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martedì 29 maggio 2018


L’ELZEVIRO
di Franco Astengo

Sul piano dell’agire nei limiti della Costituzione Mattarella è sicuramente rientrato nei canoni. Era risultata maggiormente “border-line” l’iniziativa di Napolitano in occasione della nomina di Monti. Secondo l’art.92, infatti, è il Presidente della Repubblica che “nomina i ministri su proposta del presidente incaricato” di conseguenza è suo il potere di firma e di conseguenza la responsabilità. Diverso è il piano politico: nell’intervento con il quale il Presidente ha dettagliatamente dato conto della vicenda e delle ragioni dello scioglimento negativo della riserva da parte del presidente incaricato (che dal canto suo non ha fornito alcuna spiegazione) Mattarella è entrato nel merito politico. Soprattutto attraverso la frase riguardante “ i risparmi degli Italiani”. In questo caso si è sicuramente posto, sul piano politico, ben oltre il suo ruolo di imparzialità istituzionale. Anzi ha generato, probabilmente, fattori di vero e proprio riallineamento sistemico con parti politiche che si sono riconosciute nella sua azione fino a farne elemento di blocco. Nella sostanza, a questo punto, il voto parlamentare di fiducia al nuovo governo potrebbe stabilire l’asse delle alleanze per le probabili elezioni anticipate. Da un lato i “sovranisti anti-euro”, dall’altra gli europeisti chiamati a raccolta oggettivamente proprio dal Presidente con lo scompaginamento del precedente quadro di alleanze sulla base del quale si è andati al voto il 4 marzo. Neppure Cossiga con le “picconate” aveva ottenuto un tale risultato anche se aveva contribuito fortemente a far crescere l’onda popolare anti-sistema dei partiti e la richiesta di modifica del sistema elettorale in senso maggioritario (riforma del sistema elettorale della quale Mattarella era stato relatore alla Camera). Le tensioni presidenzialiste sono sempre state molto forti nella sinistra democristiana (Fanfani) e ancora una volta si rivelano.