Ricordo di Alfredo
Civita
di Gabriele Scaramuzza
Solo sabato 16 mattina, sfogliando
il “Corriere” al bar ReFosco di via San Calimero, ho appreso della morte, del
tutto inattesa, di Alfredo Civita. È mancato all’improvviso giovedì scorso (14
dicembre 2017), non lo sapevo ancora. A casa ho subito telefonato a Elio
Franzini; era di ritorno dalle esequie, neppure questo sapevo - con mio grande
rammarico. Ho quindi scritto a Marialuisa Cavallazzi, la moglie; che mi ha
portato la sua risposta e abbiamo potuto incontrarci, con un piacere misto a
dolorosi ricordi. Anche il suo libro, Le
parole e le lacrime, pubblicato nel 2016, assume ora una luce fatalmente
diversa.
Nato a
Napoli nel 1952, lì ha studiato fino al liceo; ha poi avuto percorsi universitari
non univoci: Giurisprudenza dapprima, indi, definitivamente, Filosofia (che ha
studiato anche nella Firenze di Eugenio Garin). Infine è approdato a Milano,
che è diventata la sua città di elezione; qui si è laureato con Giovanni Piana
e ha collaborato a lungo con lui. Da ultimo è stato, fino a poco tempo fa, fa
docente di Storia della Psicologia nella nostra Università degli Studi.
I miei primi
ricordi di lui risalgono agli inizi degli anni Ottanta, allorché mi inviò il
suo primo libro, La filosofia del vissuto:
una rielaborazione dei temi della tesi (non a caso la Presentazione è di Giovanni Piana), edita nel 1982. Seguirono Teorie del comico, del 1984, e La volontà e l’inconscio, del 1987, fino
a Ricerche filosofiche sulla psichiatria,
del 1990. Furono anche gli anni della sua collaborazione a “Fenomenologia e
scienze dell’uomo”, rivista diretta da Dino Formaggio; qui ricordo suoi saggi
sulla fenomenologia degli affetti, su Brentano, su Wittgenstein, sul pensiero
formale e la metafisica, infine sulle forme di vita nell’ultimo Wittgenstein.
Non pochi
suoi studi, sempre di impostazione filosofica – da La filosofia del vissuto, appunto, alle ricerche sulla
fenomenologia, sulla psicanalisi, sulla psichiatria fenomenologica –, riguardano
anche l’estetica in senso ampio, come teoria del sentire. Il suo Teorie del comico, inoltre, concerne una
tipica e fondamentale categoria estetica, sia pur vista da un punto di vista
squisitamente filosofico più che non strettamente artistico. L’atmosfera generale
della sua cultura e le sue ricerche particolari sono state, e continueranno a
essere, di non poco rilievo per tutti noi, e per la nostra rivista on-line
“Materiali di Estetica”.
Personalmente
gli devo molta riconoscenza. Della sua fine sono rimasto a dir poco stupito,
non me l’aspettavo proprio; per tutti noi è stata imprevedibile. Conservo
molta stima verso di lui, mi è stato vicino in questi ultimi anni, ed è tra i
pochi che mi ha incoraggiato a scrivere le mie memorie, gliele ho anche fatte
preventivamente leggere, con profitto da parte mia; le ha generosamente
apprezzate, pubblicamente riconosciute, con mio sollievo.
Perché non confermare
che mi è stato di aiuto in questi anni, non facili per nessuno. Anche per
questo lo ricordo qui.
[MdE – N° su “La filosofia e le arti”, pag. 1]
È
mancato all’improvviso giovedì scorso (14 dicembre 2017) Alfredo Civita. Nato a
Napoli nel 1952, si è laureato da noi con Giovanni Piana ed è stato fino a
pochi giorni fa docente di Storia della Psicologia nell’Università degli Studi
di Milano. Non pochi suoi studi, sempre di impostazione filosofica – da La filosofia del vissuto alle ricerche
sulla fenomenologia, sulla psicanalisi, sulla psichiatria fenomenologica –,
sono tangenti l’estetica in senso ampio, come teoria del sentire. Il suo Teorie del comico, inoltre, riguarda una
tipica e fondamentale categoria estetica, sia pur vista da un punto di vista
squisitamente filosofico più che non strettamente artistico. L’atmosfera
generale della sua cultura e le sue ricerche sono state, e continueranno a
essere, di non poco rilievo per chi collabora a “Materiali di Estetica”.