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mercoledì 15 novembre 2017

Rimini. Stati Generali della Green Economy
di Valeria Fieramonte



 Significa economia verde. Ma si tratta di una rivoluzione molto lenta, purtroppo, e ostacolata da legittimi interessi che ormai, sempre purtroppo, legittimi non sono più. La prima volta che vado agli Stati Generali di Ecomondo a Rimini, una bellissima fiera troppo riscaldata (spese inutili, fastidio fisico, incoerenza),  ma molto ben organizzata e piena di belle cose. L'impressione è che si apre di fronte a noi, in futuro, sempre che non sia troppo tardi, un mondo migliore, più pulito, più verde, meno inquinato, con un capitalismo meno cinico e rapinatorio di quello che siamo abituati a subire. Bene, ecco quello che si è detto a grandi linee. A che punto siamo, dopo che gli accordi di Parigi, un epocale turning point dello sviluppo mondiale, hanno per la prima volta determinato uno spostamento pressochèé determinante di capitali dalle energie  fossili a quelle cosiddette verdi?
Secondo Gianni Silvestrini di Kyoto Club, le tecnologie verdi sono così dirompenti (disruptive) che il processo di decarbonizzazione è inarrestabile. A dominare il nuovo tipo di sviluppo è la Cina: a Parigi ero stupita dalla loro sincerità. Sono stati  gli unici ad aver detto, in mezzo ai molti salamelecchi della maggioranza degli altri, che per un po' di anni ancora avrebbero inquinato di più, per poi svoltare definitivamente verso  un nuovo tipo di sviluppo nel 2030…
Invece da almeno quattro anni le loro emissioni di carbonio si sono fermate e sono restate stabili, e nel frattempo hanno fatto molto di più di quanto detto e promesso diventando leader assoluti nelle energie rinnovabili , nel fotovoltaico ( nell'ultimo anno la metà del parco FV mondiale è stata installata da loro) e nell'auto elettrica. In Cina si vendono 28 milioni di auto l'anno, almeno di recente, e il fatto che circa il 10% di auto sia elettrica non è secondario. L'Europa invece arranca: dopo una partenza col vento in poppa ha messo talmente il freno a mano da rischiare di diventare irrilevante.
A bloccare la Germania, che pure ha delle politiche verdi molto più avanzate delle nostre, è stato lo scandalo Volkswagen, la Francia si pone come leader ma ancora non si sa, e in generale, come sottolinea Monica Frassoni, (la poco conosciuta in Italia leader dei Verdi europei,) tra le monarchie e democrazie del Nord Europa, avanzatissime e migliori di tutte, e i paesi dell'Est europeo, molto più arretrati, è difficile fare delle mediazioni efficaci.  In questo quadro va detto che l'Italia si è però comunque, almeno negli ultimi tre anni, posizionata addirittura sotto la media europea! Vicina di banco della Polonia! Che vuole a tutti i costi il suo shale gas, (ne ha tanto nei laghi Masuri), e sarebbe dunque un po' più giustificata di noi.
Ah, dimenticavo, la Fiat è stata addirittura peggio della Wolkswagen, ma lo scandalo qui non è neppure arrivato. Per proseguire nel quadro mondiale: India, Norvegia, Olanda, Francia e Inghilterra hanno fissato delle date d'impegno solo per le auto elettriche, Svezia, Danimarca e Nuova Zelanda fatto piani carbon free per il 2050...ma in India ormai il fotovoltaico costa persino meno del carbone, dunque lì come altrove dobbiamo dedurre  che sarebbe quasi incomprensibile la  fatica a schierarsi dei politici?
Per quanto riguarda gli USA: ormai persino il Nicaragua e la povera Siria hanno aderito agli accordi di Parigi. (Il Nicaragua era uscito da 'sinistra' dicendo che si faceva troppo poco…). Restano loro, gli americani per antonomasia. Ma, secondo i regolamenti, l'attuale presidente Trump non può uscire dall'accordo, che avevano già firmato, fino alle prossime elezioni, perciò anche se ha tagliato i fondi per la ricerca e gli incentivi alle rinnovabili, per darli al nucleare e al carbone, ormai economicamente non competitivi, per ora non può fare troppi danni (dal 2010 ad oggi metà delle centrali a carbone sono state chiuse).
Anzi, l'elezione di Trump ha avuto un effetto paradossale: si sono tutti schierati contro, anche gli indecisi. E si sono dati obiettivi verdi:  1408 sindaci di importanti città americane, in rappresentanza di oltre 30 milioni di cittadini, hanno chiesto obiettivi più ambiziosi, per non parlare della California. Woodrow Clark, un accademico di Los Angeles, ha avuto toni così accesi contro Trump da dare l'impressione che in USA ci sia una strisciante guerra civile in arrivo. “'Voi italiani siete proprio indietro” ha detto, “anche noi in USA, assurdo!”, come accademico bisogna dire che non gli è mancata la franchezza.


Nella UE, ormai fanalino di coda, le emissioni di CO2 sono aumentate, dal 2014 al 2017 del 3%, ma ci sono paesi, come l'Olanda, che si pongono nel mondo all'assoluta avanguardia mondiale nel campo delle energie verdi. Carolien Gehrels, una donna che è stata vicesindaco di Amsterdam e ora dirige un gruppo europeo, ha descritto i progressi della sua città, facendo venire a tutti voglia di andare ad abitare lì. Hanno molti più grandi edifici verdi con migliaia di alberi, una fast lane per le bici, auto elettriche, canali balneabili e persino una flotta di barconi robotizzati alimentati a rinnovabili (roboats) per la raccolta dei rifiuti!
Divertente è stato poi il lieve sconcerto di un industriale cinese di automobili, di nome Zhidou: Dopo aver parlato della sua ditta di auto, che si chiama judò, o almeno questa è la pronuncia, gli hanno chiesto: “Sono in vendita in Italia, e quanto costeranno?” “ In Italia c'è il nostro gruppo -ha risposto- ma noi facciamo car sharing, però se volete potete prenotare un auto e pagare direttamente dall'apposita app, un applauso per il vostro governo!” (Pochissimi gli applausi in sala). Qualcuno ha commentato: “Sono ancora contro la proprietà privata…” ma a me pare di no. In mezzo a questo dibattito sulle, diciamo così, sorti future del mondo, moltissimi stand hanno offerto proposte belle, utili  e interessanti. A partire dalla Novamont, con le sue bioplastiche a base di amido, che ora propone anche importanti soluzioni per l'agricoltura: un bioerbicida a base di olio di geranio, in grado di sostituire il cancerogeno glifosato (Roundup) , il prodotto si chiama Beluca, e Katoun, è commerciato da una ditta belga e prodotto a Porto Torres. Faccio pubblicità gratis, se posso.
Davvero sarebbe una svolta epocale anche questa. Poi ci sono i pannolini biodegradabili, costano come un prodotto dello stesso tipo di gamma alta, ma ai produttori la materia prima costa per ora 30 volte di più, in compenso si possono poi mettere direttamente  nell'umido, e soprattutto non hanno effetto riscaldante e dunque anche infiammatorio sulla pelle dei neonati come i normali pannolini alla plastica, (anch'essi ben accetti  dalle donne perché sono stati un importante passo in avanti e hanno ridotto la fatica). E poi, la nostra inquinatissima Milano, maglia nera dell'aria irrespirabile, lo sapevate che è diventata la capitale mondiale per quantità di rifiuti organici raccolti? Dunque, almeno in questo, un primato più che positivo: ma allora perché paghiamo ancora così tanto di tassa spazzatura?