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domenica 16 settembre 2018

LETTURA/23
Aforismi per un giorno solo
di Nicolino Longo

[Con questa ventitreesima Lettura,“Odissea” augura a Nicolino Longo
una presta guarigione]



“Una volta, gli alimentaristi ti facevano la credenza, ma a che prezzo!
Se, poi, alla fine, alcuni, al posto di uno zero te ne facevano trovare due,
e al posto di due, tre, e così via, era questo il metodo con cui loro,
in fin dei conti, si pagavano il conto".

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“Una volta: per il sindaco analfabeta, firmava il vice con una croce.
Oggi, accade di peggio: per il sindaco carcerato, firma il vice a piede libero”.

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“La palestra: luogo ove i grassi d’impiccio vengono sciolti
in muscoli posticci”.

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“Il treno: una sfilza di processionarie metalliche che anziché viaggiare
su tronchi d’alberi, viaggiano su sfilze di tronchi ferroviari”.

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 “L’uomo che uccide, altro non è che il cadavere vivente di un uomo già ucciso”.

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“L’inquinamento urbano, oggi, è così elevato che se un cittadino
passasse, di botto, da una grande città a una campagna, rischierebbe
di sfiorare la morte, per astinenza da gas velenosi”.

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“Certe Società hanno per anni appiccato fuoco al verde,
solo per poi spegnerlo, e lasciar le casse di molte regioni al verde”.

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“Se una parola ben detta vale più di mille medicine, vuol dire che
chi ha il dono delle belle parole deve avere in bocca parecchie farmacie”.

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“Un cuore che batteva a mille all’ora, come in Marina di Rocco Granata,
non poteva essere un cuore che batteva forte, ma, al contrario,
un cuore per forza morto”.

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“In una partita di calcio, delle 47 palle in campo, alla fine è solo
e sempre quella senza compagna la più in gamba a far goal”.

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“Ci sono politici che, dopo aver vinto, la prima cosa che fanno  è quella
di salire su un piedistallo: non già per ringraziarci della loro ascesa,
ma per averci sotto i piedi”.

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“Non è tanto nel tutto che non si ha, l’infelicità dell’uomo,
ma nel troppo che si vuole”.

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“Nella ristampa delle opere edìli, il terremoto è sempre il gran maestro
che, agitando, sussultoriamente e ondulatoriamente,
la sua tellurica bacchetta, ne indica gli errori; l’uomo, lo scolaretto,
tremante, che, pazientemente, poi, ne effettua la correzione”.

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“Avere la palla al piede, e non poterla calciare”.

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“Chi mangia molto, non lo fa per farsene venire la nausea,
ma perché ha nausea di sé stesso”.

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“La maggior parte degli amministratori se sono politicamente
poco educati, è perché non sanno neanche dove sta di casa
l’Educazione Civica”.

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“Nella vita, tutto è divisibile: tranne due cuori inchiodati
l’uno all’altro dall’amore”.

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“La congiuntivite, oggi, è una malattia che non attacca solo la congiuntiva,
ma quanto, e soprattutto, il congiuntivo”.

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“Il diminutivo Nicolino farebbe pensare a una persona piccolina,
invece, sono il doppio di quel che dovrei; e il motivo è presto detto: i
n me convivono due persone: Nico e Lino”.

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“Ci rivedremo per le feste di fine anno, disse il coltellaccio
(maciullato, nel manico, dai suoi denti) al maiale”.

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“Lo zucchero: va a nozze col palato, e in luna di miele nelle Isole
di Langerhans”.

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“Una stretta di mano può anche darti una stretta al cuore,
quando, chi a dartela, lo fa col cuore nell’altra mano”.

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“ Un uomo che ama la vita, rispetta  la morte”.

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“Da colui al quale tu oggi volgi le spalle, prima o poi, sarai colpito
alle spalle”.

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 “Ci sono bambini, oggi, talmente bravi che riescono a mettere K.O. i propri
insegnanti, i quali, per assenza d’arbitri sul momento, non vengono, per loro fortuna,
né contati, né, quindi, eventualmente, decretati sconfitti o squalificati”.

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“Tachicardie parossistiche: cuoricino mio, corri, corri, corri:
ma dove vuoi tu andare?
Sempre dentro al petto mio, dovrai pur restare”.