi un poco tutti per credere…
Credo che in questo momento più che di nomi e di mandanti sui quali, eccellenti giornalisti professionisti e non, ci hanno fin troppo informati, abbisogniamo, invece, ed anche con una certa urgenza, di un fulgido Progetto Culturale che sappia finalmente rendere Acri, una città migliore più di quella che non è ancora diventata. Magari forse si tratterà solo di creare un Osservatorio Permanente di
Conoscenza, Ricerca, Aggiornamento e Monitoraggio sulle Condizioni e i Problemi
della Società Civile Acrese, della sua Politica, della Cultura, dell'Ambiente, dell' Urbanistica, del Territorio e finalmente anche della nostra Salute; fatto però di gente seria e assai capace, che abbia non solo spirito e
passione, ma soprattutto levatura e che proprio per questo non vada denigrata o messa alla berlina, con
boria tutta acritana. Intellettuali intendo, che più che voler lasciar accomodare il proprio culo su di una
poltrona, come è in voga nei moderni tempi ed era anche in quelli antichi;
fossero attrezzati di capacità e doti culturali estremamente lucide ed oneste, per capovolgere e forse per fare per conto proprio la vera rivoluzione.
Intendo gente con virtù tali da poter magari far convergere anche il proprio
lavoro di corretta e sincera
informazione sui risultati, nella divulgazione giornalistica a cui tu mi
inviti. E che chissà, magari anch’io potrei intraprendere con scostumata
immodestia. Ma credo che prima di tutto urgano le conoscenze civili, quelle sì che sono
indispensabili -un’arma a doppio taglio- inchiodano ciascuno alla propria
importante Responsabilizzazione Etica e Morale, obbligandoci inequivocabilmente a stabilire la qualità del nostro
impegno, nelle forme e nei modi che ciascuno vorrà scegliere
certo, ma che richiamano costantemente alla partecipazione diretta e non più
MAI alla delega in bianco, firmata per inetti e per codardi, dediti ai
soliloqui, di certo onanismo cerebrale, tanto di moda.
Non ci si
dovrebbe mai atteggiare a guru, né avere in animo di propinare le verità come
preconfezionate, pretendendo di insegnare come e cosa pensare o fare. Sono
convinta come te e qualche altro, che nessun vero cambiamento possa prescindere
dal coinvolgimento e dalla partecipazione diretta degli interessati.
Questa è la mia personale idea di emancipazione per Acri,
che non posso negarlo valorizza la cultura e le competenze, oltre che le
indubbie capacità e gli attributi. Ma non come sin ora tradizionalmente svolto,
bensì in modo innovativo e pervicace, i libri, la letteratura la poesia e
l’arte, servono se sono documentali, cioè se favoriscono le riunioni, gli
incontri, le occasioni d’incontro e la partecipazione in cui ciascuno si
interroga e impara a Rispettare e confrontarsi con gli altri,
impara ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e
pianificare, senza odio né cattiveria alcuna. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore
antico sepolta in polverosi tomi di filosofia ma torna, finalmente rinnovata e
ritrovata, a concretarsi in questo estremo angolo della Calabria occidentale.
È forse solo questione di… disperazione, la mia, la tua, la nostra.
Io come te amo Acri, da molto tempo, vi vivo e sono
tornata a viverci, dedita al mio modesto e sano volontariato culturale del
tutto incompreso e molto attenzionato.
Qui vedo rintanate persone formidabili, che vivono
tecnologiche ma ancor più in modo primitivo e selvaggio, sia dal punto di vista
intellettuale che da quello esistenziale.
In queste condizioni, non ci sarà più dato
ragionevolmente continuare a vivere.
Ecco, questa è forse la vera notizia che è perfettamente
in linea con tutte le contraddizioni, le luci e le ombre, di questa popolazione
e di questa città, che deve aprirsi o chiudersi, a piacimento, scegliendo
cosa fare all’occorrenza, nell’occasione di comprendere quanto ridicolo e nel
contempo estremamente serio, sia l’essere acritano, proprio perché
incarna
gli eccessi del positivo assieme a quelli del negativo della propria identità.
Bene, anche se a queste latitudini permangono notevoli
incolmabili differenze, resta ancora superstite e raminga la voglia di ricostruire,
malgrado tutto. Meglio sarà per tutti che lo comprenderemo bene e forse anche
in fretta.
Alla nostra prossima “Odissea” dunque,
insieme sarà certo più bella…
Sperando di riabbracciarti presto. Saluti.
Angela
Maria Spina