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giovedì 31 gennaio 2019

COMUNITÀ CONCRETE
di Emilio Renzi

Emilio Renzi

Una lettera aperta di Emilio Renzi a Fulvio Papi.
Unire i tanti “granelli di sabbia”.

Carissimo Fulvio,
ho letto con grande interesse il tuo scritto “Il granello di sabbia” apparso sulla prima pagina di “Odissea” ieri 30 gennaio.  
Parto "dal fondo": la tua affermazione di non sottovalutare "i germogli", il "germoglio".
È una metafora importante. A Milano e certamente in tutto il Nord e il Centro, chissà anche nel Meridione, le formazioni, le raccolte, gli interventi, le attività,  che io da vecchio olivettiano chiamo "comunità concrete", come le chiamò e ne scrisse Adriano, sono numerose. Molte fanno più o meno parte dell'arcipelago cattolico oggi semisommerso nella confusa ricerca di un referente politico-istituzionale - e va benissimo. Sarebbe anzi interessante un'inchiesta che verificasse in maniera credibile quante sono le sezioni (pardon, i "circoli"!), della sinistra che trova la propria identità nel Pd all'opera sul terreno. Temo che i risultati sarebbero deludenti, irritanti. Ti risulta che - salvo poche eccezioni - ci siano circoli che abbiano in bacheca un avviso del tipo, "qui lezioni di italiano per migranti, gratuite, nel tal giorno nelle tali ore, account eccetera"?
Meglio non fare domande sbagliate e proseguire a ragionare.
"Germoglio", leggo nella Treccani: "fig., letter. Ciò che ha origine immediata da qualche cosa, frutto (in senso fig.): i primi g. della sua intensa attività; con sign. attivo, ciò che dà origine a qualche cosa (in questo senso, meno com. di germe): germogli di mutamenti sociali."
Ci siamo - e non confondiamoci con iskra/scintilla di Lenin... nessuno deve  più accendere fuochi, in ogni senso letterale e metaforico della parola. 
Il Partito dei Lavoratori che Filippo Turati e i compagni fondarono a Genova aveva proprio questo fine: chiamare a raccolta (altro termine di matrice botanica!...), le tante comunità di lavoratori delle campagne, delle officine metallurgiche, dei cenacoli intellettuali, perché uniti forse si vince - disuniti certo si perde.

La copertina del libbro

Nel mio "Persona" ho cercato di tracciare una sintesi e proposta di "Socialismo comunitario". Scusa se cito me stesso: "La dimensione comunitaria è il giusto mezzo tra l'atomistico individualistico e la cattiva infinità della globalizzazione".
Sorge qui un duplice ordine di problemi. Il primo è che anche le comunità possono cadere in una prassi atomistica: ognuno fa la propria parte ma le diverse parti non si conoscono fra loro. Come se il miglior violinista e il miglior contrabbasso non si sintonizzassero. Qui soccorre la vituperata Rete. La Rete - la Tecnologia su cui si fonda e sviluppa con progressioni sbalorditive - non è il Male Assoluto. Che persone irresponsabili e prepotenti e forze organizzate che non vale la pena di nominare ne abbiano fatto e facciano un uso malo, significa soltanto che a suo tempo abbiamo sbagliato a storcere il naso, alzare un sopracciglio. Conclusione provvisoria è sfruttare la Rete con segno algebrico diverso anzi opposto. Personalmente non ce l'ho ancora fatta a visitare i siti della Lega o 5 Stelle, ma prima o poi lo farò. Intelligence, si chiama...
L'altro problema che mi sembra tu sfiori nel senso di non commettere antichi errori - cave sul quale sono del tutto d'accordo -  senza però andare oltre l'indicazione di "mostrare l’eventuale prospettiva del granello di sabbia. Ma forse, per oggi, è sufficiente riconoscerlo questo granello".
Bene, cominciamo con la conoscenza e il suo approfondimento nella sociologia e nella storia. E accettiamo, nonostante i venti e i marosi del tempo che è cattivo, il sommesso ma fermo invito a lavorare - sempre di nuovo. 
Fraterni saluti,
Emilio