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mercoledì 12 settembre 2018


SUPERFICIALITÀ E INSIPIENZA
di Franco Astengo

Il primo ministro G. Conte

“Oggi è l'8 settembre. Una data particolarmente simbolica della nostra storia patria, perché in quell'estate di 75 anni fa si pose fine ad un periodo buio della nostra storia, culminato con la partecipazione dell'Italia a una terribile guerra. Con l'8 settembre, inizia un periodo di ricostruzione prima morale e poi materiale del nostro paese. Un periodo che è stato chiamato, con la giusta enfasi, miracolo economico”
Questo è l’accenno che il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana ha dedicato alla memoria dell’8 settembre in un suo discorso pronunciato all’inaugurazione della Fiera del Levante a Bari.
Appare un monumento alla superficialità e all’insipienza di questa classe politica che pretende di governare il Paese nell’espressione di una immediata rispondenza alla volontà popolare. Si tratta di un segnale gravissimo di superficialità sul piano culturale che va stigmatizzato con forza.
Nelle parole pronunciate dal Presidente del Consiglio non si rinviene la parola “fascismo” (edulcorato con “periodo buio”), non vi è cenno alla fuga ignominiosa della Casa Regnante in allora e del Governo, dello sbandamento totale dell’esercito, dell’invasione nazista durata al Nord fino al 25 aprile 1945,  e soprattutto non vi è cenno della Resistenza fattore decisivo della Liberazione del Paese e della costruzione dell’Italia repubblicana. La collocazione storica, nel contesto del discorso del Presidente del Consiglio, al riguardo del  “miracolo economico” poi si commenta da sé.
Penso che l’antifascismo italiano debba esprimersi con grande chiarezza su questo tipo di situazione che appare del tutto al di fuori da qualsiasi plausibile riferimento storico e politico e di conseguenza inaccettabile perché pronunciata da chi ricopre un incarico di così grande delicatezza e importanza.
C’è da riflettere considerando anche che il Movimento cui fa politicamente riferimento il presidente del Consiglio , ai suoi vertici immagina la fine della democrazia rappresentativa e del Parlamento, sostituendo questi strumenti costituzionali, cuore della democrazia repubblicana, con una forma ignota di “democrazia diretta” nella quale sarebbero smarrite identità e memoria. Personalmente ho provveduto a far presente direttamente alla Presidenza del Consiglio queste valutazioni, ma ritengo occorra una iniziativa ben più vasta che si unisca a quelle già in atto rivolte a contrastare l’ondata razzista propugnata  anch’essa da esponenti di questo Governo i quali (pur tra frettolose retromarce) ritengono di collocarsi addirittura al di sopra della legge.