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lunedì 18 marzo 2019

AMERICA
di Ilaria, Vito, Adamo

NEW SEASON, NEW SPORT 


La neve ricopre ancora i prati e le strade, sembra di stare in un mondo di ghiaccio. Fa freddo, se non si ha maglione, giacca e calze pesanti ci si potrebbe congelare. Esco di casa alle 9.45am, oggi la scuola inizia tardi a causa della grande nevicata che, per la seconda volta in questo gelido inverno, ha sorpreso tutti. 
Ho con me la borsa dello sport, da oggi inizia una nuova avventura: tennis. Joe sta togliendo la neve dalla macchina e appena mi vede sfoggia un sorriso e mi dice che siamo pronti per andare a scuola.
Faccio attenzione a dove metto i piedi, tutto il marciapiede è ghiacciato e lungo la strada ho visto almeno due o tre ragazzi finire con il sedere per terra.
Questa giornata sarà lunghissima: il primo allenamento in palestra dalle 3.30 alle 5pm, il secondo alla tennis court dalle 7 alle 9pm. Sono emozionata per questa nuova avventura, non ho mai giocato a tennis in tutta la mia vita.
Dò due esami durante la giornata e dopo il suono dell'ultima campanella mi fermo a parlare con il prof di American Government. "So, do you like talk about politics and stuff? (Allora, vuoi parlare di politica?)". Lo guardo sorridendo e mi siedo sul banco. "Yes! I think that politics is really interesting and really important; I actually like all the social studies and topics towards the society (Sì, penso che la politica sia interessante e importante; mi piacciono gli studi sociali e le tematiche sulla società)." Fa un risolino mentre si siede sulla sua sedia morbida. “Già, lo vedo, sei una ragazza combattiva. Mi piace che tu dica la tua idea e racconti le differenze con il tuo magnifico paese". Riprendiamo la discussione, accesa ma riflessiva, riguardo alla politica e ciò che accade nel mondo, quando nel mezzo di un mio commento sul Presidente Americano, si apre la porta. Mi stoppo subito, sperando che non fosse un professore. Vedo Iben, mi giro di scatto e finisco la frase velocemente e sottovoce. Mr. Sheldon scoppia a ridere. Guardo l'ora, sono quasi le 3.20pm, scendo dal banco e prendo i vestiti per il tennis, lo saluto e mi ringrazia per la chiacchierata. 
Iben mi segue e usciamo dal building 400 per avviarci ai nostri locker. “Ragazza, perché eri nella sua classe?", "Parliamo di politica e di valori. Mi piace parlare con lui, perché è aperto e mi ascolta, senza giudicarmi. Così posso parlare di tutto, posso dire che una cosa è merda e lui non mi dirà che sto sbagliando". “Perché?" “Ricordo la prima volta che ho parlato con lui, mi disse: non giudicherò mai te e le tue opinioni perché sono tue, ma ti ascolterò, polemizzerò per farti crescere e per darti altri punti di vista. Se vuoi, questa stanza sarà il tuo posto speciale". Iben rimane di sasso. 
Mentre mi cambio realizzo che davvero quella stanza è uno dei miei posti sicuri, ogni volta che accade qualcosa o sono preoccupata per qualcosa, Sheldon mi accoglie sempre, mi fa pensare, ragionare e mi insegna a migliorare la persona che sono. Esco dalla locker room con un sorriso smagliante, leggera e felice di ciò che ho appena realizzato. Sono pronta per sfogare tutte le mie energie e lanciarmi in questo nuovo sport. Io e Iben entriamo in palestra, iniziamo a correre e fare l'allenamento previsto. Finiamo alle cinque, esauste, ci cambiamo e usciamo dalla palestra. 
Il piano è frenetico e tutto organizzato nei minimi dettagli. Torno a casa, doccia veloce, cena, cambio vestiti, laundry e poi torno agli allenamenti. 
In un'ora e mezza ho finito il mio programma, sono ancora distrutta dagli allenamenti, mi rinfilo le scarpe e sono pronta a continuare il mio workout. La coach mi è molto simpatica, ci fa ridere e lavorare sodo. “Four hands, back hands, serving,” dall'alto della sua postazione ci grida le mosse e più sudiamo e ci muoviamo, più lei è contenta. Faccio i miei primi tiri, la coach sembra contenta della mia performance. Terminati gli allenamenti vorrebbe già farmi firmare per il varsity team (iscrizione alla squadra). Rimando l'impegno, la ringrazio per gli allenamenti e l'offerta. 
Torno a casa distrutta, mi faccio la vasca gelata con i cubetti di ghiaccio. Mi manca quasi il fiato mentre mi immergo, ma sento i muscoli sciogliersi. Non riesco a tenderli e a sostenere le braccia in aria per più di dieci secondi... siamo solo al primo giorno. Finita la vasca, mom mi cosparge di crema e mi avvolge nella pellicola. Saluto e vado a letto, neanche il tempo di trovare una posizione comoda che sono già sprofondata nel mondo dei sogni. 
Good night athletes!
[Ilaria]


***

Countdown: -2 to go!
Disegno di Adamo Calabrese

Ilaria entra in casa a Milano. Che caldo! È rimasta chiusa una settimana (fine agosto) e l’aria è immobile, densa e torrida. Sale in camera e, prima di accendere la luce, sente un leggero ronzio. Ci mancava la zanzara. Che palle!
Vorrebbe dare la caccia all’insetto disgraziato ma l’occhio le scappa sul letto, dove aveva appoggiato i baccalà, ovvero i pacchi dei capi ingombranti prosciugati sottovuoto. Una tecnica moderna ed efficace per impilare più abiti nella valigia senza superare il peso consentito. Invece i baccalà sono diventati dei palloni gonfiati. Merda! Tanto lavoro per nulla. Come mai? Vuoi vedere che la zanzara ci ha messo il pungiglione e, in mancanza di umani, s’è sfogata a pungere i baccalà che, puff, puff, si sono gonfiati come palloncini.
Maledetta, se ti prendo t’ammazzo. Zzz… zzz… sbam! Ecco fatto.
- Mamma, papà, i sacchi dei vestiti sono esplosi. Venite a vedere.
- Urca! Com’è successo?
- Te lo dico io com’è successo: è stata una zanzara ma l’ho seccata.
- Che facciamo?
- Proviamo a rifare la valigia.
La famiglia si mette d’impegno: mamma ripone i capi, cercando una nuova geometria, Ilaria gira per la stanza imprecando e papà cerca inutilmente di avvicinare i due bordi della valigia. Ci vuole forza. Andrea si siede sulla valigia che resta socchiusa come un grosso pesce boccheggiante.
- Ilaria, vieni qua. Sali anche tu sulla valigia.
- Click, click. Fatto! Ci siamo riusciti.
La famiglia, sudata, si rialza e si abbraccia esultante. Si cerca la chiave per chiudere saldamente il mostro, gonfio, che potrebbe esplodere da un momento all’altro.
- Dov’è la chiave?
- Forse è rimasta dentro la valigia.
- No, no. Non ci posso credere.
- Ca … spita!  tutto da rifare.
Mancano solo 2 giorni all’impatto: Sublimity, attenta, Ilaria sta arrivando!
[Vito]