A PROPOSITO DI
VACCINI
di Alessandra Paganardi
Considero largamente condivisibile la posizione
di Gaccione sui vaccini espressa sulla prima pagina di “Odissea” domenica 12
agosto. Personalmente, da paziente, vorrei che un immunologo finalmente mi
spiegasse perché ho fatto il mio onesto morbillo a 7 anni, la mia onesta
rosolia a 8, la pertosse da piccola e la parotite ben due volte senza quasi
accorgermene e perché, invece, ho avuto una bruttissima convulsione a 11 mesi,
per fortuna senza conseguenze, dopo un vaccino Sabin, già all’epoca giudicato a
rischio quasi zero. Da grande consultai un luminare, anzi due, per avere una
risposta, ed entrambi mi parlarono di “caso imprevedibile”. Ho concluso (un po’
affrettatamente, ma non avevo altri strumenti) che il mio organismo forse
sopporta meglio le malattie vere di quelle simulate dai vaccini. E che di
imprevedibile ci sono i mali, non la previsione isterica di tutti i mali
possibili. Spiegabile, dunque, perché ho preferito limitarmi sempre, per me e
per i miei figli, alle vaccinazioni strettamente obbligatorie. Richiamandole
solo se strettamente prescritto. Tutta la mia generazione ha avuto il morbillo.
Eravamo tutti mutanti o supereroi? Mah.