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giovedì 16 agosto 2018


A PROPOSITO DI VACCINI
di Alessandra Paganardi




Considero largamente condivisibile la posizione di Gaccione sui vaccini espressa sulla prima pagina di “Odissea” domenica 12 agosto. Personalmente, da paziente, vorrei che un immunologo finalmente mi spiegasse perché ho fatto il mio onesto morbillo a 7 anni, la mia onesta rosolia a 8, la pertosse da piccola e la parotite ben due volte senza quasi accorgermene e perché, invece, ho avuto una bruttissima convulsione a 11 mesi, per fortuna senza conseguenze, dopo un vaccino Sabin, già all’epoca giudicato a rischio quasi zero. Da grande consultai un luminare, anzi due, per avere una risposta, ed entrambi mi parlarono di “caso imprevedibile”. Ho concluso (un po’ affrettatamente, ma non avevo altri strumenti) che il mio organismo forse sopporta meglio le malattie vere di quelle simulate dai vaccini. E che di imprevedibile ci sono i mali, non la previsione isterica di tutti i mali possibili. Spiegabile, dunque, perché ho preferito limitarmi sempre, per me e per i miei figli, alle vaccinazioni strettamente obbligatorie. Richiamandole solo se strettamente prescritto. Tutta la mia generazione ha avuto il morbillo. Eravamo tutti mutanti o supereroi? Mah.