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giovedì 1 febbraio 2018

LETTERA APERTA SULL’OFFESA
di Carmine Scavello


Amici lettori,
trovate in allegato una mia lettera aperta dedicata all'offesa. Consiglio di leggerla fino in fondo perché contiene dei bei messaggi riflessivi che potrete condividere e ampliare con la vostra esperienza di vita. Non pretendo che siate d'accordo pienamente con me; intanto io ci ho provato con la libertà di pensiero che mi appartiene e mi sono esposto alla vostra eventuale critica. L'argomento è alquanto complesso e delicato perché riguarda la sfera dei sentimenti. Non tutti siamo uguali e abbiamo un diverso metro di valutazione; la permalosità è una brutta bestia che ci mette nella condizione di essere prevenuti a non distinguere il serio dal faceto. Mi hanno insegnato da piccolo che nulla viene dimenticato meno lentamente di un'offesa e nulla più velocemente di un favore. Aggiungo che è difficile pesare contemporaneamente sulla stessa bilancia le offese che si arrecano e quelle che si ricevono. Il detto popolare che le donne e gli elefanti non dimenticano mai un'offesa, avrà pure un fondamento. La vendetta non tarderà ad arrivare; prima o poi si vendicheranno: è nell'ordine del loro comportamento. Ricordate sempre, e scrivetelo a carattere cubitali, che chi ama non offenderà mai le persone amate. Buona vita e buona lettura.


Perché la gente offende? Ci sono tanti motivi che la spinge: rabbia, invidia, paura, gelosia, stupidità, scherno, goliardia, bullismo, casualità, volontà, difesa, casualità, volontà, cattiveria, presa in giro. Inizio la stesura dicendo che l’azione "offendere" significa urtare la sensibilità e la suscettibilità di qualcuno con atti, con gesti o con parole. Per rompere il ghiaccio ed introdurre il difficile argomento non posso non citare un vecchio e sempre attuale proverbio che così ammonisce: Il cane che morde dimentica facilmente, ma il cane che è stato morso se la lega al dito. Molti umani, invece, mandano il messaggio che è nella loro natura odiare chi li ha offesi. Io dico che lavare un’offesa con un’altra offesa è come lavare il fango col fango. Esistono tre tipi di persone offese: lo scemo dimentica e perdona; il permaloso non dimentica e non perdona; il savio non dimentica, ma perdona per buonsenso. Mio padre mi diceva: se alcune persone ti chiamano asino, la prima volta ci ridi sopra; la seconda rispondi che sono fetenti; la terza volta ti offendi, le guardi male e tiri loro un ceffone o le mandi a quel paese; la quarta volta fatti un profondo esame di coscienza e pensa seriamente a comprarti un basto. Poi aggiunse: dovremmo essere così grandi e nobili di animo per non offendere gli altri, e tanto dignitosi da non offenderci e mandare al mittente le offese; o se occorre anche con un silenzio mirato. Forse mio padre non conosceva la massima che La più grande offesa che si possa fare a un asino è chiamarlo uomo! A proposito di equini, non dimentico una scena curiosa. Che buffo! Durante la visione del film Per un pugno di dollari, mi ha fatto ridere una battuta di Clint Eastwood che, rivolto a degli uomini attaccabrighe, disse loro: Fate molto male a ridere; al mio mulo non piace la gente che ride; ha l’impressione che si rida di lui; ma se mi promettete di chiedergli scusa con un paio di calci in bocca ve la caverete. Prendere in giro e ridere sugli altri equivale a offenderli; così Clint si sentì nel pieno delle sue facoltà per cancellare l’offesa col piombo. È un film, ma quante volte nella realtà si ride per scherno alle spalle delle persone deboli e che non possono difendersi! Un alone di imbecillità si spande a macchia d’olio così tanti cretini si divertono vigliaccamente. Si dice che chi offende lo scrive sulla sabbia, mentre l’offeso lo scrive sulla roccia viva! Esprimo questo concetto profondo in una storiella del mio quinto libro Storie, Storiucce, Storielle. Un uomo scorretto dimentica, purtroppo, cento favori, ma non dimentica mai un’offesa; un uomo corretto riesce a fatica a dimenticare cento offese, ma non dimenticherà mai un favore ricevuto. È quasi assurdo pensare che spesso l’offeso è propenso a perdonare, mentre l’offensore non perdona mai. Un giorno un sacerdote proferì una frase molto sentita al punto tale che la ricordo tuttora per la sua intensità. Forse il Signore ha deciso di farci incontrare prima le persone sbagliate al posto di quelle giuste; cosicché quando, poi, incontreremo le giuste potremo ringraziarlo per il bel regalo che ci ha concesso. Concludo che non si offenderanno mai le persone che si amano e si stimano; la loro intelligenza sorvolerà sulle involontarie offese e chiuderanno la porta all’odio. Per costruire un’amicizia non basta mangiare insieme un quintale di sale; un’offesa la distrugge in un secondo.