Rimini. Stati Generali
della Green Economy
di Valeria Fieramonte
Significa economia verde. Ma si
tratta di una rivoluzione molto lenta, purtroppo, e ostacolata da legittimi
interessi che ormai, sempre purtroppo, legittimi non sono più. La prima volta che vado
agli Stati Generali di Ecomondo a Rimini, una bellissima fiera troppo
riscaldata (spese inutili, fastidio fisico, incoerenza), ma molto ben organizzata e piena di belle
cose. L'impressione è che si apre di fronte a noi, in futuro, sempre che non
sia troppo tardi, un mondo migliore, più pulito, più verde, meno inquinato, con
un capitalismo meno cinico e rapinatorio di quello che siamo abituati a subire.
Bene, ecco quello che si è detto a grandi linee. A che punto siamo, dopo che
gli accordi di Parigi, un epocale turning point dello sviluppo mondiale, hanno
per la prima volta determinato uno spostamento pressochèé determinante di
capitali dalle energie fossili a quelle
cosiddette verdi?
Secondo
Gianni Silvestrini di Kyoto Club, le tecnologie verdi sono così dirompenti
(disruptive) che il processo di decarbonizzazione è inarrestabile. A dominare
il nuovo tipo di sviluppo è la Cina: a Parigi ero stupita dalla loro sincerità.
Sono stati gli unici ad aver detto, in
mezzo ai molti salamelecchi della maggioranza degli altri, che per un po' di
anni ancora avrebbero inquinato di più, per poi svoltare definitivamente
verso un nuovo tipo di sviluppo nel
2030…
Invece da
almeno quattro anni le loro emissioni di carbonio si sono fermate e sono restate
stabili, e nel frattempo hanno fatto molto di più di quanto detto e promesso
diventando leader assoluti nelle energie rinnovabili , nel fotovoltaico (
nell'ultimo anno la metà del parco FV mondiale è stata installata da loro) e
nell'auto elettrica. In Cina si vendono 28 milioni di auto l'anno, almeno di
recente, e il fatto che circa il 10% di auto sia elettrica non è secondario.
L'Europa invece arranca: dopo una partenza col vento in poppa ha messo talmente
il freno a mano da rischiare di diventare irrilevante.
A bloccare
la Germania, che pure ha delle politiche verdi molto più avanzate delle nostre,
è stato lo scandalo Volkswagen, la Francia si pone come leader ma ancora non si
sa, e in generale, come sottolinea Monica Frassoni, (la poco conosciuta in
Italia leader dei Verdi europei,) tra le monarchie e democrazie del Nord
Europa, avanzatissime e migliori di tutte, e i paesi dell'Est europeo, molto
più arretrati, è difficile fare delle mediazioni efficaci. In questo quadro va detto che l'Italia si è però
comunque, almeno negli ultimi tre anni, posizionata addirittura sotto la media
europea! Vicina di banco della Polonia! Che vuole a tutti i costi il suo shale
gas, (ne ha tanto nei laghi Masuri), e sarebbe dunque un po' più giustificata
di noi.
Ah, dimenticavo,
la Fiat è stata addirittura peggio della Wolkswagen, ma lo scandalo qui non è
neppure arrivato. Per proseguire nel quadro mondiale: India, Norvegia, Olanda,
Francia e Inghilterra hanno fissato delle date d'impegno solo per le auto
elettriche, Svezia, Danimarca e Nuova Zelanda fatto piani carbon free per il
2050...ma in India ormai il fotovoltaico costa persino meno del carbone, dunque
lì come altrove dobbiamo dedurre che
sarebbe quasi incomprensibile la fatica
a schierarsi dei politici?
