di Giuseppe Bruzzone
Sono
sostenitore della tesi per cui nella situazione "nucleare"
in cui ci troviamo, una situazione climatica che peserà sempre più
nelle nostre vite di uomini e donne aldilà di qualsiasi nazionalità,
occorra una modalità personale di essere cittadino/a di uno Stato.
Non è accettabile, direi per nessuno in senso lato, che qualcuno
possa decidere, eventualmente, della morte di altre persone, abitanti
del proprio Stato, senza avere enunciato questa possibilità. E'
questa la realtà che ci troviamo di fronte.
Poche
persone in un Paese possono decidere per potenziali massacri, in una
misura mai avvenuta nella nostra storia umana che ci riguarda. E non
c'è vergognoso anticipo da primo colpo che tenga, di una bassezza
morale che, in fondo, smaschera il sistema "guerra" che
finora ha trionfato. Non ci sono guerre "giuste" se anche
dopo la sconfitta del nazismo ci si ritrova in questa situazione di
riarmo generale, nucleare e tecnologico, con gli Stati che ieri come
oggi pensano di "difendersi" da un "nemico"
armandosi a più non posso. Ma se essi son costituiti da noi
cittadini qualcosa dovremo pur dire, o no? Chi ha dato ai propri
governanti la potestà di decidere di noi stessi, in una misura così
totale?
Se
c' è un motivo, pesantissimo, che segna la differenza tra XX e XXI
secolo è il fatto che il tipo di guerra che potrebbe essere
scatenata non permette di ritornare ad un altro punto di partenza,
come in precedenza. Tale e tanta la devastazione che ne potrebbe
derivare, per di più con il coinvolgimento aggiuntivo di Paesi
NON in guerra!
E'
questo il senso della giustizia che abbiamo noi guerrieri che
facciamo la guerra perché vogliamo il "giusto", cioè che
il nostro Stato, magari alleato con altri, valga più di tutti?
Dobbiamo
pensarci prima e per tempo, altro che situazioni geo-politiche di cui
raccontare gli sviluppi come qualche storico continua a fare facendo
finta di non sapere ed essere, in tempi nucleari!
E
cosa dire di quanto accaduto ad un giornalista arabo Khashoggi di cui
non si sa più nulla dopo il suo ingresso in un consolato arabo in
Turchia? Del gioco messo in atto tra due Stati alleati fra loro, con
posizioni politiche identiche in Medio Oriente contro altri Paesi e
con compravendita di armi in atto, Stati Uniti e Arabia Saudita?
La
vita del singolo sparisce davanti agli interessi, ritenuti di valore
superiore in certi momenti, dal proprio Stato? Sembra di sì, come
finora è successo. Tanto più con un pagamento di diversi milioni di
dollari erogati dall'Arabia agli Stati Uniti per l'acquisto delle
armi, proprio in quel frangente di ricerca di una qualche "soluzione"
del caso da "offrire" all' opinione pubblica. Ma che non
inciderà, come successivamente dichiarato dallo stesso Presidente
americano sull'alleanza tra i due Paesi, non dimenticando l'altro
loro alleato, quell' Israele sostanzialmente in mano al
fondamentalismo ebraico che non ha problemi, per i propri interessi,
ad accompagnarsi al fondamentalismo islamico.
Ora
questi "giochi" tra Stati da cui scaturiscono anche guerre
in atto in varie parti dell'Africa o Medio Oriente facendo morire
migliaia e migliaia di persone, o fuggire chi può farlo, per poi
comparire "in crociera" nel Mediterraneo suscitando la
riprovazione di tanti, in questi tempi, anche con cariche
istituzionali. Mai queste persone hanno dichiarato basta guerre,
vendere armi per farle, basta alleanze militari, basta sfruttamento
dell'Africa imponendo colture di comodo e impossessandosi delle loro
ricchezze minerarie o petrolifere (quelle ancora non in mano alla
Cina che perlomeno ha creato infrastrutture dove è intervenuta).
L'importante è non avere problemi, non doversi porre molte domande
su cos' è la vita per persone che magari hanno figli come te o anche
giovani con un cellulare nuovo, avuto o comprato (si preferisce
rubato?) che comunque vuole una vita diversa da quella vissuta fino
ad allora.
La
questione, come sempre, è politica. Inutile girarci intorno. Se è
una politica delegata continueremo con queste problematiche più o
meno accentuate, tenendo sempre in considerazione che un giorno
potremo, tragicamente, giungere ad un punto di non ritorno. Se la
politica diventerà sempre più umana, nel senso vero della parola,
mettendosi alle spalle determinati interessi imbecilli perché non si
chiedono mai cosa succederà "dopo", allora potremo, forse,
avere qualche speranza in più per un avvenire da lasciare ai nostri
figli e nipoti. (Roba da buonisti, non è vero?).
P.S.
La scelta del Presidente americano di rigettare l'accordo sui missili
a corto- medio raggio dovrebbe spingerci alla ratifica del Tpan con
la maggiore determinazione possibile da parte di tutte le forze ad
esso favorevole. In Italia e estero.