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sabato 23 giugno 2018


MORALISTI E PAPPONI
di Angelo Gaccione

Che la prostituzione andrebbe tolta dalle strade, non c’è dubbio; che andrebbe tolta dalle grinfie dei suoi aguzzini: sfruttatori, delinquenti, papponi, mercanti di carne umana e mafiosi di ogni calibro e colore (pelle compresa), la cui unica religione e fare soldi sulle sventure di disperate e di povere disgraziate, è altrettanto indubbio. Ostinarsi a chiudere gli occhi davanti a tutto questo e al bottino che ne deriva per i papponi (alcuni miliardi all’anno esentasse da impiegare in armi, droga e altri maneggi illeciti), è da gnucchi.
Tuttavia, finora non s’è visto nulla: non c’è stato un dibattito pubblico serio; il Parlamento non ha battuto ciglio; i partiti non se ne curano. Qualche eco s’è avvertita quando la Lega di Matteo Salvini ha raccolto le firme per un possibile referendum, ma a parte qualche slogan, non si conoscono i dettagli della sua proposta, e soprattutto come andrebbe articolata nella sua concretezza.  
Premetto che non ho competenze in materia e tutto quello che qui esporrò, ha il solo scopo di avviare, si spera, un minimo di discussione necessaria. Altri, più attrezzati di me, e se al tema hanno a fondo riflettuto, potranno dare corpo e sostanza alla questione, anche con suggerimenti pratici e di immediata fattibilità. Prendete dunque,  le mie riflessioni, come spunti suscettibili di ulteriori approfondimenti e correzioni.


La questione andrebbe affrontata da tre punti di vista imprescindibili: quello medico-sanitario, quello del controllo e della sicurezza del territorio, quello fiscale-amministrativo. Va da sé che prima di arrivare al varo delle strutture fisiche (edifici attrezzati per ospitare quelle che dovrebbero essere vere e proprie comunità protette), è fondamentale dar vita ad un coordinamento dei gruppi umani e professionali chiamati in causa dalla tripartizione sopra esposta. Medici, infermieri, carabinieri, vigili di quartiere, guardia di finanza e così via, adeguatamente istruiti e preparati alla particolarità del compito, e dopo ver svolto un rigoroso tirocinio basato sulla capacità di relazione umana, risultano indispensabili. Non sono le strutture, ma chi le gestisce e le fa funzionare, a decretare il successo o il fallimento di una qualsiasi impresa. E qui ci troviamo davanti ad un’impresa estremamente delicata, perché si tratta di esseri umani e non di merci. Solo dopo aver preliminarmente risolto questo aspetto, il governo deve preoccuparsi delle strutture. Potrebbero essere utilizzate ex cittadelle militari debitamente predisposte, o vecchie strutture industriali dismesse rese confortevoli nei suoi vari aspetti. Nelle grandi città, ove queste strutture fossero assenti, si potrebbero edificare, com’è avvenuto per alcuni grandi poli ospedalieri, insediamenti gradevoli immersi nel verde e lontani dai contesti urbani. 
I vantaggi di una prostituzione regolata e sotto controllo, sarebbero enormemente superiori ai possibili svantaggi che potrebbero derivarne.
1. Intanto verrebbe tolta dalle strade, e non la vedremmo più  sotto le finestre e davanti ai portoni di casa nostra.
2. Verrebbe tolta dalle grinfie di malavitosi e sfruttatori, e cesserebbe quella che ora è una vera e propria tratta delle schiave: ragazze comprate, rapite, ingannate, bastonate, stuprate.
3. Si dimezzerebbero una serie di malattie gravi, compreso l’Aids.
4. Si eviterebbero aggressioni di maniaci che spesso si concludono in efferati delitti ai danni di queste sventurate, indifese ed in balìa di ogni possibile oltraggio.
5.La creazione di un albo professionale ad hoc, sarebbe inoltre garanzia per evitare casi di prostituzione minorile, mentre la registrazione dei clienti dietro esibizione del proprio documento di identità, come avviene per gli alberghi, ed un rigido controllo con il metaldetector, impedirebbe ai malintenzionati propositi violenti.
6. Ovviamente chi lo volesse, potrebbe smettere tale pratica in qualunque momento.
Poiché una severa regolamentazione abbisogna di una buona organizzazione gestionale, oltre che di strutture idonee, l’incarico dovrebbe essere demandato ai Comuni. A loro dovrebbe spettare la gestione di edifici, igiene, sanità. Il ministero degli Interni dovrebbe occuparsi della sicurezza, mentre l’aspetto fiscale dovrebbe essere di pertinenza della Guardia di Finanza.
Ad una direzione interna con un direttore da far ruotare ogni 5 anni, e un numero di addetti da definire in base alle reali necessità, spetterebbe il governo quotidiano: pulizia dei locali, decoro, lavanderia, stireria, cucina-mensa se questa fosse prevista, acquisti di vario genere (sotto il controllo della Guardia di Finanza), e via enumerando.
Saranno il tempo e l’esperienza ad ottimizzare i problemi gestionali, ma l’acquisizione di tutte le informazioni possibili per metterle a confronto e farne tesoro, ricavate da quei paesi e quelle città che hanno regolamentato il fenomeno da decenni, deve essere la prima indispensabile mossa. Città come Amsterdam, Amburgo, Londra, ecc., vantano una lunga tradizione in merito, e possono fornire preziosi esempi  per evitare passi falsi. 

È alquanto probabile, come spesso avviene per questioni che hanno un risvolto etico (ma tutte le questioni ne hanno uno), che moralisti di varia natura e in perfetta buona fede, si metteranno di traverso. Può darsi che ad ostacolare il progetto si mettano anche associazioni religiose e di tutela della famiglia, giudicando immorale la creazione di luoghi di tutela come questi e che alla fine partiti, governo e Parlamento lasceranno tutto così com’è. A costoro vorremmo umilmente far rilevare che senza una regolamentazione legale e organizzata, continueranno a vedere per le vie delle grandi città, dove il fenomeno ha assunto proporzioni preoccupanti, lo sconcio di uno spettacolo sempre più degradante, il cui sfruttamento continuerà ad arricchire loschi papponi e a tenere in schiavitù disperate di varia provenienza. Senza trascurare che bande criminali di papponi dalle diverse nazionalità, si sono spartite intere zone di città importanti dove spadroneggiano, imponendo un vero e proprio racket. Milano compresa. Se ritenete immorale l’esercizio della prostituzione in strutture protette e sotto controllo, dovrebbe maggiormente indignarvi che questo avvenga nelle pubbliche vie e sotto il diretto controllo della delinquenza.


Le cifre del fenomeno
I dati qui elencati sono stati forniti il 14 giugno scorso da Telelombardia nella trasmissione Isberg-Lombardia Prostituzione in Italia.
Ad oggi ad esercitare l’attività sarebbe un esercito di 90.000 operatrici
di cui il 20% opera in casa o in strutture non all’aperto e un altro 20% via Web.
3 milioni vengono stimati i clienti, mentre il fatturato è fissato nella ragguardevole cifra di 3, 9 miliardi all’anno. Una vera manna esentasse per criminali ed aguzzini.