Per quanto
riguarda gli USA: ormai persino il Nicaragua e la povera Siria hanno aderito
agli accordi di Parigi. (Il Nicaragua era uscito da 'sinistra' dicendo che si
faceva troppo poco…). Restano loro, gli americani per antonomasia. Ma, secondo
i regolamenti, l'attuale presidente Trump non può uscire dall'accordo, che
avevano già firmato, fino alle prossime elezioni, perciò anche se ha tagliato i
fondi per la ricerca e gli incentivi alle rinnovabili, per darli al nucleare e
al carbone, ormai economicamente non competitivi, per ora non può fare troppi
danni (dal 2010 ad oggi metà delle centrali a carbone sono state chiuse).
Anzi,
l'elezione di Trump ha avuto un effetto paradossale: si sono tutti schierati
contro, anche gli indecisi. E si sono dati obiettivi verdi: 1408 sindaci di importanti città americane,
in rappresentanza di oltre 30 milioni di cittadini, hanno chiesto obiettivi più
ambiziosi, per non parlare della California. Woodrow Clark, un accademico di
Los Angeles, ha avuto toni così accesi contro Trump da dare l'impressione che
in USA ci sia una strisciante guerra civile in arrivo. “'Voi italiani siete
proprio indietro” ha detto, “anche noi in USA, assurdo!”, come accademico
bisogna dire che non gli è mancata la franchezza.
Nella UE,
ormai fanalino di coda, le emissioni di CO2 sono aumentate, dal 2014 al 2017
del 3%, ma ci sono paesi, come l'Olanda, che si pongono nel mondo all'assoluta
avanguardia mondiale nel campo delle energie verdi. Carolien Gehrels, una donna
che è stata vicesindaco di Amsterdam e ora dirige un gruppo europeo, ha
descritto i progressi della sua città, facendo venire a tutti voglia di andare
ad abitare lì. Hanno molti più grandi edifici verdi con migliaia di alberi, una
fast lane per le bici, auto elettriche, canali balneabili e persino una flotta
di barconi robotizzati alimentati a rinnovabili (roboats) per la raccolta dei
rifiuti!
Divertente è
stato poi il lieve sconcerto di un industriale cinese di automobili, di nome
Zhidou: Dopo aver parlato della sua ditta di auto, che si chiama judò, o almeno
questa è la pronuncia, gli hanno chiesto: “Sono in vendita in Italia, e quanto
costeranno?” “ In Italia c'è il nostro gruppo -ha risposto- ma noi facciamo car
sharing, però se volete potete prenotare un auto e pagare direttamente
dall'apposita app, un applauso per il vostro governo!” (Pochissimi gli applausi
in sala). Qualcuno ha commentato: “Sono ancora contro la proprietà privata…” ma
a me pare di no. In mezzo a questo dibattito sulle, diciamo così, sorti future
del mondo, moltissimi stand hanno offerto proposte belle, utili e interessanti. A partire dalla Novamont, con
le sue bioplastiche a base di amido, che ora propone anche importanti soluzioni
per l'agricoltura: un bioerbicida a base di olio di geranio, in grado di
sostituire il cancerogeno glifosato (Roundup) , il prodotto si chiama Beluca, e
Katoun, è commerciato da una ditta belga e prodotto a Porto Torres. Faccio
pubblicità gratis, se posso.
Davvero
sarebbe una svolta epocale anche questa. Poi ci sono i pannolini
biodegradabili, costano come un prodotto dello stesso tipo di gamma alta, ma ai
produttori la materia prima costa per ora 30 volte di più, in compenso si
possono poi mettere direttamente
nell'umido, e soprattutto non hanno effetto riscaldante e dunque anche
infiammatorio sulla pelle dei neonati come i normali pannolini alla plastica,
(anch'essi ben accetti dalle donne
perché sono stati un importante passo in avanti e hanno ridotto la fatica). E
poi, la nostra inquinatissima Milano, maglia nera dell'aria irrespirabile, lo
sapevate che è diventata la capitale mondiale per quantità di rifiuti organici
raccolti? Dunque, almeno in questo, un primato più che positivo: ma allora
perché paghiamo ancora così tanto di tassa spazzatura?