MUSICI
ALL’AMBROSIANA
di Angelo Gaccione
Villa Simonetta |
L’incisione riportata nel volume Ville di delizie o siano palagi camparecci
nello Stato di Milano di Marc’Antonio Dal Re del 1726, ce la mostra isolata in una piatta pianura di campagna.
“Quasi due miglia dalla città di Milano”
scrive Dal Re, e a noi pare oggi incredibile che la zona dove sorgeva, e sorge,
Villa Simonetta con il lunghissimo colonnato frontale, sia a poche fermate di
tram dal Cimitero Monumentale e dalla Metropolitana Viola: la 5, come dicono i
milanesi. Quanto sia rimasto di autentico della villa rinascimentale voluta da
Gualtiero Bascapè, cancelliere di Lodovico il Moro, non lo sappiamo, passata
com’è dalle mani di vari signori milanesi nel corso dei secoli. Quel che è
certo è che Bascapè la godette sì e no un paio d’anni prima di lasciare questo
mondo, e quella che era nota come la “Gualtiera”, già nel 1555 era divenuta
proprietà dei Simonetta, nome che ha mantenuto fino ai giorni nostri. Sparita
invece la facciata (almeno come la conosciamo dall’incisione del 1700 più sopra
menzionata), distrutta dalle bombe dell’ultima guerra, quella che io ho più
volte definito la Grande Macelleria,
e come si dovrebbe più correttamente trovare scritto nei manuali di storia
contemporanea. L’attuale facciata risale al restauro del 1959; per fortuna
nemmeno brutta, se pensiamo agli usi e abusi che la villa ha dovuto sopportare:
persino una compagnia della teppa, di
balabiott (balli nudi), poi ospizio,
mensa operaia, e così via. Oggi ospita la Civica Scuola di Musica dedicata a
Claudio Abbado, ed è splendido che nel suo Istituto di Musica Antica si siano
potuti formare e vi possano tuttora studiare, i quattro giovanissimi che questa
mattina (sabato 4 agosto) ci hanno dato un saggio del loro impegno, suonando in
un salone della Biblioteca Ambrosiana i loro flauti dolci. Saux, Ockeghem,
Janequin, Telemann, questi sono stati gli autori proposti, in un excursus che
dal 1400 è scivolato fino al Novecento più maturo. Un quartetto dalle
provenienze internazionali: cileno José Manuel Fernández Bravo, cilena Ariadna
Quappe, francese ma con studi anche in Cile Ninon Dusollier, giapponese Nao
Kirihata. A loro e alla loro giovane bravura abbiamo tributato il nostro
plauso, e naturalmente alla Cappella Musicale e allo spirito internazionale
della nostra città.
Botticelli: Madonna del Padiglione |
L’Ambrosiana: questo il meraviglioso contenitore del
concerto. E allora come resistere per l’ennesima volta alla tentazione di
percorrerne le ricche sale con le preziose collezioni, i lasciti, le
donazioni... impossibile. E allora completamente soggiogato e come fuori dal
tempo, ho ripercorso le 19 Sale, i Loggiati, la Sala dell’Esedra, la
Federiciana, il Peristilio e quella che viene definita come Aula Leonardi dove
non c’è solo quel capolavoro conosciuto come il Ritratto del Musico, ma anche un Ritratto di una duchessa di Milano di mano di Leonardo, il Cristo incoronato di spine di Bernardino
Luini e un suo giovane allievo, affresco straordinario che occupa tutta una
parete. Al centro della scena il Cristo affranto tormentato dai suoi aguzzini che si
divertono anche a schernirlo con boccacce e smorfie grottesche. C’è una copia
della Vergine delle Rocce di Andrea
Bianchi (il Vespino), una Madonna con
Sant’Anna e San Giovannino, sempre del Vespino, che è stato un copista
straordinario, ed è sua la riproduzione dell’Ultima Cena leonardesca che corre in orizzontale sulla parte alta
di una delle pareti della Sala. Leonardesco è anche il Cristo deriso da due sgherri di Giovanni Pietro Rizzoli (il Giampietrino)
nella stessa sala, o la Testa di Cristo
Redentore di Gian Giacomo Caprotti (il Salaì).
Leonardo: Ritratto di Musico |
Con particolare emozione ho sostato davanti al tondo della Madonna del Padiglione di Botticelli,
alla Canestra di frutta di
Caravaggio, alle due tragiche tele di Giuseppe Vermiglio Giuditta e Oloferne e Giaele
e Sisara, alle sculture del danese Bertel Thorvaldsen, e nella Biblioteca
dove oltre al patrimonio librario si conserva il Codice Atlantico. Ma qui c’è il Gotha della pittura attraverso il
secoli e si farebbe torto alla creatura del cardinal Federigo trascurarne
artisti, secoli e ambienti geografici di provenienza. In queste Sale dovete
immergere non solo il vostro sguardo, ma tutto intero lo spirito e lasciare che
il tempo scorra per voi indifferente com’è successo a me. Zenale, Bergognone,
Procaccini, Bramantino, Morazzone, Daniele Crespi, Tiziano, Veronese, Giulio
Romano, Brueghel, Canova, Hayez... e tanti, tantissimi maestri ancora, vi
faranno compagnia. È anche un modo per capire cos’è stato il genio artistico
italiano, il tesoro enorme che dovremo custodire. Se non siete mai entrati nella
Biblioteca Ambrosiana e nelle Sale della sua Pinacoteca, vi consiglio di farlo
prima possibile. È un’esperienza memorabile, come essere stati ai Musei
Vaticani, o agli Uffizi.