Israele contro
gli aquiloni
di Patrizia Cecconi
Aquiloni con codina in
fiamme e condom in uso alternativo sono il nuovo incubo di Israele. E come
tutti gli incubi non basta la ragione a neutralizzarli. Né basta la forza. E di
forza Israele ne sta usando veramente tanta. In realtà la usava anche prima della
malefica e geniale idea prodotta dalla creatività gazawa, quella di appendere
il micidiale straccetto agli aquiloni. Forse è per questo continuo uso della forza che i gazawi, ormai abituati
alla violenza, compresa quella del tutto gratuita oltre a quella comunque
illegittima ai sensi del diritto internazionale, non ne tengono conto e vanno
avanti, pur sapendo di lasciare una scia di sangue nel loro tentativo di
ottenere i diritti sanciti dall’ONU. In primis il diritto al ritorno nelle loro
terre e la rottura dell’assedio. L’ultima vittima di questa battaglia che sta
sfiancando Israele risale a poche ore fa, un giovane colpito ieri nei pressi di
Rafah e morto oggi per le gravi ferite contro le quali l’impegno dei medici è
risultato inutile. Il suo nome era Abdel Fattah Abu Razoun ed è stato
gravemente ferito, pur essendo disarmato, durante un’azione armata
dell’esercito israeliano tesa a colpire chi prepara gli aquiloni.
Il
vero problema è che gli aquiloni qui a Gaza, ma anche in altre zone asiatiche,
basti pensare all’Afganistan, sono uno dei più diffusi passatempi e tutti li
sanno preparare. Basta andare in spiaggia, o percorrere la Striscia da nord a
sud lungo shara Bahran, cioè la via del mare, per vedere decine di aquiloni
fatti volare generalmente da bambini i quali, vivendo in questa grande prigione
da quando sono nati, affidano al vento il loro desiderio di libertà. Come può
Israele pensare di vincere la sua battaglia contro gli aquiloni? O contro i
condom che per sfida non vengono usati per il controllo delle nascite, ma come
succedanei degli aquiloni? Vuole ripetere le gesta di Erode, peraltro inutili
visto che Gesù, secondo il racconto, sfuggì ai suoi carnefici? Israele uccide
più o meno ogni giorno, ma chi per caso, come chi scrive, si trova a vivere a
Gaza city, nella zona del porto e dei grandi ristoranti, capisce a colpo
d’occhio che la sua battaglia è inutile. Lo capisce semplicemente perché ogni
giorno, senza sosta, ci sono chiassosissimi, festosissimi e numerosi matrimoni
festeggiati in queste decine di ristoranti. Il matrimonio è una cosa seria qui
e a sei anni dalla festa nuziale è abbastanza frequente contare 4 o 5 nuovi
bambini. Anche loro impareranno a fare gli aquiloni. Israele seguiterà a
ucciderne e a farne dei martiri. Ma la bomba demografica seguiterà ad essere
l’incubo di sempre, quello per cui, si sussurra, l’esercito uccide i bambini e
chi potenzialmente potrebbe moltiplicare il numero delle nascite data l’età
fertile, oppure colpisce all’addome rendendo spesso sterili coloro che
sopravvivono ai micidiali proiettili.
Abdel,
l’ultimo martire, forse stava costruendo un aquilone, forse per la prossima
marcia o forse per farci giocare un fratellino sulla spiaggia. Non ci è dato
saperlo e comunque il risultato non cambia.
No,
Israele sta perdendo la sua battaglia nonostante possa seguitare a uccidere
impunemente e illegittimamente senza ancora aver perduto il titolo di paese
democratico. È strano che Netanyahu e
i suoi ministri, per quanto siano fascisti e invitino pubblicamente a uccidere
i palestinesi al di fuori di ogni garanzia processuale, non abbiano ancora
avuto dei buoni consiglieri in grado di far capire loro i principi basilari
della psicologia dell’occupato e dell’assediato. Non per rispetto dei
palestinesi, per carità! ma almeno per
utilitarismo. Israele sta perdendo e si
sta perdendo e un giorno, forse, i nuovi israeliani si vergogneranno di questo
cupo passato, come oggi se ne vergognano i tedeschi e gli italiani nonostante
gli attuali rigurgiti di una malattia non del tutto estinta. Abdel è morto
assassinato, questo è nostro dovere dirlo, e Israele la sua battaglia contro
gli aquiloni non potrà vincerla così. Intanto i gazawi si preparano al nuovo
appuntamento con la grande marcia del ritorno. Gli aquiloni noi li abbiamo visti
costruire in loco e in pochi minuti; possibile che l’IOF (Israel Occupation
Forces) non lo sappia?
Israele
dovrebbe fermare il vento per vincere la sua battaglia, oppure dovrebbe
rispettare la legalità internazionale e gli aquiloni tornerebbero a volare in
spiaggia colorando semplicemente il cielo.