MORALISTI E PAPPONI
di Angelo Gaccione
Che la
prostituzione andrebbe tolta dalle strade, non c’è dubbio; che andrebbe tolta
dalle grinfie dei suoi aguzzini: sfruttatori, delinquenti, papponi, mercanti di
carne umana e mafiosi di ogni calibro e colore (pelle compresa), la cui unica
religione e fare soldi sulle sventure di disperate e di povere disgraziate, è
altrettanto indubbio. Ostinarsi a chiudere gli occhi davanti a tutto questo e
al bottino che ne deriva per i papponi (alcuni miliardi all’anno esentasse da
impiegare in armi, droga e altri maneggi illeciti), è da gnucchi.
Tuttavia, finora non s’è
visto nulla: non c’è stato un dibattito pubblico serio; il Parlamento non ha
battuto ciglio; i partiti non se ne curano. Qualche eco s’è avvertita quando la
Lega di Matteo Salvini ha raccolto le firme per un possibile referendum, ma a
parte qualche slogan, non si conoscono i dettagli della sua proposta, e
soprattutto come andrebbe articolata nella sua concretezza.
Premetto che non ho
competenze in materia e tutto quello che qui esporrò, ha il solo scopo di
avviare, si spera, un minimo di discussione necessaria. Altri, più attrezzati
di me, e se al tema hanno a fondo riflettuto, potranno dare corpo e sostanza
alla questione, anche con suggerimenti pratici e di immediata fattibilità.
Prendete dunque, le mie riflessioni,
come spunti suscettibili di ulteriori approfondimenti e correzioni.
La questione
andrebbe affrontata da tre punti di vista imprescindibili: quello
medico-sanitario, quello del controllo e della sicurezza del territorio, quello
fiscale-amministrativo. Va da sé che prima di arrivare al varo delle strutture
fisiche (edifici attrezzati per ospitare quelle che dovrebbero essere vere e
proprie comunità protette), è fondamentale dar vita ad un coordinamento dei
gruppi umani e professionali chiamati in causa dalla tripartizione sopra
esposta. Medici, infermieri, carabinieri, vigili di quartiere, guardia di
finanza e così via, adeguatamente istruiti e preparati alla particolarità del
compito, e dopo ver svolto un rigoroso tirocinio basato sulla capacità di
relazione umana, risultano indispensabili. Non sono le strutture, ma chi le
gestisce e le fa funzionare, a decretare il successo o il fallimento di una
qualsiasi impresa. E qui ci troviamo davanti ad un’impresa estremamente
delicata, perché si tratta di esseri umani e non di merci. Solo dopo aver
preliminarmente risolto questo aspetto, il governo deve preoccuparsi delle
strutture. Potrebbero essere utilizzate ex cittadelle militari debitamente
predisposte, o vecchie strutture industriali dismesse rese confortevoli nei
suoi vari aspetti. Nelle grandi città, ove queste strutture fossero assenti, si
potrebbero edificare, com’è avvenuto per alcuni grandi poli ospedalieri,
insediamenti gradevoli immersi nel verde e lontani dai contesti urbani.
I vantaggi di una
prostituzione regolata e sotto controllo, sarebbero enormemente superiori ai
possibili svantaggi che potrebbero derivarne.
1. Intanto
verrebbe tolta dalle strade, e non la vedremmo più sotto le finestre e davanti ai portoni di
casa nostra.
2. Verrebbe
tolta dalle grinfie di malavitosi e sfruttatori, e cesserebbe quella che ora è
una vera e propria tratta delle schiave: ragazze comprate, rapite, ingannate,
bastonate, stuprate.
3. Si
dimezzerebbero una serie di malattie gravi, compreso l’Aids.
4. Si
eviterebbero aggressioni di maniaci che spesso si concludono in efferati
delitti ai danni di queste sventurate, indifese ed in balìa di ogni possibile
oltraggio.
5.La
creazione di un albo professionale ad hoc, sarebbe inoltre garanzia per evitare
casi di prostituzione minorile, mentre la registrazione dei clienti dietro
esibizione del proprio documento di identità, come avviene per gli alberghi, ed
un rigido controllo con il metaldetector, impedirebbe ai malintenzionati
propositi violenti.
6. Ovviamente
chi lo volesse, potrebbe smettere tale pratica in qualunque momento.
Poiché una severa
regolamentazione abbisogna di una buona organizzazione gestionale, oltre che di
strutture idonee, l’incarico dovrebbe essere demandato ai Comuni. A loro
dovrebbe spettare la gestione di edifici, igiene, sanità. Il ministero degli
Interni dovrebbe occuparsi della sicurezza, mentre l’aspetto fiscale dovrebbe
essere di pertinenza della Guardia di Finanza.
Ad una direzione interna con
un direttore da far ruotare ogni 5 anni, e un numero di addetti da definire in
base alle reali necessità, spetterebbe il governo quotidiano: pulizia dei
locali, decoro, lavanderia, stireria, cucina-mensa se questa fosse prevista,
acquisti di vario genere (sotto il controllo della Guardia di Finanza), e via
enumerando.
Saranno il tempo e
l’esperienza ad ottimizzare i problemi gestionali, ma l’acquisizione di tutte
le informazioni possibili per metterle a confronto e farne tesoro, ricavate da
quei paesi e quelle città che hanno regolamentato il fenomeno da decenni, deve
essere la prima indispensabile mossa. Città come Amsterdam, Amburgo, Londra,
ecc., vantano una lunga tradizione in merito, e possono fornire preziosi esempi per evitare passi falsi.
È alquanto probabile, come
spesso avviene per questioni che hanno un risvolto etico (ma tutte le questioni
ne hanno uno), che moralisti di varia natura e in perfetta buona fede, si
metteranno di traverso. Può darsi che ad ostacolare il progetto si mettano anche
associazioni religiose e di tutela della famiglia, giudicando immorale la
creazione di luoghi di tutela come questi e che alla fine partiti, governo e
Parlamento lasceranno tutto così com’è. A costoro vorremmo umilmente far
rilevare che senza una regolamentazione legale e organizzata, continueranno a
vedere per le vie delle grandi città, dove il fenomeno ha assunto proporzioni
preoccupanti, lo sconcio di uno spettacolo sempre più degradante, il cui
sfruttamento continuerà ad arricchire loschi papponi e a tenere in schiavitù
disperate di varia provenienza. Senza trascurare che bande criminali di papponi
dalle diverse nazionalità, si sono spartite intere zone di città importanti
dove spadroneggiano, imponendo un vero e proprio racket. Milano compresa. Se
ritenete immorale l’esercizio della prostituzione in strutture protette e sotto
controllo, dovrebbe maggiormente indignarvi che questo avvenga nelle pubbliche
vie e sotto il diretto controllo della delinquenza.
Le cifre del fenomeno
I dati qui elencati sono
stati forniti il 14 giugno scorso da Telelombardia nella trasmissione
Isberg-Lombardia Prostituzione in Italia.
Ad oggi ad esercitare
l’attività sarebbe un esercito di 90.000
operatrici
di cui il 20% opera in casa o in strutture non
all’aperto e un altro 20% via Web.
3 milioni
vengono stimati i clienti, mentre il fatturato è fissato nella ragguardevole
cifra di 3, 9 miliardi all’anno. Una
vera manna esentasse per criminali ed aguzzini.