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lunedì 18 febbraio 2019

I DIPINTI DEL GRECHETTO
di Vittoria Orlandi Balzari

Vittoria Orlandi Balzari
fotografata nella Sala del Grechetto

Il 9 febbraio scorso “Odissea” ha pubblicato, su questa stessa prima pagina, un appello perché i dipinti che adornano da sempre la Sala del Grechetto di Palazzo Sormani (la Biblioteca Centrale), dopo la ristrutturazione della stessa, tornino a fine lavori, sulle pareti dove sono sempre stati. Lasciarli in un Museo, secondo molti studiosi, e noi fra questi, depauperebbe un luogo che ci è caro e che frequentiamo da decenni: come autori e come pubblico. Non sarebbe la stessa cosa vederli fuori dal loro contesto naturale, e la Sala del Grechetto soprattutto per noi frequentatori e letterati, non avrebbe il fascino che finora ha rivestito. La professoressa Vittoria Orlandi Balzari ha dedicato un intero studio a questi dipinti e l’11 ottobre 2018 di quel libro si è parlato proprio al Grechetto. È con vero piacere che ospitiamo la sua competente riflessione sulla vicenda.

Il frontale della Biblioteca Sormani

Merita un'attenta riflessione la notizia che, una volta restaurate, le tele del Grechetto non verranno restituite alla omonima sala di Palazzo Sormani, sede della Biblioteca centrale comunale. Che le tele necessitassero urgentemente di restauro era cosa evidente a chiunque entrasse nella sala tradizionalmente chiamata del Grechetto. Anche se le tele che decorano questa sala non furono realizzate per Palazzo Sormani ma per un palazzo non più esistente ubicato in via Monte Napoleone, che fu dei Visconti di Carbonara, ereditato dai Lunati e acquistato nel 1760 dai Verri, ormai appartengono a questa sala da 112 anni: sottrarle alla biblioteca significherebbe decontestualizzarle e depauperare un luogo fruibile a chiunque. Fu la precisa volontà di Carolina Verri che, vendendo il palazzo di famiglia nel 1877, volle staccare le tele per custodirle nella sua nuova dimora (avendo sposato Alessandro Sormani Andreani). Anni dopo le tele furono ritagliate ed assemblate in modo diverso dalla collocazione originaria per una serie di motivi: prima di tutto per le dimensioni più piccole dell'attuale sala rispetto a quella in Palazzo Verri; poi la diversa disposizione di porte e finestre; infine la distanza di alcuni decenni tra lo stacco e la ricollocazione delle tele avvenuta nel 1907 quando Carolina Verri era già morta tre anni prima, ultima testimone oculare della disposizione originaria. Gli eredi furono così costretti ad affidarsi ad una équipe che non solo mise a misura le tele ma le integrò cercando di "amalgamarle" con vari ritocchi per uniformarle meglio all'ambiente. Perciò le tele, nella loro collocazione attuale, sono ormai il frutto di modifiche irreversibili; in base alle ricerche da me condotte negli ultimi 10 anni, è possibile ipotizzare una ricostruzione quasi completa della collocazione originale, ma ripristinarla adesso significherebbe ritrovarsi con un puzzle lacunoso pur epurato dalle ridipinture del 1907. 

Una veduta delle pareti della Sala del Grechetto

Non avendo più a disposizione il salone originario di Palazzo Verri, è impossibile trovare un altro spazio identico per misure e per particolarità di aperture (vi erano cinque grandi finestre sormontate da sette più piccole): ricreare artificialmente uno spazio nel quale collocare le tele dopo il restauro significherebbe decontestualizzarle. Una soluzione alternativa ci potrebbe essere offerta dalla tecnologia odierna, come ad esempio la realtà virtuale immersiva oppure postazioni video che permettano ai visitatori di vedere la ricostruzione in 3D della sala di Palazzo Verri non solo con la disposizione esatta delle tele ma anche con il contesto originario: questa soluzione potrebbe permettere di vedere insieme le tele nel loro attuale contesto, che ormai è storico, e quello originale in 3D: il visitatore avrebbe modo di apprezzare l'evoluzione e la storia di queste tele anche in relazione alla storia cittadina. 

La copertina del libro
della Orlandi Balzari 
Infatti la sala del Grechetto, che dovrebbe chiamarsi Sala di Orfeo per il soggetto rappresentato, non è una semplice sala conferenze bensì un luogo frequentato dai tanti cittadini amanti della cultura che a partire dagli anni '60 del Novecento hanno potuto partecipare liberamente alle numerose iniziative ospitate e promosse dalla biblioteca Sormani, nel cuore di Milano, ad un passo dal Duomo. Potrebbe essere quindi opportuno che, dopo il tanto atteso restauro, sia rivalutata l'opportunità di restituite alla sala del Grechetto le tele che le appartengono da 112 anni, magari ripristinando una boiserie più simile a quella voluta dai Sormani nel 1907 e recuperando anche la pavimentazione originale che forse si è conservata sotto al parquet, e fornendoci in più un supporto tecnologico per ricreare il Salone perduto di Palazzo Verri.

La locandina dell'incontro