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sabato 19 gennaio 2019

MASCHERE
di Fulvio Papi

Consigli al presidente del Consiglio.

Il presidente Conte

Il signor presidente del consiglio nel primo periodo della sua carica, mi faceva venire in mente il “cavaliere inesistente” di Calvino. Nel non esistere c’è dell’innocenza. In seguito, con le sue prime comparse televisive, mi ricordava un personaggio dello splendido Gadda, il professore ordinario di diritto civile coltivatore di melanzane a Barlassina. C’era una certa prassi. Ora il presidente parla di più, ed è quindi costretto a un “io”. La grammatica è potente non è menzogna. Infatti basta un poco di sapere psicanalitico post-freudiano per sapere che in ogni “io” è presente in realtà un “egli”. Il soggetto diventa un luogo comune. Se poi fosse necessaria una spiegazione più semplice farei ricorso alla storia della filosofia, e a Nietzsche in particolare, per il quale ogni soggetto è una maschera cui si deve una certa coerenza. E qui possono cominciare i guai. Per quanto posso conoscere - televisivamente - il presidente, mi pare che farà fatica a mantenere la stessa maschera e questo fatto gli creerà delle difficolta da mantenere invisibili. Non parliamo dell’ “io” e dell’ “egli”, perché qui il suo destino non è diverso da quello di tutti gli altri. Ma la maschera richiede una fedeltà alla propria identità che presenta due soluzioni opposte. O l’ “io” ha suoi processi di sublimazione, e allora farà qualcosa di buono. O precipita nella chiacchiera e diventa un tanghero nonostante si adorni di “orthotes” (che in greco attico vuol dire “dirittura”, “verità di fatto”). Se pure da lontano, mi pare che il presidente debba interrogarsi su queste alternative, che però sono molto difficili per un avvocato. Del resto porsi domande è sempre pericoloso, come sapeva Thomas Mann. Ma per un politico sarebbe una gloria che, sebbene un po’ sfiduciato, vorrei augurargli.