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martedì 5 febbraio 2019

GOLPISTI
di Franco Astengo

Maduro

La storia dell’America Latina è irta di passaggi tragicamente complicati segnati dalla volontà “golpista” portata avanti non soltanto dai gruppi militari e capitalisti locali che di volta in volta si sono alternati nei diversi paesi a propiziare feroci dittature delle quali non tracciamo qui un elenco perché ben vivo nella memoria di tutti. L’artefice principale di questo golpismo continuo e strisciante è stato il governo degli Stati Uniti, ben oltre al colore politico dell’amministrazione che nelle varie fasi della storia si trovava a reggere le sorti del paese nord americano: obbiettivo costante della politica yankee la rapina delle grandi risorse del sub continente considerato come “il cortile di casa” dalla “dottrina Monroe” in avanti e la sudditanza politica delle sue popolazioni. Governo degli Stati Uniti che trova, in America Latina, una situazione estremamente favorevole in particolare dopo l’insediamento di un governo fascista alla guida del gigante brasiliano. Si esprime a questo punto piena consapevolezza delle contraddizioni e delle difficoltà che hanno segnato l’esperienza del bolivarismo venezuelano dalla presidenza Chavez in avanti, oltre alle ulteriori pesanti contraddizioni che sorgono dal tipo di schieramento che a livello internazionale si sta formando per opporsi all’ingerenza USA. Uno schieramento, quello che si oppone all’ingerenza USA, formato anche da governi che esprimono essi stessi una vocazione imperiale esprimendo regimi di vero e proprio soffocamento delle loro minoranze interne sia sul piano politico sia su quello etnico: dalla Turchia all’Iran.
Più in generale non deve mancare, dal nostro punto di vista, la piena coscienza delle tragedie accumulate sul terreno della storia da tutti i tentativi d’inveramento statuale dei principi fondamentali di giustizia sociale e di coniugazione tra questa e i principi della libertà individuale. Con queste premesse, enunciate non certo per assumere un atteggiamento da “anime candide” non si può però non accogliere, nello specifico della vicenda venezuelana e sul piano più complessivo della lotta un passaggio fondamentale dell’appello lanciato da Noam Chomsky con altri 70 intellettuali allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale avverso le ingerenze USA. Un passaggio che riportiamo di seguito significando la necessità di appoggiare un impegno e una mobilitazione internazionalista verso quelle forze che stanno lottando per far sentire la propria voce nell’arengo mondiale, in nome di una lunga tradizione di ribellione alle logiche imperiali nel solco della migliore tradizione anticoloniale che ha caratterizzato momenti alti d’impegno politico in tutto il mondo. Questo il passaggio che si pensa debba essere sostenuto fino in fondo:
“Il governo USA deve smettere di interferire nella politica interna del Venezuela e particolarmente nei suoi tentativi di rovesciare il governo di quel paese. È quasi certo che le azioni dell’amministrazione Trump e dei suoi alleati regionali abbiano reso più grave la situazione del Venezuela, cosa che porterà a inutili sofferenze, a violenza e instabilità nel paese. La polarizzazione politica del Venezuela non è nuova. Il paese è stato a lungo diviso per problemi razziali e socioeconomici. Ma la polarizzazione si è resa più acuta negli ultimi anni, cosa in parte dovuta all’appoggio degli Stati Uniti a una strategia di opposizione volta a liquidare il governo di Nicolás Maduro con mezzi extra-elettorali. Benché l’opposizione sia divisa su questo tipo di strategia, gli Stati Uniti hanno dato il loro appoggio al partito dei falchi e della linea dura per rovesciare il governo Maduro alimentando proteste spesso violente, con un colpo di stato militare o con altri mezzi estranei al percorso elettorale.
In una situazione del genere, l’unica soluzione è un accordo negoziato, come successe in passato nei paesi dell’America Latina in cui società politicamente polarizzate non potevano risolvere le loro divergenze nemmeno andando a votare. Ci sono stati sforzi che avrebbero potuto aver successo, come quello del Vaticano nell’autunno 2016, ma non hanno avuto l’appoggio di Washington e dei suoi alleati, sempre focalizzati sul cambio di regime. Questa strategia deve cambiare per consentire una soluzione praticabile per uscire dall’attuale crisi in Venezuela”.